Mai sottovalutare la potenza della poesia metropolitana. Nella sua “I Limoni”, Eugenio Montale cita i cosiddetti “poeti laureati”, vale a dire quei poeti ufficialmente premiati da un sovrano o da un governo con l’alloro poetico (una delle maggiori onorificenze in ambito letterario, nata in epoca medioevale) ed investiti del compito di comporre poemi in occasione di eventi ufficiali, oppure opere celebrative di personaggi di governo. Ma, in questo specifico frangente, parliamo di gente con faccia tosta e personalità, che ha sdegnosamente bypassato i riconoscimenti ufficiali e l’alloro se lo è messo in testa da sola.
Gente che è capace di vergare un muro con un’uscita come:
“Sei bella come il tramonto che infuoca l’arderia dei tetti e incendia i vicoli”, che potete rinvenire su per la salita San Giacomo a Carrara, dirimpetto alla omonima chiesa semisconsacrata.
Anche se il misterioso autore ci ha, pure, messo in calce un marchio registrato (®), provate a giocarvi una sortita simile ad un appuntamento galante, come se fosse vostra. Il bello della poesia metropolitana è appunto che, nel momento stesso in cui viene creata, essa diventa patrimonio dell’umanità. Ma non come, ad esempio, il Colosseo, il Partenone, la Grande Muraglia o Notre Dame de Paris, che vi sfido ad andare a reclamare come vostri senza incorrere in sonore manganellate. No, no, la poesia metropolitana è DAVVERO vostra, ed è lì, pronta all’uso, al godimento ed alla fruizione diretta e senza vincoli di accesso, modalità o tempistiche. E pure gratis, che, coi tempi che corrono, è davvero grasso che cola.
Basta salire per la salita e, davanti a quello che è, pur sempre, un sacrario dell’aeronautica, rendersi conto che basta davvero poco per librarsi in volo e raggiungere l’Ottimo 😁✈️, senza che nessuno abbia messo alcuno in qualche “Lista del Patrimonio Mondiale” o “dei soggetti incoronati come poeti”…