foto di Silvia Meacci
Sarà visitabile fino al 23 gennaio, all’interno del prestigioso Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, la nuova mostra di Donato Nitti, pittore, fotografo, poeta. Affascinato dallo sguardo di Italo Calvino, l’artista ha focalizzato il suo interesse sulle città. Luoghi leggibili e inafferrabili, intrisi di bellezza e di sofferenza. Costantemente in bilico. Tra storia e avvenire. Ogni sua opera allude, non rappresenta. Rivela, ma lascia che l’osservatore la possa riempire con il portato del proprio vissuto. Immagini colorate, segmentate, frastagliate con un alto potenziale evocativo. Rammentano gli autostereogrammi, figure piane create per simulare un’illusione ottica in 3D e invitano il fruitore dell’opera a perlustrarla, scandagliarla ed esplorarla, per poi farlo riaffiorare, dopo un viaggio introspettivo e universale in balia di forze centripete e centrifughe, e planare sulla superficie globale dell’immagine.

In passato Nitti si è espresso con l’acquerello, più recentemente con l’acrilico, fino ad approdare all’arte digitale fusa con la pittura tradizionale. “Parto da fotografie mie che sovrappongo molteplici volte. Le modifico in forma, colori, in contrasto, ombre e luci. La giustapposizione di immagini crea effetti sorprendenti che spesso sbalordiscono anche me”, confessa Nitti, “talvolta vi mescolo pure delle mie pitture ad acrilico”. In alcune opere le figure sono riconoscibili, come in “Verso l’orizzonte, omaggio a Folon”, in cui la statua dell’artista belga “Je Me Souviens” si staglia familiare, in primo piano, con uno sfondo di fiori coloratissimi. In alcuni casi immagini conosciutissime si nascondono per svelarsi solo al più attento osservatore. È il caso di “Tempo fluido”, opera che si è aggiudicata il Fiorino d’oro al Premio Firenze e che mostra celatamente il David di Michelangelo.

Durante il vernissage è stato interessante ascoltare il parere di Gaetano Malandrino, Docente all’Accademia di Belle Arti di Carrara, intervistato da Veronica Triolo. “Mi ha colpito molto la tecnica utilizzata da Nitti, anche perché in varie parti del mondo un gruppo di artisti, da almeno 15 anni, sta lavorando con la stessa modalità. Fermenti eccentrici, spesso in luoghi decentrati, meno glamour, ma alla ricerca di strade nuove. Hanno già un nome: sono i “pittografi”. Attuano una decodificazione e una successiva ricodificazione di elementi. Una parcellizzazione di parti e la loro riconfigurazione determinate da fattori variabili e personali, il gusto, le passioni, ma anche l’umore dell’artista o la musica ascoltata”.