Dal 12 novembre sarà più difficile accedere a siti per soli adulti senza prima fornire con certezza la propria maggiore età: è in attuazione dell’articolo 13-bis del cosiddetto “Decreto Caivano” (Legge 13 novembre 2023, n. 159). In pratica se prima, accedendo ad un sito porno, per confermare la propria maggiore età bastava cliccare un pulsante virtuale sul quale era scritto “Sì, ho più di 18 anni”, ora non sarà più possibile. Il governo italiano, sentite le parti in causa in consulto con l’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha stabilito alcuni punti chiave per la realizzazione di una nuova modalità di certificazione che andrà a sostituire l’inefficace autocertificazione. Il sistema proposto da varie piattaforme dedicate, sostenuto anche da colossi come META, prevedeva l’uso di un dispositivo informatico incluso nel sistema operativo dell’utente finale (MacOS, Windows, Linux, Chrome, ecc…) che permette la verifica dell’età, l’Age Verification, senza dover fornire a un ente terzo i propri dati con il pericolo che questi possano essere trafugati o utilizzati fraudolentemente per altri scopi. Questo è il metodo che è stato utilizzato in Spagna per esempio, al fine di evitare che i minori potessero accese a contenuti vietati o che si potessero diffondere materiali di tipo pedo pornografico su piattaforme di video sharing. La linea strategica italiana ha invece proceduto sul sentiero dell’identificazione attraverso il foro fornito da un ente terzo che si occuperà della verifica dell’età del richiedente. Accedere ad un sito hot direttamente attraverso lo SPID o la CIE metterebbe a repentaglio la privacy e l’anonimato di chi tenta l’accesso, per cui, come dice il testo della legge stesso: “Si evidenzia, pertanto, la possibilità, con un sistema pubblico, di poter disporre in breve tempo di un insieme di Identity Provider certificati e di una rete di connessioni e accordi (basati su obblighi normativi esistenti), in grado di fornire, all’utente e per il tramite di questo alla piattaforma, la cosiddetta prova dell’età.”. Non solo questo provider deve garantire la verifica dell’età, ma anche la custodia di alcuni particolari legati all’uso che viene fatto della certificazione rilasciata. Ad esempio, il fornitore di certificazione di età non deve mai rivelare i dati del richiedente, ma limitarsi a fornire un certificato privo di alcun riferimento specifico, attraverso un protocollo detto del “doppio anonimato”. Tradotto per i non addetti, significa che il sito per adulti sa che l’utente è maggiorenne, ma non conosce i suoi dati personali, mentre il fornitore di certificato di maggiore età sa chi è il richiedente perché, ovviamente, deve provarne l’identità, ma non sa come utilizzerà il suo certificato. La doppia identificazione si rende necessaria anche per garantire che non venga fatta una profilazione dell’utente, ovvero se a me piace andare a vedere i video che riguardano le nonnine infoiate, non deve essere permesso alla piattaforma porno di collegarla al mio nome e cognome, così come non deve essere permesso a nessuno di poter risalire ai miei dati partendo dal certificato che mi è stato fornito. Lo so, è un po’ intricata la situazione, altrimenti il nostro paese non si chiamerebbe Italia, ma per comprendere meglio il meccanismo, riporto la spiegazione che è possibile ritrovare nel testo di legge, è un po’ lunga ma vale la pena leggerlo nella sua interezza:
“1) Per accedere ai contenuti, il sito o piattaforma video richiede all’utente di verificare la sua età e invia un oggetto (es. un file o una stringa alfanumerica) denominato “età da provare”. Tale oggetto non contiene nessun riferimento al sito web, piattaforma di video sharing o contenuto a cui l’utente vuole fare accesso; 2) l’utente richiede al soggetto terzo di fornire la prova dell’età, certificando l’oggetto denominato “età da provare”. Il soggetto terzo certifica l’oggetto “età da provare” crittografandolo con chiave privata e generando così un nuovo oggetto denominato “prova dell’età”. Tale certificazione non contiene nessun dato sull’identità dell’utente o sulla sua età anagrafica; 3) l’utente invia la “prova dell’età” al sito o piattaforma a cui vuole accedere. Il sito o piattaforma applica la decrittografia con chiave pubblica alla “prova dell’età” per risalire al contenuto dell’oggetto, dopodiché verifica che tale contenuto sia valido e coerente con quello inizialmente inviato all’utente ed effettua i necessari controlli volti ad evitare il rischio di riutilizzo o di creazione fraudolenta delle certificazioni. Tale applicazione presuppone l’esistenza di una Certification Authority che si occupa di generare, condividere, revocare e gestire i certificati e le chiavi di crittografia.Il gestore di siti web o la piattaforma di condivisione di video che diffondono in Italia immagini e video a carattere pornografico ottiene una prova della maggiore età dell’utente e, pur conoscendo necessariamente il particolare contenuto online consultato dall’utente, non ha alcuna informazione circa la sua identità.”
È senza dubbio un sistema macchinoso che prevede l’instaurazione di enti terzi a cui affidare le sorti dei propri dati, l’ennesima banca dati alla quale affidare, non solo la propria identità, ma anche parti che riguardano la propria vita intima. Per quanto possano essere garantiti anonimato e affidabilità, non mancano mai i tentativi di furti di dati sensibili, la cui divulgazione potrebbe causare danni psicologici e di immagine notevoli. Pensate a cosa potrebbe succedere se il vostro vicino di casa venisse a sapere che avete un feticismo per le nonne infoiate, un disastro. Per una volta sono d’accordo col signor Zuckerberg che, come ho detto prima, traina una cordata di sostenitori dell’age verification da effettuare sul modello spagnolo.
Era mia intenzione finire così questo breve articolo, ma la curiosità mi ha spinto a leggere la lista dei primi 48 siti per adulti che dovranno adeguarsi alle nuove regole, facendo poi da apripista a quegli altri che, man mano, dovranno accodarsi. Nella tabella, che potete consultare anche voi al link sottostante, oltre al nome ed all’indirizzo del sito, si legge anche la società che lo gestisce ed allora ho pensato di andare a controllare in rete chi sono, e non sono mancate le sorprese.
Un nutrito gruppo di siti che garantiscono sesso in cam, tra cui Livejasmin, Joyourself o Liveprivates, campa sotto l’egida di un gruppo chiamato JWS Americas con sede in Lussemburgo ed un capitale iniziale di 15.000 dollari, questo gruppo appartiene poi ad una rete fitta di altre società con capitali molto bassi che spesso non superano i 20.000 dollari che si occupano di gestione di fondi, vendita di indumenti, pelletterie, borse, custodie per cellulari e bottiglie di plastica vuote come la sex.com (si avete capito bene) o addirittura della gestione di federazioni sportive tipo quella nazionale lussemburghese di Teqball, uno sport di cui non conoscevo assolutamente l’esistenza che è un misto tra ping pong, calcio e sepak takraw (altro oggetto del mistero) giocato su un tavolo ricurvo. Tutto questo groviglio di società e manager ha però un comune denominatore, Raffaele Zucca Alessandrelli, un pluriaffermato dirigente con posizioni di rilievo in numerose aziende internazionali compresa la ITT Motion Technologies, che si occupa di trasporti, energia, spazio e difesa.
Forse la più nota azienda di video pornografici è la Aylo che gestisce Pornhub, Youporn e Redtube, una vera e propria macchina da soldi che nel suo sito si vanta di collaborare con alcune ONG, tra le quali la ASACP per la protezione dell’infanzia sul web e la Pineapple Support che fornisce supporto psicologico agli attori del porno e a tutti coloro che soffrono di disturbi legati alla vita sessuale, se la cosa non vi ha fatto attorcigliare le sinapsi, andate a leggere le presentazioni degli specialisti, alcune sono veramente disorientanti.
Insomma il mondo del porno è molto più di quello che crediamo di poter osservare e scavando a fondo, con un po’ di curiosità a pazienza è possibile scoprire un mondo assurdo che lega insieme finanza, industria delle armi, enti benefici e società sportive. Cose da pazzi.
https://www.agcom.it/sites/default/files/media/allegato/2025/Allegato A – delibera 96-25-CONS.pdf
https://www.agcom.it/sites/default/files/provvedimenti/comunicazione/2025/Prima lista soggetti ex art. 13_bis da pubblicare_0.pdf
