Ricorre, proprio oggi 11 maggio, il 165esimo anniversario del celeberrimo sbarco a Marsala, primo atto dell’altrettanto famosa Spedizione dei Mille, guidata da Giuseppe Garibaldi. Eh già, Garibaldi. Eh già, i Mille. Figure tanto mitiche e mitizzate, quanto ambigue ed inintelleggibili. Cominciamo col dire che ‘sti Mille, probabilmente, non erano neanche mille: c’è chi opina molti meno, tipo 600, c’è chi dice pure di più, tra i 1089 ed i 1150. Mi viene alla mente, a riguardo, lo scambio di battute tra Bill ed il fratello Budd, nel film “Kill Bill Vol. 2”, di Tarantino:
-Vuoi dirmi che si è sbarazzata di 88 guardie del corpo, prima di uccidere O’Ren?
-In realtà non erano neanche 88…. Si facevano chiamare gli 88 Folli!
-E come mai?
-Ah, non lo so… Avranno pensato che fosse un nome fico!
E poi, Garibaldi. Altro che “Eroe dei due mondi”! Piuttosto, “Eroe dei Millemila Mondi”! Amato e odiato, celebrato e vilipeso, emulato e disprezzato: una figura talmente affascinante, accentratrica ed al contempo divisiva, buona per tutte le stagioni, da portare, negli anni, alla creazione di diversi Garibaldi. C’è un Garibaldi «di destra» e un Garibaldi «di sinistra», un Garibaldi «nazional-fascista» e un Garibaldi «brigatista ante litteram».

Carrara non poteva, per la propria natura irriducibilmente anarchica, esser da meno in questo senso. Il monumento dedicato al generale in camicia rossa, che sorge nell’omonima piazza, a fianco del Teatro degli Animosi, è, infatti, di per sè, un ibrido amalgama di opposte tendenze.
Il generale è rappresentato in piedi – laddove, al tempo, si preferiva, piuttosto, raffigurarlo a cavallo – su di una colonna cilindrica a base squadrata, progettata dall’architetto Perusi. La spada sguainata e la mano levata ad incitare i suoi seguaci conferiscono all’opera (realizzata gratuitamente da Carlo Nicoli, utilizzando il marmo donato da Ariodante Casoni e Giusepe Peglini), un’aura fortemente rivoluzionaria, assolutamente originale per l’epoca, tanto da sollevare critiche feroci, se non, addirittura, scandalo allo stato puro (anche se i reduci garibaldini non mancarono di tesserne le lodi).
Eppure, nonostante la foggia quasi “Cheguevariana”, e nonostante l’affiliazione politica del Giuseppe nazionale dicesse Estrema Sinistra Storica, la base succitata è contornata da inquietanti fasci littorii (per quanto, in quel 1889, non ancora associati, nè associabili ad un regime fascista, ben lungi dalla propria fondazione, ma che, una volta nato, non si sarebbe fatto scrupolo di utilizzarli, assieme al patriota che li sovrastava, in chiave propagandistica… già che c’erano!🤦🏻♂️).
Considerate, comunque sia, che stiamo parlando di un personaggio cui sono state dedicate, soltanto in Italia, centinaia di installazioni pubbliche e tipo 4237 fra vie, corsi e piazze. Senza falsa modestia, il più originale di tutti questi monumenti e luoghi topografici si trova a Carrara, vi piaccia o non vi piaccia😁💛💙. Sull’onda di tutto questo, (almeno, voglio fortemente crederlo), cent’anni dopo l’installazione del Garibaldi apuano, qualcuno pensò bene di creare un videogioco liberamente ispirato alle leggende del ciclo bretone. Quel videogioco si intitolava “Knights of the Round” e, tra un Lancillotto ed un Parsifal, tra un Artù ed un Mago Merlino, giunti all’ultimo livello, i giocatori si trovavano dinanzi il boss finale: un energumeno in armatura aurea, armato di mazza chiodata, inizialmente – e tradizionalmente – figurato a cavallo (ma poi scende di sella, seguendo l’iconografia nostrale) e chiamato…beh, guardate l’immagine che vi allego😁

Carrara sa sempre offrire – ed ispirare – una prospettiva nuova e differente. Anche di Garibaldi!