Ci sono vie che non sono vie. O meglio, lo sono, ma, data la contiguità territoriale con vie che sono vie, vengono semplicemente denominate con lo stesso toponimo di queste ultime, e tanti saluti. Anche se sono, di fatto, realtà a sè stanti. La faccenda si complica ulteriormente se, come nel caso in esame, tali realtà sono poste esattamente nel mezzo fra due vie che corrono parallele l’una all’altra: parlo del viottolo, piazzetta, largo, o come diavolo lo vogliate chiamare, incastonato tra via del Mercato e via Nuova, a Carrara. Non è via del Mercato, non è via Nuova: è…?
Prova a levarci dall’empasse la serie di graffiti che compare in loco. In realtà, generando ancor più caos.
Lì, dove troviamo il potere temporale, rappresentato dall’iscrizione che ci ricorda che il 10 maggio del 1557 venne posata la prima pietra delle fondamenta delle mura di “Carrara nova”, progetto urbanistico sviluppato dal giovane Alberico Cybo Malaspina e volto a consolidare la sua immagine di Signore assoluto di Massa e Carrara.
Lì, dove troviamo il potere spirituale, rappresentato dal rilievo raffigurante San Lorenzo, che, infilato nella nicchia che lo ospita, ci sorride gaudente, con una piuma d’oca in una mano e l’immancabile graticola nell’altra (a ricordare il di lui martirio, avvenuto, appunto, tramite arrostimento sul fuoco); lì, appunto, sorge un primo graffito, che riporta uno dei tanti estratti dalle composizioni del poeta turco-polacco Nâzım Hikmet, che si possono trovare su molti muri della nostra città.
“…Dove finisce la notte
dove comincia la città?
Dove finisce la città dove cominci tu?
Dove comincio e finisco io stesso?”.
È quasi il muro stesso a chiedersi: “Dove comincia il potere degli uomini? Dove finisce? Dove ha inizio il potere divino? Dove ha fine? Dove comincia e finisce l’uomo? Dove comincia e finisce la maschera che egli indossa? Dove comincia e finisce via Del Mercato? Dove comincia e finisce via Nuova? Dove comincia e finisce questo posto, che non è nè l’una, nè l’altra via, e, al tempo stesso, è entrambe?”.
Proprio in questi giorni di fine novembre, cade il 70esimo anniversario del ritiro dalle scene di Charles Adrien Wettach, in arte Grock. Semplicemente, il più grande clown di tutti i tempi. Uno che, a detta dei critici: “Faceva piangere i bambini per la sua tenerezza, e dietro le quinte era un tiranno”.
Emblematico, a questo riguardo, è l’altro graffito che sorge sul posto: un volto per metà di un normale essere umano, per l’altra metà di un ghignante pagliaccio.
Dove sta, dunque, la verità?
“Il Nome della Rosa” di Umberto Eco, in un segmento cita proprio San Lorenzo, ricordando come: “…Quando fu posto sulla graticola, ad un certo punto invitò i carnefici a girarlo dall’altra parte, dicendo che da quella era già cotto…. San lorenzo sapeva dunque dir cose ridicole, sia pure per umiliare i propri nemici”. E, siccome il nostro San Lorenzo sembra, come dicevamo sopra, ridersela di gusto, pur in mezzo a tanta serietà, alta letteratura ed austerità, se volete dare un nome a quest’angolo, chiamatelo Via Grock, e buonanotte.