In ogni città, non per essere latore di tristezza, esiste un angolo deputato ad accogliere i manifesti che annunciano la dipartita delle persone. Carrara non fa eccezione in questo, ed uno di quegli angoli è, da che ho memoria, la salitella sottostante il giardino dell’Accademia di Belle Arti, dove sorge il monumento a Pietro Tacca, nel punto in cui principia – o finisce – Via Verdi. Sull’onda della periodica sfilata di nomi di defunti, qualcuno ha pensato di tracciare, sulla porzione di muro rimasta ignuda, il graffito che recita: “Morire vuol solo dire non essere più visti”.
Una frase particolarmente significativa, soprattutto nel momento in cui scrivo: il corrente anno, a soli 12 mesi appena compiuti, è, ciononostante, già vecchio e ricurvo, quindi ci sta per lasciare e non lo vedremo più.
Però lo abbiamo ben visto. E vissuto. Con il suo carico di giornate buone e meno buone; di discese ardite e risalite stordite; di promozioni in serie B e di brucianti sconfitte nel successivo derby spezzino, con relative, umilianti, perculazioni da parte avversaria; di candidature a capitale italiana dell’arte moderna e stroncature a favore di un’altra località che non so manco dove si trovi e che mi ricorda buffamente la nostra Via Ghibellina, senza la H; di consapevolezza di quanto sia bella la realtà in cui viviamo, e di presa di coscienza – tramite lo strillone di un quotidiano sotto casa, ma anche soltanto con un semplice, previo, rapido sguardo all’intorno – che siamo ultimi degli ultimi per quanto concerne la qualità della vita.
Ci sono stati, come ogni anno, molti momenti piacevoli e ricordarli tutti è cosa veramente ardua. Quanto invece ai momenti difficili, anche qui ce ne sono stati veramente tanti.
Non cancellate neanche quelli… Piuttosto, portateli sempre con voi.
Perché, di questo, è fatto un anno: di momenti belli e altri peggiori, ed è giusto portarsi tutto appresso, perché anche le cose peggiori alla fine aiutano… a capire meglio la vita ed insegnano come affrontarla.
A proposito di insegnamenti, io, ‘sto graffito, è, giustappunto, tutto l’anno che lo osservo, e pure parecchi anni precedenti. Se l’autore del medesimo (che, infatti, non ha citato la propria fonte) pensa di avermi gabbato, spacciando quello che ha scritto come farina del proprio sacco, illudendosi -o sperando- che io non sappia che lo ha estrapolato dalla poesia “La morte è la curva della strada” di Fernando Pessoa, beh, è cascato proprio male.
“La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s’è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.”
Che il meglio del 2024 possa essere il peggio del 2025.
Buon Anno, gente😊👋.
Tutte le storie che amiamo hanno una fine, ma è proprio perché finiscono che ne possono cominciare di nuove.