Questa storia è una di quelle in cui una persona, per capacità e con una piccola percentuale di fortuna, ne cambia il corso. È la storia di Gregorio Allegri, che nacque a Roma nel 1582. Era figlio di un cocchiere milanese che iscrisse Gregorio nella prestigiosa scuola di San Luigi dei Francesi. Dal 1591 Gregorio Allegri fu alloggiato presso il maestro Giovanni Bernardino Nanino, dove svolse il suo apprendistato, avendo come compagni Gregorio Picher, Simine Huguet, Vincenzo Ugolini. Nel 1596, all’età di quattordici anni, Gregorio mutò voce e ottenne uno scudo come cantante prestato in cappella. Al termine del periodo scolastico, nel 1601, Gregorio Allegri fece istanza presso la congregazione di San Luigi per ricevere un sussidio, che gli fu concesso a patto di cantare nelle funzioni nei giorni festivi. Gregorio Allegri fu assunto come tenore nella cappella di San Luigi dei Francesi, era il 1602, vi rimase fino al 1604 con un’ottima paga per l’epoca. Nel 1607 Allegri fu assunto come maestro di cappella della cattedrale di Fermo. L’anno successivo ottenne una prebenda, che consisteva nei beni costituenti il patrimonio dei benefici ecclesiastici minori, destinato a fornire un reddito a un ecclesiastico che ne era beneficiario. Allegri, grazie a quell’incarico e la relativa remunerazione, rimase a Fermo per un lungo periodo e compose due raccolte di mottetti concertati: i Concertini a due, tre e quattro voci e i Motecta binis, ternis, quaternis, quinis seinisque vocibus organice dicenda. Gregorio Allegri rimase nella cattedrale di Fermo fino al 1627, quando decise di tornare a Roma. Nella sua città fu nominato maestro di cappella della chiesa di Santo Spirito in Saxia, parallelamente ottenne anche l’incarico nella cattedrale di Tivoli. Nel 1629 Gregorio Allegri vinse un concorso come cantore della cappella pontificia nel ruolo di contralto. Entrò nelle grazie del papa Urbano VIII, il pontefice della famiglia Barberini che rese più comode le visite alle sette chiese, tanto che, ancora oggi, si dice a Roma: “Che hai fatto le sette chiese?”. Urbano VIII commissionò a Gregorio Allegri la revisione degli inni, sia quelli gregoriani, sia quelli polifonici composti da Giovanni Pierluigi da Palestrina. Le modifiche furono necessarie per adattare i testi ai decreti stipulati dopo il concilio di Trento, che si era svolto tra il 1545 e il 1563 ed aveva sancito l’autorità papale contro le dottrine protestanti. Gregorio Allegri modificò i testi come richiesto e compose altre trenta strofe. In quel periodo compose il Miserere, dal latino “Abbi pietà”. Era un’opera a cappella, basata sul salmo 50 della Bibbia da eseguire a luci spente nella Cappella Sistina, al mattino, durante la Settimana Santa, neppure Dario Argento sarebbe arrivato a pensarla in questo modo. In ogni caso Urbano VIII ne fu talmente affascinato che proibì che l’opera fosse trascritta e che alcuna copia uscisse dalla Cappella Sistina, pena la scomunica. Non aveva fatto i conti, tuttavia, con il genio e la memoria di qualcuno di cui parleremo più avanti. Tornando al nostro Gregorio Allegri, nel 1650 durante il Giubileo indetto da Urbano VIII, fu nominato maestro della Cappella Pontificia. Gregorio Allegri morì il 17 febbraio 1652 nella sua abitazione in via dei Pastini, vicino al Pantheon. Fu sepolto nella tomba del collegio dei cantori della cappella pontificia nella chiesa di Santa Maria in Vallicella. Tornando al Miserere composto da Gregorio Allegri, il genio con una memoria di ferro che trascrisse l’opera di Allegri, si chiamava Wolfgang Amadeus Mozart, e lo riprodusse da par suo in numerose occasioni. Dal momento che il papato aveva proibito che il Miserere uscisse dalle stanze vaticane, esiste ancora oggi il mistero di come il compositore viennese avesse potuto ascoltare quella melodia, d’altronde i capolavori hanno sempre una componente di mistero. Piccola nota di costume, a Gregorio Allegri è dedicata una via di Roma che congiunge via Pinciana a via Po in zona Salaria e poco distante dalla Galleria Borghese, in via Gregorio Allegri c’è la Federazione Italiana Giuoco Calcio che non è in nessun salmo biblico.
Gregorio Allegri: l’autore del Miserere
