A Roma quando si svolge un’attività in modo celere si dice: “Ma che, sei Fregoli?”. Oggi raccontiamo la storia dell’inventore del trasformismo scenico, Leopoldo Fregoli. Nacque a Roma il 2 luglio 1867 da una famiglia modesta, ma dignitosa: suo padre era maggiordomo del Conte Luigi Pianciani, il primo sindaco di Roma. Leopoldo frequentò, fin dalla sua adolescenza, alcune compagnie teatrali, esibendosi come comico, illusionista e cantante. Svolse il servizio militare a Massaua in Eritrea e, durante quel periodo, si esibì per le truppe. Si accorse che spesso si trovava da solo in scena e pensò di sfruttare quella situazione: così diede vita al trasformismo. Nel 1891, finito il servizio militare, rientrò a Roma e debuttò presso il Cafè-chantant Esedra, interpretando vari ruoli, con numerosi cambi d’abito. Nel 1892 Leopoldo Fregoli fondò una compagnia teatrale, la Compagnia di Varietà Internazionale, con la quale girò l’Italia, dimostrando la sua abilità nel cambiare voce, abiti e ruoli con una velocità fuori dal comune. L’anno successivo sposò Velia, una ragazza di Livorno, conosciuta in tournée. Da quel momento per Fregoli iniziò un girovagare per l’intero pianeta. Iniziò con la Spagna, poi in America Latina e infine negli Stati Uniti, dove rimase fino al 1896. Nel 1897 Leopoldo Fregoli si trasferì a Londra, esibendosi al teatro Alhambra, e poi tornò in Sudamerica dove aveva riscosso un notevole successo. Sempre alla ricerca di nuove forme di comunicazione, Fregoli ebbe nell’incontro con i fratelli Lumìere, la possibilità di legare la sua arte con quella del cinematografo. Leopoldo Fregoli fu un innovatore: nei suoi spettacoli si potevano vedere dei corti girati dallo stesso artista, che li ribattezzò Fregoligraph. Nel 1898 si trasferì ad Asti, dove fece costruire una sontuosa villa, alla quale diede il nome di sua moglie Velia. Nello stesso anno tornò a Roma per esibirsi in uno dei teatri più prestigiosi, il teatro Valle. La sera del suo debutto la sala era gremita e tra il pubblico c’era Eleonora Duse, la divina e musa di Gabriele D’Annunzio, ma questa è un’altra storia. La diva si espresse con un: “Bravo Fregoli”, che l’artista conservò tra i suoi migliori successi. Con l’inizio del nuovo secolo, la trasformazione industriale e l’innovazione portata in scena da Leopoldo Fregoli, parvero andare in parallelo. Le tournée di Fregoli furono numerose e sempre più acclamate. Si esibì a Marsiglia, Bruxelles, Lisbona, Londra, San Pietroburgo, New York, Città del Messico, Rio de Janeiro, Buenos Aires, Parigi e molte altre città. Nel 1906 Leopoldo Fregoli incise un disco 78 giri con la Società Italiana di Fonotipia per la collana: serie dei grandi cantanti comici italiani. Il 16 giugno 1909 gli fu concesso di esibirsi nella Sala Pia del Vaticano e venne ricevuto in udienza privata dal pontefice Pio X. Nel 1911 Leopoldo Fregoli cambiò impresario e sostituì Giuseppe Paradossi con il suo amico d’infanzia Virgilio Crescenzi. Fu un grave errore, in quanto Crescenzi si dimostrò poco pratico nella gestione economica, lasciando Fregoli con un debito di 500 mila lire: una cifra enorme per l’epoca, che lo mandò sull’orlo del lastrico. Dopo un primo periodo di sconforto, Leopoldo Fregoli riprese la sua attività e organizzò una tournée in Spagna, paese dove era molto acclamato. Si esibì a Trieste, a Roma e Napoli e in quel periodo dovette vendere la villa di Asti per ripianare i debiti. Leopoldo Fregoli riuscì a risollevarsi, almeno in parte, delle sue perdite, anche perché nel frattempo era iniziata la Prima Guerra Mondiale. In ogni caso Fregoli intraprese una tournée sudamericana che durò circa un anno e nel 1916 tornò a Parigi nei teatri Bernhardt e Belleville. Leopoldo Fregoli pensò di ritirarsi dalle scene, salvo poi tornare nel 1919 a Napoli al teatro Politeama Giacosa. Tra il 1920 e il 1924 girò l’Europa, che amava la sua arte di trasformista e aveva bisogno di dimenticare in fretta il conflitto appena terminato. Nel 1925 Leopoldo Fregoli si esibì in Brasile e annunciò che quello sarebbe stato il suo ultimo spettacolo. Dopo aver venduto il suo materiale scenico, si ritirò a vita privata a Viareggio. Leopoldo Fregoli morì il 26 novembre 1936, all’età di 69 anni. Venne sepolto nel cimitero della città toscana, poi nel 1938 traslato nel cimitero del Verano a Roma. Sulla sua lapide si può leggere un epitaffio che lo stesso Fregoli ideò qualche anno prima: “Qui Leopoldo Fregoli compì la sua ultima trasformazione.” Leopoldo Fregoli è stato un artista completo, l’inventore del trasformismo scenico, oggi esiste quello politico, di cui spesso se ne fa un grande abuso.
Leopoldo Fregoli: il trasformista
