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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

“Civico 30” (terza parte) di Silvia Meacci

DiDiari Toscani

Lug 10, 2022

Rina

Dovrò dirglielo, alla Bianca. Piano piano, se ne vanno via tutte le cose di quando era bambina, la dote, gli oggetti della casa di Montalcino, del conte Fosco e della povera contessa. Anche ieri ho sacrificato un collettino di pizzo antico. Madonna, mi sembra di rivederla la vecchia, la signora Waltrude, tutta trine e merletti. La Bianca lo deve capire che, così, non si può continuare. Comincio ad avere i miei malanni, anche io. Gesummaria! Fare le scale, su e giù, ogni giorno che Dio mette in terra, per di più con tutte quelle cose! E poi, ultimamente, Tommaso e la Silvia mi guardano strani. Sarà, ma… insomma, devo stare più attenta. Oggi, però, sono soddisfatta: son stata proprio brava. Sono sicura che il gattino piacerà alla mia Bianchina e anche alla sua fedele compagna. Il micio ha gli occhi mezzi chiusi, cerco di tenerlo in braccio e tuttavia mi sfugge. È piccolo, è lagnoso, mi graffia debolmente. “Fermo, dai, piccolo, non fare storie! Madonnina, così mi graffi tutta la mano. Starai bene con noi tre, mica con quella befana della pollaiola, che vi tiene tutti ammassati in quella botteguccia”.

“Bianchina, guardate un po’! Vi ho portato un amico. Wunderbar, no?, come dite voi! Potete anche prenderlo in grembo, così, su, attenta! Certo, col micio dovremo fare un’eccezione, non possiamo chiuderlo lì, vero Bianchina?”.

Riprendo fiato, vado alla finestra aperta del salottino. Guardo giù. I frugoli sono in cortile e si muovono come se gli mancasse qualcosa. Quanto sono buffi! Soprattutto lui, per come agita quelle manine e come scuote la testa. Lei è tanto caruccia, una vera madonnina nell’aspetto, ma anche parecchio acuta. Non vorrei che mi rompessero le uova nel paniere.

“Avete fame, Bianchina? Apparecchio. Oggi c’è la zuppa e lo stracotto avanzato da ieri. Ho preso il burro che vi piace tanto, faccio dei crostini, va bene? Ma prima che me ne dimentichi, scendo giusto una rampa di scale per lasciare una cosa alla famiglia di sotto”.

Osservo la libreria dell’ingresso. Ormai è un po’ sguarnita, ma, comunque, vediamo… ecco, questo potrebbe fare al caso loro.

Tommaso

Mi è sempre piaciuto stare in cucina da Silvia. Stiamo giocando a shangai sulla tovaglia a quadrettoni gialli e verdi, i gomiti puntati sul tavolo. Le briciole mi bucano. Quando tocca a me, Silvia fa il gesto di muovere la tovaglia per far crollare tutto e io la minaccio con gli occhi. La sua mamma canta e lava i piatti. Ha un grembiule buffo, tutto colorato, uguale a quello di Silvia. Sua mamma ha anche un nome allegro, si chiama Serafina. Sembra felice, non come la mia, che veste di nero, fuma in continuazione, parlotta al telefono e sparisce per ore con la scusa che il babbo è a casa, nel suo studio. Mi piace stare lì. Per Silvia. Per le penne al ragù. Per il ciambellone. E poi mi piace la loro cucina, perché c’è una porticina di servizio che dà direttamente su delle scalette che collegano tutti gli appartamenti di quel lato. Mi ha detto Silvia che un tempo erano usate dalla servitù per scendere in cortile, senza che i padroni fossero disturbati dal viavai. Noi, nel nostro appartamento, siccome dà sul davanti della strada, non ce l’abbiamo quell’ apertura segreta.

Una volta, mesi fa, Silvia ed io siamo scesi, da lì, fin giù in cortile. Io avevo paura, ma poi ho pensato di essere Captain Miki in azione con la sua fidanzata e mi sono fatto coraggio. C’erano ragnatele enormi. Sul muro scrostato c’era un poster di un tipo che mi fissava. Aveva occhi severi, capelli lunghi e barba, neri, neri. Che fifa! Silvia dice che si chiama Ceghevara, ma io non so chi sia. Per suo padre è un eroe. “Bambini, io vado da Maria. È stata gentile la tua mamma a prestarmi la tortiera! Gliela riporto e facciamo due chiacchiere. Ah, Silvia, dove hai messo i tuoi stivali di gomma? Non ti ricordi che ti avevo detto di lasciarli fuori dalla porta, perché sennò sporcavano in casa? Ormai hai 9 anni, devi imparare ad avere occhio!”

“Ma mamma, li ho lasciati lì, sul pianerottolo!”

“No, Amore, non ci sono! Mah! Anzi, buffo, accanto allo zerbino ho trovato questo libro: Favole e sonetti pastorali di Luigi Clasio. Mica è tuo, Tommi?”

“No, signora. Non è mio!”

“Chiederò a tua madre se ne sa qualcosa lei. Fate i bravi! Se avete sete, la caraffa dell’acqua è lì. C’è anche il succo d’arancia in frigo. La togli tu la tovaglia dal tavolo, dopo? Comunque io torno subito”. Io e Silvia ci guardiamo ed è come capirsi all’istante…

Prima parte

Seconda parte

Illustrazione di Luna Biggi classe III A liceo artistico Gentileschi di Carrara