Nel 1993 è uscito sui grandi schermi un film che ha cambiato drasticamente la vita di generazioni di bambini a venire e, purtroppo, pure dei loro genitori: Jurassic park. Non esattamente la prima pellicola a fare un uso massiccio della CGI, ovvio della computer grafica, perchè ad esordire fu “Tron” nel 1982, ma sicuramente quella che le fece fare il salto di qualità rendendolo praticamente immortale ed anche un pozzo di soldi molto profondo. Non è un caso che la Universal Pictures, visto l’enorme successo coronato da ben tre Premi Oscar per effetti speciali, miglior sonoro e miglior montaggio sonoro, prefigurandone le vendite ne fece altri cinque intitolati Jurassic Park il mondo perduto (1997), Jurassic Park 3 (2001), Jurassic World (2105), Jurassic World, il regno distrutto (2018), Jurassic World, il dominio (2022). Per la cronaca, tenetevi pronti perchè è appena uscito in questi giorni il settimo della serie, che la critica ha accolto con pareri discordi tra chi lo ha definito il migliore della saga Jurassic World e chi lo ha definito un film vuoto, bollandolo come un qualcosa che non ha più nulla da dire. Sarò sincero: credo di avere visto il primo per curiosità e qualcosa degli altri per soddisfare i gusti dei miei figli, quando erano piccoli, ma diciamo che non è il mio genere. Ad ogni modo, a testimonianza dei premi ricevuti per gli effetti sonori è bene spendere due paroline proprio sui versi che questi simpatici bestioni facevano. La scienza non è in grado di dire quali versi facessero, sia perché quando i dinosauri si sono estinti, gli uomini erano ancora lontanissimi da comparire sulla terra, sia perché non ci sono elementi utili per riuscire a scoprirli. Si può tentare di indovinare e gli autori del film, si sono divertiti a mixare vari suoni soprattutto per accentuare una caratteristica comportamentale di ogni singolo dinosauro. È bene sottolineare che la visione non subì alcun tipo di censura o restrizione per i minori ma, dopo quello che sto per svelarvi, io ci penserei due volte a portare i bimbi nelle tante sale. Per cercare di ricostruire il più fedelmente possibile quegli animali, il team del regista Steven Spielberg, usufruì dell’aiuto di Jack Horner, un noto paleontologo esperto di dinosauri, ma per inventare i loro versi, la mente dietro ogni ruggito o sibilo, appartiene a Gary Roger Rydstrom divenuto famoso anche per film come “Salvate il soldato Ryan” e “Titanic”. Ma da cosa ha preso ispirazione per poi campionare e mixare quei suoni? Ecco, ad esempio, avete presente il verso del Tirannosaurus Rex quando entra nel parcheggio, facendo sfoggio del sue fila di denti acuminati e bavosi? Nella realtà appartiene a quello di un koala in calore! Sembra assurdo, ma è così e credetemi non sarà l’unico dettaglio sconvolgente.

Come i tanti altri film, ci sono il rombo di una sequoia che cade, il respiro ed il soffio di una balena ed altri rumori catturati e rimodulati in studio. Non solo il T-Rex per spaventare gli spettatori, ma anche i velocissimi e pericolosissimi Velociraptor, quando comunicano tra loro utilizzano i versi di una tartaruga intenta a fare sesso! Si averte capito bene, Rydstrom, su invito di una responsabile del Marine World di Redwood Shores in California, si è seduto in un angolo ed ha aspettato, da perfetto guardone, fino a quando i due rettili non si sono accoppiati registrandone i suoni. Ma non è tutto sui velociraptor, perché il sibilo che sentite quando ad esempio catturano il guardiacaccia Moldoon, appartiene a delle oche. Se non avete mai avuto a che fare con un’oca, vi assicuro che è l’animale più stizzoso che abbia mai visto: s’infuria per nulla e non appena vi avvicinate, prima starnazza aprendo le ali, poi vi corre dietro sibilando, proprio come i due rettili. Per informazione: se vi prende, morde, non a livello di un cane, ma morde, sappiatelo. Tra i tanti rettili ci sono anche i Gallimimus che ad un certo punto scappano, facendo tornare in mente delle mandrie di cavalli imbizzarriti. Ecco togliete imbizzarriti e mettete in calore, è lo stesso strillo che, nel periodo dell’accoppiamento, emette una cavalla eccitata per aver visto un cavallo evidentemente anche lui con gli ormoni a mille. Ad un certo punto un T-rex agguanta uno di questi gallimimus e se lo mangia. Prima di morire la vittima emette un verso strano come quello di un delfino in calore, e infatti è proprio lui.

Prima di sentenziare che questo film sia un collage di pellicole porno per animali però, fermatevi, perchè in realtà ci sono un sacco di altri versi provenienti dal mondo animale: il soffio di una balena, l’abbaiare rallentato di un cane. “Una delle cose divertenti del sound design è di prendere un suono e rallentarlo: diventa molto più grande.” Ha messo lo stesso Rydstrom in un’intervista che più avanti continua: “uno dei segreti del sound design è che se fai rallentare qualcosa, qualcosa di piccolo, fai emergere elementi del suono che probabilmente non potresti mai ottenere se registrassi qualcosa di grosso. L’elemento chiave del ruggito di T. rex non è un elefante adulto ma un elefantino quindi, ancora una volta, un piccolo animale”. Il brachiosauro invece, per intenderci quello con il collo lunghissimo, prende in prestito i suoi versi da un asinello, mentre, quando starnutisce, da una balena e da un idrante antincendio. Il triceratopo, dinosauro letteralmente adorato da mio figlio più piccolo, deve la sua voce ad una mucca, stranamente non in calore e dal tecnico del suono stesso che fa versi in un tubo di cartone. Insomma tra amici suoi che fanno versi strani, falchi, cigni, coccodrilli, serpenti a sonagli, leoni e chissà quanti altri rumori registrati qui a là, Rydstrom è riuscito a ricreare un mondo che per noi è perduto per sempre, ma continua ugualmente ad affascinarci dal profondo del passato. Questa sera però non cercate di registrare i versi dei vostri vicini che si scambiano effusioni d’amore, con la scusa di lavorare per l’ottavo sequel della saga giurassica, non vi crederà nessuno tantomeno loro se vi beccano.