• Sab. Lug 27th, 2024

Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Il Codex Vindobonensis 324 e il mondo antico (quindicesima, e ultima, parte)   

DiGian Luigi Telara

Mar 6, 2023

Il foro Clodi

Dove era dunque questo foro Clodi? Dove sta scritto che il foro Clodi dovesse essere per forza lungo il tratto in discesa della via Clodia Nova, da passo Tea verso Lunes, il cui percorso abbiamo visto essere piuttosto tortuoso nei percorsi di cui sopra? Sulla Tabula Peutingeriana, il Foro Clodi è segnato sul versante orografico destro del Macra, cioè nell’unico punto in cui la via Clodia incrocia l’Aemilia Scauri, ovvero ad Aulla. Non è escluso infatti che il “foro Clodi” possa trovarsi proprio lungo il tracciato più diretto ed importante passante da Codiponte e Soliera per Aulla, e che la sede del foro fosse proprio lì, ad Aulla, e non nei vari luoghi finora proposti come Fivizzano, Verrucola, oppure, per altra via, Vezzala e altri.

Un punto in cui le XVI miglia nell’insieme sono rispettate, porta, con percorso fuori autostrada, da “Luni Area Archeologica” direttamente ad Aulla. La conferma viene anche da Google Maps, dove possiamo verificare che i chilometri sono esattamente 24, cioè XVI miglia esatte. Dal mio personale punto di vista Aulla potrebbe essere assolutamente identificata come sede del Foro Clodi: un incrocio, una intersezione di due vie con alta viabilità e passaggio continuo di uomini e animali ed in collegamento con gli altri passi transappenninicI del Cerreto e del Lagastrello.

Per gli abitanti della “valle del flumen Aventia”, magari, era suggestiva l’idea che il Foro Clodi potesse essere Vezzala, ma l’ipotesi che, più accrditatamente lo colloca altrove non toglie nulla al valore della antica Vezzala, popolata da gente che viveva del marmo e che parlava la “lingua del marmo”, caratterizzata da suoni duri e gutturali, dove la costruzione grammaticale e la sintassi si mantenevano in un contesto sempre più latinizzato, con parole frammiste ad un latino volgare e ad altre di più antica derivazione celto-ligure. Il foro Clodi, probabilmente, era, al contrario, un crocicchio in cui attività di tutti i tipi coesistevano in una specie di “outlet” antico, in cui si trovava di tutto e di più, con merci di tutti i tipi, dai generi alimentari, ai tessuti, ai curatori-maghi con i loro intrugli a tipo triaca, agli animali di tutti i generi e anche alle persone vendute come animali.

A miglior comprensione di cose furono i “Fora Clodii” si possono citare alcuni studi di storici e di archeologi, secondo i quali, queste stazioni intermedie lungo il percorso delle varie vie Clodie prese in esame in questo testo, furono poste in forma di Foro da chi costruì le strade stesse: “Foro Clodio fu in origine un villaggio abitato da pochi cittadini, ivi stanziati dall’ autore della via Clodia per tener mercato: a questi era affidata la rifazione di essa via, e a tal fine loro si assegnavano i fondi laterali (Mommsen, inscr. lat. antiquis. p. 9). Posteriormente questo villaggio, come altri fori somiglianti, divenne municipio, e forse vi fu dedotta colonia, di che dà sospetto il vederlo governato da “duumviri, magistrato ordinario delle colonie, al pari che i quattuorviri dei municipii” . In alcuni sono stati trovati anche i resti di templi risalenti al periodo imperiale. Quindi i “fora”, in origine, furono probabilmente dei centri di manutenzione delle strade gestiti da un’autorità ben presente sul posto: centri amministrativi e poi crocicchi di mercanti di tutti i tipi. Epigrafi intatte e anche frammentarie sembrano confermare questa ipotesi. Quindi un forum Clodi doveva necessariamente trovarsi dove sarebbe stato possibile gestire le strade e i flussi della gente che vi confluiva. Alcuni di questi “fora” finirono nel nulla, altri divennero cittadine, come probabilmente accadde ad Aulla. Può darsi che la scoperta, in futuro, di nuovi reperti archeologici riuscirà a confermare questa ipotesi.

Va ricordato, a questo proposito, che la storia della Lunigiana è scritta su una scarsità documentale quasi impressionante.

 Nonostante ciò, qualcosa sappiamo, anche su Aulla. Le prime testimonianze partono dalla edificazione della Abbazia di San Caprasio nel 884, per iniziativa di Adalberto I. Meno noto è il fatto che i bizantini, in Lunigiana, utilizzarono precedenti fortificazioni dei Goti ed ne costruirono altre ex novo. A conforto di questa ipotesi ci sono indagini su un altro documento antico risalente al VII secolo: la “Cosmographia dell’Anonimo Ravennate” che identifica nella zona di Aulla la presenza di edifici difensivi di epoca quantomeno bizantina. In occasione di recenti scavi archeologici sull’Abbazia di San Caprasio è stata identificata parte di una torre di una preesistente fortificazione, che la datazione con C14 ha confermato risalire al periodo bizantino. Nella documentazione dell’Anonimo va, però, sottolineato che il sistema difensivo dell’area indicata come Rubra, includente Aulla e le vicine Terrarossa e Bibola, ben presenti nella Cosmographia, non è accompagnata dal Kastron Soreon, attuale Filattiera, che è, quindi, opera più tardiva, chiaramente bizantina. Al tempo dei Goti, le fortificazioni descritte erano, infatti, all’interno dell’area identificata come “Rubra”. Da Rubra e “Cornilia” si passava direttamente alle “Turres” montane, che si ricordano ancora nel nome “Taro”. D’altronde anche la datazione al C14 di cui sopra, potrebbe non tenere conto di rimaneggiamenti di epoca bizantina di preesistenti opere murarie difensive. Quindi siamo punto e a capo, però, con informazioni aggiuntive offerteci dalla Cosmographia i cui silenzi e omissioni ci parlano invece con voce forte e chiara. Vari autori hanno approfondito la viabilità del periodo tardo romano, comparando fra loro le mappe in nostro possesso, come la Tabula Peutingeriana e l’Itinerarium Antonini, Cosmographia inclusa, cercando di identificare, anche sulla base alla toponomastica, le aree di appartenenza dei singoli castelli e dei castra, che includevano un controllo allargato del territorio, con delle fortificazioni sparse nei punti strategici. Qui si entra però in un argomento complesso che eccede i nostri sforzi.

Prima parte

Seconda parte

Terza parte

Quarta parte

Quinta parte

Sesta parte

Settima parte

Ottava parte

Nona parte

Decima parte

Undicesima parte

Dodicesima parte

Tredicesima parte