Ho un’immagine nitida di Enrico Cuccia: lui che cammina leggermente ingobbito dall’età, con un fascio di giornali in mano, un giornalista prova a fargli domande e lui continua impassibile, senza alcuna espressione verso la sede di Mediobanca. Enrico Cuccia nacque a Roma il 24 novembre 1907. Suo nonno Simone era un avvocato siciliano che fu anche parlamentare. Dopo il liceo Torquato Tasso, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Roma. Si laureò con il massimo dei voti con la tesi: La speculazione ed i listini nelle borse valori – teoria e legislazione. Poi, iniziò a collaborare con il quotidiano Il Messaggero e ottenne l’iscrizione all’albo dei giornalisti professionisti. Nel 1930 Enrico Cuccia fu assunto come allievo funzionario alla Sudameris di Parigi e l’anno successivo, in prova, alla Banca d’Italia nella sede di Londra. Passò di ruolo nel 1932 e distaccato all’Istituto per la Ricostruzione Industriale, l’acronimo I.R.I., fondato da Mussolini, che avrebbe recitato un ruolo importante nell’economia e nella politica italiana fino al suo scioglimento nel 2002. Presidente dell’I.R.I. era in quel periodo Alberto Beneduce, di indole socialista, ma amico di Mussolini. Alberto Beneduce aveva tre figlie: Idea Nuova Socialista, Vittoria Proletaria e Italia Libera. Nel 1936 Enrico Cuccia fu inviato in Etiopia per controllare il traffico illecito con la valuta locale. Al suo ritorno venne ricevuto da Mussolini, che si complimentò con lui attraverso un editoriale sul Corriere della Sera. Arriviamo all’incrocio tra Enrico Cuccia e Alberto Beneduce. Nel 1939 Cuccia sposò Idea Nuova, ma, forse, il fervente socialista Alberto non immaginava che Enrico Cuccia sarebbe diventato il banchiere dei banchieri. Durante gli anni della guerra mondiale, Enrico Cuccia lavorò per la Banca Commerciale Italiana e questo gli consentì vari spostamenti in Svizzera e in Portogallo, dove nel 1942 si fece latore di un messaggio per gli oppositori al regime in esilio, tra i quali Ugo La Malfa e Carlo Sforza. Nel 1946 Enrico Cuccia entrò negli uffici di quella che sarebbe stata la sua vita in chiaroscuro: Mediobanca di Milano. Cuccia fece di Mediobanca una banca d’ affari, composta da un gruppo ristretto di privati, tra i quali Pirelli, Banca Lazard. Mediobanca divenne il fulcro di molteplici partecipazioni azionarie, con risvolti spesso inquietanti. Enrico Cuccia fece crescere Mediobanca con ruolo di finanziamento e consulenza per varie aziende, tra le quali: La Fondiaria, Generali, SAI, Pirelli, Montedison che nacque dalla fusione tra Montecatini e Edison del 1966), Olivetti, Mondadori, Fiat (ne curò l’ingresso della finanziaria libica nel 1976). Insomma, Enrico Cuccia e Mediobanca sono stati il centro economico e bancario dello scorso secolo. Gli anni settanta furono molto caldi per Enrico Cuccia. Tutto partì quando Mediobanca avviò il processo di riorganizzazione della Montedison, con il tentativo da parte del faccendiere Michele Sindona di scalare la Bastogi, che faceva parte appunto della Montedison. Qui inizia un’altra storia italiana fatta di misteri e omissioni. Sindona, che aveva acquisito varie banche, facendo da prestanome alla famiglia mafiosa dei Gambino, fece uccidere Giorgio Ambrosoli, un avvocato nominato liquidatore delle sue attività e minacciò di morte Enrico Cuccia, il quale dimenticò di dirlo alle autorità, finendo sotto processo e neppure allo stesso Ambrosoli, che ne fece le spese. Arriviamo al giornalista che insegue inutilmente Enrico Cuccia che cammina verso la sede di Mediobanca. Il male del secolo e problemi cardiaci portarono via Enrico Cuccia il 23 giugno 2000. Paradossalmente, la sua morte aprì altri fascicoli pieni di misteri, intrighi finanziari. La salma di Enrico Cuccia fu trafugata a scopo di estorsione nel 2001. Dagli archivi di Mediobanca uscirono decine di pagine di quella che era stata l’economia del ventesimo secolo. Enrico Cuccia fu definito: il padrone dei padroni e forse migliore definizione per l’uomo che camminava glaciale con il fascio di giornale, non può esserci. Certamente ha portato con sé ancora tanti segreti che non sapremo mai e che ancora oggi paghiamo sulla nostra pelle.
Enrico Cuccia: il segreto bancario
