A Roma negli ultimi anni si è leggermente perso il vezzo di dare un soprannome. Per quanto riguarda la figura di Ettore Petrolini, conosciuto come: er roscietto de li Monti (un quartiere di Roma), raccontare la sua vita e le sue opere significa narrare di una Roma che stava cambiando attraverso il passaggio di due secoli. Ettore Petrolini nacque a Roma il 13 gennaio 1884 in vico del Grancio, angolo via Giulia. Suo padre era un fabbro, che avrebbe voluto per il figlio una vita a battere il ferro in bottega, invece Ettore era nato con quelle facce che sono maschere e poteva solo recitare. Come dicevamo, suo padre avrebbe voluto che diventasse fabbro o che continuasse a studiare: Ettore non fece nessuna delle due cose e per un diverbio con un suo coetaneo fu spedito dal genitore in riformatorio a Bosco Marengo, nei pressi di Alessandria – esperienza che lo segnerà per la vita. Proprio a causa di questo episodio, Ettore Petrolini andò via da casa per dedicarsi al teatro. I primi documenti lo accreditano a Trastevere, nel teatro Pietro Cossa. Poi in un piccolo teatro di Campagnano in cui debuttò con la macchietta: Il bell’Arturo. Ettore Petrolini fece gavetta nei caffè-concerto, molto in voga all’inizio dello scorso secolo. Nella sua autobiografia dal titolo evocativo: Bravo! Grazie!!, Petrolini raccontò dei suoi esordi e di quanto il suo successo fosse dovuto al fatto che spesso sentiva esclamare: “Quanto è scemo”, un attestato al suo modo di rendere leggero il teatro dell’epoca molto serioso. Nel 1903 Ettore incontrò Ines Colapietro, che divenne sua compagna di palco e vita. La coppia comica Loris-Petrolini ebbe molto successo e fu ingaggiata per una tournée in Sudamerica – correva l’anno 1907 – dove la coppia rimase, salvo qualche rientro in Italia, fino al 1911, facendo spettacoli sempre molto seguiti e apprezzati. Nello stesso anno Ines se andò a Napoli per vivere con il comico Gustavo De Marco, il mentore di un certo Antonio De Curtis, in arte Totò. Petrolini rimase a Roma insieme ai figli Renato e Oreste. Le sue macchiette divennero sempre più famose. Personaggi come Giggi er bullo, Il Sor Capanna, in omaggio al suo maestro. Poi ancora Salamini e Fortunello per arrivare a Gastone con il suo elegante frac che irrideva le star del cinema muto e i cantanti dell’epoca. Capitolo a parte merita la macchietta, l’Antico romano. Petrolini la ideò per parodiare le pellicole cinematografiche che raccontavano l’antica Roma. Alcuni, curiosamente, la considerarono una satira della retorica del regime fascista, ma, in realtà Ettore Petrolini si professò fascista sin dagli inizi dell’ascesa di Mussolini e lo rimase anche dopo la sua caduta. Petrolini al partito fascista prese parte anche al movimento culturale del futurismo, collaborando, in particolar modo, con Filippo Tommaso Marinetti. Il personaggio di Fortunello fu incensato da Marinetti e Petrolini partecipò alle serate futuriste e ne scaturì un atto unico intitolato, Radioscopia di un duetto, dal quale Mario Bonnard trasse un film, Mentre il pubblico ride. Il cinema attrasse Ettore Petrolini e l’avvento del sonoro gli regalò un lungometraggio diretto da Alessandro Blasetti, Nerone. Nella pellicola del 1930, Ettore Petrolini interpreta le sue macchiette più famose: Gastone, Nerone, Pulcinella, oltre a un insolito dietro le quinte che mostrava l’artista nel suo camerino. In quello stesso anno recitò in Cortile diretto da Carlo Campogalliani. Ettore Petrolini scrisse e diresse molti atti unici come, Amori de notte e Romani de Roma e commedie come, Gastone, Il padiglione delle meraviglie, Benedetto fra le donne, Chicchignola. In quegli anni partì per varie tournée all’estero in Egitto e nelle colonie italiane della Cirenaica e della Tripolitania. A Parigi venne invitato a recitare Medico per forza nel tempio della commedia di Molière. Scrisse canzoni che sono ancora in voga nella tradizione popolare di Roma: Una gita a li castelli, nota anche con il titolo di Nannì. La sua composizione più nota è indubbiamente, Tanto pe’ cantà che Petrolini incise nel 1932 e venne interpretata negli anni da Alvaro Amici, Gigi Proietti, Gabriella Ferri e soprattutto da Nino Manfredi che lo fece diventare un successo discografico. Ettore Petrolini, come dicevamo, fu molto vicino al fascismo: fu amico personale di Giuseppe Bottai e mise in scena alcune opere di Galeazzo Ciano. Venne nominato commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia e poi grand’ufficiale. Scrisse anche versi futuristi, chiamati maltusiani, come quello intitolato: Ti à piaciato? Nel 1935 fu costretto ad abbandonare le scene per una grave forma di angina pectoris e morì il 29 giugno 1936 lasciando una delle sue battute sarcastiche. Mentre parlava con il medico che gli diceva di trovarlo migliorato disse: “Meno male, così moro guarito”.
Petrolini è quella cosa
Che ti burla in ton garbato
Poi ti dice: ti à piaciato?
Se ti offendi se ne freg (versi maltusiani)