Confesso che, pur avendo letto buona parte dei suoi romanzi, sono particolarmente affezionato a 1934. Andiamo con ordine, Alberto Pincherle, che poi prese il cognome della nonna paterna Moravia, nacque a Roma il 28 novembre 1907. La sua era una famiglia agiata, suo padre Carlo era un architetto di origini venete e sua madre Teresa Iginia De Marsanich di origini anconetane e dalmate. Alberto Moravia, all’età di nove anni venne, colpito da una tubercolosi ossea che lo costrinse a letto per cinque anni, facendogli perdere gli studi regolari. Frequentò più tardi il liceo Tasso, nel quale si diplomò con grandi difficoltà. La lunga inattività fece appassionare Moravia alla lettura. I suoi autori preferiti, Dostoevskij e Proust, avrebbero condizionato in qualche modo il suo stile di scrittura. Nel 1925 scrisse Gli indifferenti che avrebbe pubblicato a proprie spese solo nel 1929. In quel periodo conobbe e frequentò Corrado Alvaro e Massimo Bontempelli, l’artista che sfidò a duello al primo sangue Giuseppe Ungaretti, ma questa è un’ altra storia, e iniziò a scrivere sulla rivista Novecento. La pubblicazione del romanzo Gli indifferenti, che narrava la decadenza della borghesia italiana sotto la dittatura fascista, è il primo esempio di romanzo esistenzialista italiano. Dopo un secondo romanzo, Le ambizioni sbagliate, ispirato all’introspezione di Dostoevskij, che non ebbe molto successo, Alberto Moravia iniziò a collaborare con la Stampa, che era diretto da Curzio Malaparte, era il 1930. Insieme a Mario Pannunzio fondò nel 1933 la rivista Caratteri. Nel 1935 Alberto Moravia fu invitato da Giuseppe Prezzolini negli Stati Uniti e tenne alcune conferenze sul romanzo italiano. Un episodio importante fu quello che accadde nel giugno del 1937, quando il regime fascista fece assassinare in Francia i fratelli Nello e Carlo Rosselli, cugini di suo padre. Alberto Moravia scrisse un libro di racconti, L’imbroglio nel quale, grazie alle allegorie narrò l’ipocrisia del fascismo e la sua crudeltà. Nel 1936 conobbe Elsa Morante nei periodi che trascorreva ad Anacapri, anche lei scrittrice e se posso esprimere un giudizio, che scrittrice. I due si sposarono nel 1941 in chiesa, malgrado Moravia si professasse ateo. Dopo l’8 settembre 1943 Alberto Moravia e Elsa Morante si rifugiarono a Sant’Agata, un villaggio montano nei pressi di Fondi. L’esperienza servirà a Moravia per scrivere La ciociara, un romanzo crudo che descrisse la disperata realtà italiana devastata dalla guerra. Con la liberazione Alberto Moravia tornò a Roma e iniziò a collaborare con varie testate giornalistiche, tra le quali: Il Popolo di Roma, Il Mondo, L’Europeo e il Corriere della Sera, per il quale scrisse fino alla sua morte. In quello stesso periodo pubblicò La romana, La disubbidienza, L’amore coniugale e altri racconti e Il conformista. Nel 1952 Moravia vinse il premio Strega con I racconti 1927-1951 e collaborò con la sceneggiatura di Racconti romani, tratto dalle sue opere. Nel 1955 Alberto Moravia iniziò a scrivere per il settimanale L’Espresso. Pubblicò il romanzo La noia nel 1960, manifesto dell’ipocrisia borghese e figlio dei lunghi anni trascorsi in un letto a causa della malattia. Nel 1962 si separò da Elsa Morante e andò a vivere con Dacia Maraini, molto più giovane e ovviamente scrittrice. I suoi romanzi divennero film. Nel 1963 Il disprezzo diretto da Jean-Luc Godard e La noia diretto da Damiano Damiani, poi nel 1964 Gli indifferenti di Francesco Maselli. Alberto Moravia si avvicinò al teatro e fondò, insieme a Dacia Maraini ed Enzo Siciliano, la compagnia del Porcospino. Portarono in scena: L’intervista di Moravia, La famiglia normale di Dacia Maraini, Tazza di Enzo Siciliano, oltre a qualche opera di Carlo Emilio Gadda e Goffredo Parise. Nel 1968 Alberto Moravia e Dacia Maraini si recarono in Cina, Giappone e Corea come corrispondenti del Corriere della Sera. Da quel viaggio riportarono vari articoli che furono raccolti in un volume intitolato La rivoluzione culturale in Cina. Nel 1971 pubblicò il romanzo Io e lui, dal quale fu tratto un film e intraprese una serie di viaggi in vari paesi africani, insieme a Dacia Maraini, Pier Paolo Pasolini e Maria Callas. Gli anni settanta per Alberto Moravia furono intensi di collaborazioni, come quella con lo scrittore russo Nikolaj Sanvelian che verso la metà degli anni ottanta pose le basi per la glasnost, la perestrojka di Gorbaciov. Nel 1982 Alberto Moravia viaggiò in Giappone e in particolar modo a Hiroshima, al suo ritorno scrisse tre inchieste sulla bomba atomica, pubblicate sull’Espresso. Nello stesso anno scrisse il romanzo 1934, ambientato a Capri e che riprende la considerazione già fatta da Goethe nel Werther: “E’ possibile vivere nella disperazione e non desiderare la morte?” Il filo sottile che unisce amore e morte, una vera introspezione nell’animo umano. Alberto Moravia fu candidato ben 17 volte al Nobel senza mai vincerlo. Negli ultimi anni di vita si legò a Carmen Llera che sposò in Campidoglio nel 1986, suscitando molte polemiche dovute al fatto che la donna aveva 45 anni meno dello scrittore. Alberto Moravia divenne Europarlamentare eletto come indipendente nelle liste del PCI e in quel periodo scrisse Diario europeo, intuendo che l’Europa sarebbe rimasta più un’idea che un’unione concreta di stati. Alberto Moravia è morto il 26 settembre 1990 nel suo appartamento in Lungotevere della Vittoria mentre il fiume che aveva accompagnato la sua esistenza continuava a scorrere lento. Uscì postuma una sua autobiografia. Vita di Moravia, lo scrittore, il giornalista che ha raccontato quella parte intima che resta nascosta agli altri e spesso a noi stessi.
Alberto Moravia: racconto romano
