seconda e ultima parte
Prosegue l’intervista a Vincenzo Scatoloni, ex comandante della stazione dei carabinieri di Fivizzano e appassionato maratoneta:
Come si lavora con la testa?
“Nelle difficoltà bisogna pensare al superamento della crisi, pensando che comunque davanti a te hai ancora tanto da fare. Sai che alle spalle hai un allenamento che comunque ti ha forgiato, sei conscio che ti aspetta una breve crisi, ma il tuo fisico non subisce passivamente, reagisce dicendoti che, con l’aiuto della mente, lo puoi tranquillamente superare. La testa dà l’input alla respirazione, che è basilare ed alle gambe, seguendo una strategia, magari rallentando e riprendendo in maniera progressiva, sempre senza eccedere.
Parlando di testa, cosa mi dici dell’ultima cento chilometri che hai fatto?
Per cominciare questa non è la prima. Ho partecipato a ben cinque gare da cento, noi la chiamiamo ‘la cento’ perchè è la gara più bella del mondo, ma si chiama la gara del Passatore. É una gara d’élite perché è riservata a soli 3500 iscritti. Se tu pensi che in Italia ci sono più di 8 mila comuni, significa che non tutti i comuni hanno un centista o ultra runner.

Ma come ci sei arrivato a diventare un centista?
In maniera progressiva. Quando inizi a correre devi formarti fisicamente e per formare un maratoneta ci vogliono due anni di allenamenti specifici. Quando poi arrivi a pensare alle ultra maratone il passo è breve perché dici a te stesso sono riuscito a farne quaranta, voglio provare a fare due maratone e mezzo tutte d’un colpo. Diventa qualcosa che ti manca, una necessità. È come le sostanze stupefacenti, se non corri un giorno, senti che ti manca qualcosa. Dopo hai bisogno di riposare perché dopo l’ultima ho avuto dei problemi fisici, dovuti anche all’avanzare dell’età, ma sette mesi di allenamento e la gara stessa qualcosa ti tolgono. Però anche il decadimento fisico devi prenderlo come stile di vita, se a quarantasette anni ho corso i diecimila in 35 minuti, oggi a sessantasei non posso pretendere di avere gli stessi tempi. Tu conta che il podista perde ogni anno circa tre secondi sulla medesima distanza quindi ti devi accontentare di quello che fai, anche perchè poi il fisico ti viene a chiederne contezza.
Come cambia approssimativamente la performance con l’età?
Guarda, devi seguire una piccola formula: 220 meno l’età, il risultato è la soglia massima, ovvero il numero di battiti che devi avere per correre alla massima intensità, puoi anche sforare, ma quella è la soglia anaerobica entro la quale devi stare. Oltre quella vai in lattato cioè il tuo fisico produce acido lattico e ti blocca. Solitamente i podisti corrono, seguendo questa formula sottraendo ancora il dieci per cento dal risultato. Facciamo un esempio pratico: in un podista di quarant’anni, la sottrazione fa centottanta meno il dieci per cento, centosessantadue.
Quindi questa è la sua soglia massima…
Sì, ma devi anche tenere conto che gli sforzi fisici dovuti agli allenamenti massacranti vanno compensati con un lavoro di scarico, da fare la settimana prima della gara per ottenere un ristoro a livello psicofisico. Il fisico, alternando anche periodi di riposo assoluto, riesce così ad incamerare le energie che assumi attraverso l’alimentazione, mettendoti davanti alla linea di partenza nelle condizioni migliori in assoluto. E non scordare che devi dormire almeno otto ore Io non ci riesco per altri motivi, ma compenso essendo abituato a lavorare nelle difficoltà, come la maggior parte degli ultra runner.

Quanti eravate nell’ultima gara che ha fatto?
Eravamo 3500 e sono arrivato 588esimo, ma settimo nella mia categoria che comprende dai sessantacinque ai sessantanove anni, in undici ore quarantacinque minuti e ventidue secondi. Questa è la quinta volta che la faccio, ma il miglior tempo è stato nel 2008 con nove ore, cinquantuno minuti e quarantuno secondi dove sono arrivato ottantaseiesimo assoluto. Correre queste gare ha un effetto pesante sul fisico. Tu pensa che al termine dell’ultima gara ho perso ben 12 chili. Durante il tragitto ci sono ventuno soste di rifornimento, dopo aver pranzato sulla linea di partenza ho mangiato solo una barretta energetica, ma dopo qualche chilometro ho iniziato a bere che è fondamentale altrimenti vai in disidratazione, poi ho bevuto sulla salita che va a Fiesole, arrivato in cima ribevi ed ho cominciato a mangiare di nuovo al quindicesimo chilometro, un pezzetto di pane con della marmellata ed una banana che contiene potassio. L’alimentazione durante la gara è fondamentale, la scorsa volta l’ho sbagliata e sono andato in crisi al trentaduesimo chilometro, sono partito che ero settantuno chili e all’arrivo ero sotto i cinquantotto, fai un po’ il conto…
So che nella vita hai avuto dei brutti momenti di salute
Sì, ne ho avuti due nell’arco della mia vita podistica. Il 4 giugno del 2008 alle ore 13, reduce da una 100 chilometri sono stato investito da un’autovettura, sono andato in coma ed atleticamente è stato una specie di colpo di grazia, perchè a causa di quello non sono più riuscito a rientrare nei parametri di quel tipo di gara. Ho ricominciato a correre solo per piacere. Non volevo più partecipare ad una cento, ne avevo già fatte tre, ma quella stessa data, trent’anni prima era morto mio padre: il 4 giugno 1978 alle ore 13. Questo mi ha fatto molto riflettere, io non sono un grande credente, ma, secondo me, qualcosa di ancestrale c’è, perchè non è possibile questa coincidenza di date, io penso che mio padre mi abbia dato una mano. Ti stupirò ma non è tutto: quando papà è morto non avevo ancora diciannove anni e quando io sono stato investito, a mia figlia mancavano due mesi per compierli.
Sono delle coincidenze davvero particolari…
Io sono un podista della Madonna del Suffragio, la patrona del mio paese d’origine. Ogni dieci anni c’è una festa che viene fatta nell’arco di un mese, io sono uno dei quarantasette podisti che percorrono circa un chilometro e sette circa ognuno. Nel mese di agosto, la mattina, si va dal Santo Padre per farci accendere una fiaccola che, appunto, viene portata in staffetta dai podisti; arriva verso le undici o mezzanotte e dà il via ai festeggiamenti per la patrona. Guarda caso, sia nel 1978, sia nel 2008 c’erano i festeggiamenti per la Madonna del suffragio. Probabilmente, oltre a mio padre, è stata proprio lei ad aiutarmi a sopravvivere all’incidente, perché come sai io sono collegato a tre madonne: quella del suffragio, quella dell’adorazione di Fivizzano e la Virgo Fidelis dei Carabinieri.
Allora non è vero che non sei credente …
Non mi ritengo tale: io sono un credente fasullo, perchè poi non è che vado sempre a Messa. Però ci tengo a sottolineare di aver tenuto alto l’onore del mio paese di nascita e quello di Fivizzano, perchè nessuno in quei due comuni ha mai fatto cinque ultra maratone.
Oltre all’incidente la vita ti ha riservato un’altra brutta sorpresa…
Nel 2020 stavo bene, poi ho cominciato a soffrire un po’ di prostata ed ho fatto una serie di esami in piena pandemia, che per un po’ mi hanno rimesso in sesto. Nel 2022 il problema si è riacutizzato, il professore che mi seguiva mi ha chiamato d’urgenza presso il suo studio, ordinandomi di fare una serie di accertamenti clinici. Al termine di questi ho ricevuto la brutta notizia che avevo un tumore fortunatamente al primo stadio che, grazie alla competenza dei medici che ho incontrato sulla strada, sono riuscito a sconfiggere.
Possiamo dire che la corsa ti ha aiutato ad affrontare la vita?
Certamente: io sono caduto e mi sono rialzato, son caduto e mi son rialzato. La vita è una sofferenza, ci sono momenti di felicità e momenti di dolore. Non mi sono mai pianto addosso, ho cercato sempre di ripartire dando anche l’esempio agli altri, dalla caduta si può sempre ritornare in alto. Il 27 settembre del 2022 sono stato operato ed ho iniziato gli allenamenti per la cento chilometri del 2024 il primo di ottobre del 2023. Ho vinto la gara con me stesso, sconfiggendo il tumore e arrivando completare la cento chilometri del Passatore. Questo è il pensiero che io vorrei trasmettere alle persone anche ammalate, non abbattetevi, non piangetevi addosso, bisogna lottare tutti i giorni fino all’ultimo.
È davvero un bel messaggio…
Aggiungo che il sostegno degli altri è fondamentale. Io non ce l’avrei mai fatta se non avessi avuto anche quello. All’ultima gara sono venuti a sostenermi i ragazzi della Pubblica Assistenza di Fivizzano oltre ai miei familiari, mia figlia col suo compagno Alessio, gli amici. L’aiuto degli altri è importante in tutto ed io non posso fare altro che ringraziarli.
Alla fine di questa intervista mi sono tornati in mente una canzone ed un film, che in lingua originale, hanno lo stesso titolo: “The loneliness of the long distanze runner” ovvero la solitudine del corridore sulle lunghe distanze. Al netto delle trame narrative, entrambe esprimono i sentimenti di chi per piacere o per necessità si trova a dover correre in solitudine lungo distanze quasi proibitive. È stato sorprendente conoscere alcuni aspetti personali di Vincenzo Scatoloni, la sua caparbietà, la sua forza interiore e soprattutto quellavoglia di vivere che, in quell’ultimo messaggio, vuole trasmettere a tutti, spingendoli a dare sempre il massimo, a stringere i denti quando la corsa si fa più dura, quando le gambe non reggono più, quando la vita sembra volerti giocare un brutto scherzo. Non è la prima volta che parliamo di corsa e di come la disciplina necessaria, così come in tutti gli sport, possa insegnare ad affrontare la vita a viso aperto, accettandone ogni sfida che ci propone. Un legame di amicizia particolare mi lega a Vincenzo, che, in questa breve intervista, carpitagli pochi giorni dopo la sua ultima cento, mi ha fatto capire cosa vuol dire davvero vederlo ogni giorno, sotto la pioggia, col vento o con il sole, correre guardando sempre la strada davanti a se. Mi auguro che lo abbia fatto anche chi ha avuto il piacere di leggerla.