Ci sono stati, ci sono e ci saranno grandi attori: pochi si sono distinti per una voce di quelle che non si dimenticano. Un fulgido esempio è quello di Paolo Stoppa, l’artista romano nato nella capitale il 6 giugno 1906. Suo padre, un funzionario ministeriale avrebbe desiderato per Paolo una carriera legale e, per tale motivo, lo iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, ma il giovane Paolo lasciò gli studi, spinto da suo zio Augusto Dandolo, che gli consigliò di iscriversi alla scuola di recitazione Reale intitolata a Eleonora Duse. Paolo Stoppa incontrò in quel frangente Anna Magnani, che fu sua amica per tutta la vita. Dopo il saggio, esordì in teatro nel 1927. I ruoli passarono dal generico a quello di attore brillante, condito da quella ironia tipicamente romana. Nel 1938 Paolo Stoppa entrò a far parte della compagnia del Teatro Eliseo di Roma, nella quale restò fino al 1940, interpretando personaggi del repertorio classico e moderno. In quel periodo Stoppa aderì alla Massoneria. Fu fedele alla Gran Loggia degli Antichi Liberi Accettati Muratori in Piazza del Gesù. L’incontro importante di quegli anni ruggenti fu quello con Rina Morelli, un’attrice di origini campane che diverrà sua compagna nella vita e sulla scena. Dopo la guerra Paolo Stoppa conobbe Luchino Visconti e insieme alla citata Rina Morelli, portarono in scena rappresentazioni teatrali di Cechov, Shakespeare, Goldoni. La versatilità attoriale di Paolo Stoppa ebbe il suo massimo fulgore negli anni sessanta dello scorso secolo. Il suo stile recitativo, energico e sincopato, fu perfetto per ruoli brillanti e il suo memorabile Gaev nel giardino dei ciliegi di Anton Cechov, diretto da Luchino Visconti. Tornando al cinema Paolo Stoppa recitò in modo superbo in pellicole che hanno fatto la storia della cinematografia, come: Miracolo a Milano, Rocco e i suoi fratelli, Viva l’Italia, Il Gattopardo, C’era una volta il West. Abbiamo evidenziato la sua voce unica, proprio grazie alla stessa, Paolo Stoppa fu protagonista insieme a Rina Morelli di trasmissioni radiofoniche. Le scenette di Eleuterio e Sempre Tua, una brillante satira sulla vita coniugale, oppure Caro bugiardo che andò in onda nella trasmissione domenicale Gran varietà. Paolo Stoppa esordì, sempre in compagnia di Rina Morelli, nella trasmissione televisiva Vita col padre e con la madre, interpretando il ruolo di Carlo Day, correva l’anno 1960. Sempre in televisione Paolo Stoppa indossò, nel 1970, i panni di Antonio Meucci nello sceneggiato che raccontava la vita dello scienziato, intitolato: Antonio Meucci cittadino toscano contro il monopolio Bell. Nel 1974 Paolo Stoppa interpretò il ruolo del commissario De Vincenzi nei tre episodi: Il candeliere a sette fiamme, L’albergo delle tre rose e Il Mistero delle tre orchidee, che erano tratto dai romanzi di Augusto De Angelis. L’anno successivo quello dell’abile truffatore Alves dos Rois in Accadde a Lisbona, che raccontava lo scandalo della Banca del Portogallo. Nel 1975 Paolo Stoppa divenne Don Ippolito nello sceneggiato che fece storia nella televisione italiana, L’amaro caso della baronessa di Carini. Il 1976 fu un anno drammatico per Paolo Stoppa, a distanza di pochi mesi morirono Luchino Visconti e la sua compagna di vita Rina Morelli. Il trauma fu molto forte e Stoppa interruppe per qualche tempo l’attività artistica. Solo nel mese di luglio del 1978 fece il suo ritorno sulle scene durante il Festival dei Due Mondi di Spoleto. Diretto da Giorgio De Lullo, interpretò un personaggio della commedia Gin Game, accanto a Franca Valeri. Per dimenticare il dolore Paolo Stoppa si gettò nel lavoro. Interpretò L’avaro di Moliere con la regia di Giuseppe Patroni Griffi e Il Mercante di Venezia diretto da Memé Perlini. In quel periodo indossò i panni di papa Pio VII ne Il marchese del Grillo di Monicelli, rendendolo unico con la sua innata ironia. Poi ancora l’usuraio Savino Capogreco in Amici miei – Atto II, sempre diretto da Mario Monicelli. Nel 1983 il suo Arpagone nella trasposizione televisiva de L’avaro di Molière rimane una memorabile prova attoriale e divenne il suo testamento artistico e morale. Infatti Paolo Stoppa si ritirò dalle scene e ormai malato di leucemia, morì il 1° maggio del 1988 quasi al compimento di 81 anni. La camera ardente fu allestita nel foyer del Teatro Eliseo, come meritava chi aveva fatto il teatro e ne era diventato parte integrante. Paolo Stoppa riposa nel cimitero Monumentale del Verano, accanto alla sua compagnia di vita e di arte Rina Morelli.
Paolo Stoppa: la voce unica
