È straordinario come pezzi di Carrara si possano trovare, letteralmente, in ogni dove. Prendete questo, ad esempio: il Ponte delle Lacrime, che sorge esattamente a metà fra le parallele Via Carriona e Via Ghibellina, dirimpetto alla chiesa (a sua volta detta “della Madonna Delle Lacrime“). Si dice che quel ponte sia così denominato per la triste storia della Sirena -ritratta nel marmo della sottostante fontana-, che, secondo la leggenda, abbandonò l’amato Aronte, diventato troppo vecchio per lei, che era eternamente giovane come tutte le sirene, ma che, per questo suo gesto infame, venne tramutata, appunto, in solido marmo dal padre Giove. C’è chi ipotizza che il sito in oggetto si chiami così perchè, spesso, le mogli dei cavatori rimasti feriti sul lavoro attendevano proprio lì, piangenti e preoccupate, il passaggio dei portantini che riconducevano a valle icavatori che avevano avuto incidenti in cava.
C’è poi chi opina che quel nome sia dovuto al fatto che la chiesa posta lì dinanzi conservi la venerata immagine della Madonna delle Lacrime del carrarese Giusto di Domenico Utens (nipote del pittore fiammingo Giusto Utens). Sia quel che sia, sappiate che nel manga pugilistico “Ashita No Joe“, edito fra il 1968 ed il 1973 e meglio noto, alle nostre latitudini, come “Rocky Joe”, c’è nientepopodimeno che…il Ponte delle Lacrime (泪橋-“Nabidabashi”)!

Joe Yabuki, lo sventurato protagonista, lo attraversa nel suo tristo vagabondare, per giungere nei bassifondi di Tokyo e fare la conoscenza del guercio ubriacone Danpei Tange, colui che diventerà, fra alterne e tragiche vicende, il suo mentore ed allenatore, trasformandolo, da orfano ramingo e sbandato, in un campione della boxe. Anche in questo caso, vi è una pletora di teorie sul perchè quel ponte (che oggi non esiste più) avesse quel nome.
Secondo la trama del manga, il motivo è da ricercarsi nel fatto che esso veniva sovente attraversato dai reietti della società e dagli sconfitti della vita, che abbandonavano la città e lo attraversavano piangendo.
Altre tesi sostengono che quello era il luogo in cui familiari e amici, lagrimando disperati, si davano l’ultimo saluto, prima che i prigionieri condannati a morte venissero condotti al Campo di Esecuzioni di Suzugamori, poco più a sud. Altri ancora, teorizzano che, proprio lungo quel ponte, le teste decapitate dei prigionieri venissero esposte al pubblico, ed i parenti degli scapocciati vi si recassero, sciogliendosi in pianto dirotto.
Visto? Due “Ponti delle Lacrime”, così lontani eppure così vicini, entrambi circondati da una bella sfilza di miti, leggende e dicerie. E, visto e considerato che il titolo originale del manga succitato era “Ashita No Joe” (letteralmente, “Joe del Domani”). Visto e considerato che la Madonna delle Lacrime conservata nella suddetta, dirimpettaia chiesa, era, appunto, opera di Giusto di Domenico Utens (ed “Utens” significa, letteralmente, “Utente”) …beh, recatevi presso quel ponte domani stesso, ed utilizzatelo!

Se, come il faccione impresso sul muro di una delle case che fungono da accesso al sito, l’emozione di attraversare un passaggio tanto denso e carico di storie e suggestioni, dovesse commuovere anche voi fino… alle lacrime, sappiate che, prima delle scalinate che portano alla Via Carriona, c’è pure un pratico buco di scarico, per riversarle, all’occorrenza, direttamente nel fiume😭
Ci penserà lui, a portarle via.
