seconda e ultima parte
Diari Toscani incontra Rosetta Savelli. Vive a Castrocaro Terme. Scrittrice, poetessa, giornalista e curatrice di mostre d’arte. È collaboratrice U.N.E.S.C.O.

Cos’è l’arte per Rosetta Savelli?
Grazie al cielo che c’è l’arte! È un mondo indefinito e indefinibile nel quale la creatività riesce a dar vita a un qualcosa che dà l’impressione di essere nuova, non è detto che sempre lo sia, ma questa consente all’uomo di creare e questo l’animo umano lo ha insito. L’arte è quello spazio impreciso, inesatto, indefinibile…un po’ come l’infinito, del quale non possiamo dare una definizione. Se voglio parlare di infinito posso andare a sensazioni, dargli una collocazione, parlare della sua bellezza e del suo fascino, ma dire con precisione cosa sia è un po’ più difficile. Per l’arte è uguale, è un mondo altrove, anche se è lì e lo tocchi con mano; è un “altro mondo” che ti permette di inventare cose più o meno nuove, perché crearne di nuove è difficilissimo.
E la creatività dove nasce?
La creatività è insita nell’uomo. L’uomo da che cosa ha origine? Dalla creatività, da un rapporto umano di un uomo che permette a una donna di creare un nuovo uomo: è una creatività fisica! Pensiamo ai bambini: imparano e creano. È il “mondo altrove” che permette di andare avanti, non a caso, nei regimi dittatoriali bruciavano libri, distruggevano opere d’arte. L’arte è la manifestazione della creatività e del pensiero, se tu azzeri ogni espressione artistica annulli la possibilità di pensare e far pensare.
Studio e ricerca quanto sono importanti per trovare la propria espressività artistica, anche in ambito letterario.
Sono importanti…le dirò una cosa che le sembrerà strana: Franz Herre, saggista e scrittore austriaco ha scritto la biografia di Francesco Giuseppe, l’ultimo imperatore degli Asburgo, del quale racconta la vita con grandissimo stile narrativo e introspettivo, entrando dentro il personaggio. Lui descrive benissimo la principessa Sissi in un modo inedito e realistico. L’imperatrice Sissi concepiva l’estro artistico un po’ come un cavallo senza briglia, cioè lasciato libero di esprimersi con totale naturalezza. Detto così può sembrare un po’ fuori tempo, però mi piace anche questa visione. Non è l’unica per me, ma a me piace dare alla spontaneità un certo spazio.
Quindi, quando un artista si concentra pedissequamente sulla riproduzione del vero, il rischio è di perdere l’interiorità, la carica emotiva che rende unica quell’opera d’arte, anche letteraria. “Non è vero ciò che è vero, ma è vero ciò che è dentro”…
Sì, concordo, anche se lo studio è necessario: più bagaglio hai, più conoscenze e ricchezze avrai a disposizione per poterti esprimere maggiormente. Mettere del proprio dopo aver masticato, interiorizzato ed elaborato.
Rosetta, lei presenta mostre e organizza eventi, ed è sempre a contatto con arte e artisti, quanto è importante la figura del curatore?
È importante perché gli artisti sono delicati e spesso hanno bisogno di un imput, di una spinta, di un conforto. L’ultima mostra che ho organizzato è stata “Liber”, realizzata all’interno dello splendido Palazzo Pretorio con il patrocinio del comune di Castrocaro, della proloco di Terra del Sole, e con il grande privilegio del patrocinio del Club U.N.E.S.C.O di Bologna – attraverso l’autorizzazione del suo Presidente avvocato Bruno Cinanni e di sua moglie l’avvocato Doriana De Simone con i quali collaboro da anni per la presentazione di varie mostre.

In occasione della mostra “Liber” ho portato quattro artisti: Tiziana Bertacci, Cristina Adani, Piera Delena e Stefano Fiorita. Fra di loro c’era chi era più sicuro, più navigato, chi, invece, più timoroso: ecco la figura del curatore è importante e alla base di tutto deve metterci la passione. Ci deve essere tra bellezza, armonia e creatività, l’equilibrio, che è l’elemento fondamentale. La disciplina nella quale mi sono espressa più intensamente sotto il profilo letterario, è quella sulla pittura.

Questo mia ha portato a collaborare con la Galleria Farini a Bologna dove ho conosciuto il Presidente del Club U.N.E.S.C.O di Bologna l’avvocato Bruno Cinanni che è stato disponibilissimo a seguirci e a portare il patrocinio, e colgo ancora l’occasione per ringraziarlo nuovamente. Tornando alla figura dei curatori: sono importanti nella scelta fatta con criterio degli artisti e su quanti parteciperanno a quella mostra. Poi c’è la scelta del luogo e, ovviamente, la presentazione che verrà fatta. Nell’ultima mostra gli articoli li ho scritti io e li ho fatti pubblicare su vari siti e giornali, coinvolgendo anche la TV con Videoregione, grazie al sostegno della BCC Iccrea del nostro territorio. Insomma il curatore è il punto di riferimento per gli artisti. Non deve essere solo guadagno, prima di tutto deve esserci la passione, e prima ancora, la creatività, perché curatore e artisti devono creare insieme.

Quanto è necessaria l’originalità dell’ideare una mostra e poi allestirla?
È fondamentale, come nell’arte stessa. Quando vedo l’opera di un artista riconosco subito chi è. Ci sono artisti tipo Cristian Cimatti che fa delle sculture che sembrano composte di frammenti e tasselli, in cui sono contemplati degli strumenti. Le sue sculture sono originali e le identifichi subito. Ho citato Cimatti, ma sono innumerevoli gli artisti che fanno un’ottima arte, quali Luciano Navacchia, Roberto Re, Paolo Graziani e altri nomi prestigiosi e meritevoli.

Quando si fruisce di un’opera d’arte, con quale atteggiamento mentale dovremmo approcciarci a essa?
Io parto dal gradino più semplice: guardo e basta. Mi fermo dove vedo la bellezza, e questo vale non solo per un quadro, ma per tutto ciò che mi circonda. La bellezza, fermo restando che è soggettiva, mi attira. Quando poi, in un’opera d’arte, c’è quella bellezza “in più” allora mi innamoro e guardo, non mi stacco e non mi stanco. La sindrome di Stendhal è questa! Un’opera come “Il Cristo velato”, cos’è? Quella è bellezza oggettiva, di più: sublime, quasi trascendentale, così perfetta che ti viene da pensare che sia di un altro mondo.
Progetti futuri?
Scrivere. Poi sono nella commissione del Premio Romagna, che prima si chiamava Premio Città di Castrocaro, che attribuisce a persone note nel mondo della cultura, della pittura e del giornalismo, della ceramica, e qui viene da sé citare Faenza che è la citta mondiale per la sua ceramica. Il Premio Romagna 2024 si inserisce all’interno della 3^ edizione del Progetto Artistico Picta, ideato e organizzato da Giuseppe Bertolino, Presidente dell’Associazione Cava Forever. Riguardo ai miei impegni, continuo a scrivere per eventi importanti, cercando di coinvolgere il Presidente dell’U.N.E.S.C.O di Bologna al fine di riportarlo a Castrocaro per organizzare alcuni eventi legati al territorio. E comunque importante è essere sempre attivi, in base anche agli stimoli e alle curiosità che ho.