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Diari Toscani

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Aldo Palazzeschi: la poesia come compagna

DiPierluigi Califano

Giu 25, 2022

Aldo Pietro Vincenzo Giurlani ovvero Aldo Palazzeschi, nacque a Firenze il 2 febbraio 1885, nel giorno della candelora. In quel dì, secondo la tradizione, si comprende se arriverà presto la primavera oppure se l’inverno sarà ancora lungo e freddo. Frequentò gli studi di ragioneria ma la sua vera attitudine era quella della scrittura. A soli 17 anni si dedicò alla recitazione ed assunse lo pseudonimo di Aldo Palazzeschi, il padre non fu molto felice di questa sua passione per il teatro. L’infatuazione durò poco e il giovane si dedicò alla poesia, il suo primo amore. La sua famiglia era molto abbiente e grazie a ciò ebbe modo di pubblicare il suo primo libro di poesie: “I cavalli bianchi”. Il nome dell’editore immaginario era quello del suo gatto: Cesare Blanc. Le sue prime opere, sempre auto pubblicate, erano molto crepuscolari. Il tema della morte ricorreva e i componimenti erano intrisi di profonda tristezza.

Nel 1908 pubblicò, sempre con il suo immaginario editore, il suo primo romanzo: “Riflessi”. Era un componimento dalle due facce, una decadente e mistica, l’altra comica con risvolti sull’attualità dell’epoca. L’incontro con Filippo Tommaso Marinetti, che era rimasto colpito dai suoi versi, lo catapultò nel futurismo. Iniziò a collaborare con la rivista “Poesia”. Aldo Palazzeschi era attratto dal movimento futurista malgrado non ne condividesse l’interventismo belligerante. Ciò gli creò una lacerazione interiore lenita dalla poesia, dai romanzi. Fu salvato dal potere terapeutico della scrittura e grazie allo stesso pubblicò nel 1911 il romanzo: “Il codice di Peralà”. Ci sono momenti nella vita nei quali si incontrano persone che fanno parte della storia, sono la storia. Nel 1912 conobbe Ardengo Soffici e Giovanni Papini e nel 1914 li raggiunse a Parigi. Frequentò Apollinaire, Modigliani, Boccioni e Ungaretti. Ebbe modo di visitare lo studio parigino di Pablo Picasso.

La prima guerra mondiale sconvolse gli equilibri. Aldo Giurlani dovette riporre nel cassetto lo pseudonimo di Palazzeschi. Venne richiamato alle armi nel 1916. Scrisse in quel periodo “Vita militare, dei bozzetti di quotidianità”. Nel 1920 pubblicò “Due imperi mancanti”, un’autobiografia del suo periodo bellico.

Quella di Palazzeschi può essere considerata alla stregua di Kerouac, una esistenza sempre in viaggio. Era come se stesse fuggendo da qualcosa, forse da se stesso, un continuo peregrinare. Si recò più volte a Parigi, a Roma, nella sua amata Toscana. Con l’avvento del fascismo i suoi spostamenti divennero più difficili, il regime controllava ogni spostamento.

Nel 1934 aveva pubblicato il romanzo “Le sorelle Materassi”. Era la storia di tre sorelle, due nubili e una ripudiata dal marito, che perdono tutto a causa di un nipote bugiardo e arrivista. Una metafora sul bisogno di amore, su quanto possa essere pericoloso cercarlo ad ogni costo dove non esiste.

Tra il 1938 e il 1940 morirono i suoi genitori, Aldo Palazzeschi si stabilì definitivamente a Roma.

Nel 1945 pubblicò “Tre imperi mancanti”. Un’altra guerra e nessun nuovo impero, la sua tagliente ironia toscana intrise quelle pagine autobiografiche. Nei primi anni ’50 collaborò con la rivista Epoca. Nel 1953 pubblicò il romanzo “Roma”: era un’opera che aveva ancora dentro i segni del futurismo, un omaggio e una feroce critica verso la città che lo aveva adottato.

Nel 1960 l’università degli studi di Padova gli conferì la laurea in lettere honoris causa, il suo discorso di ringraziamento fu come sempre timido e impacciato.
Nel 1964 pubblicò il romanzo “Il piacere della memoria”: un’altra narrazione autobiografica; Palazzeschi amava raccontarsi e attraverso i suoi occhi scrivere del paese, delle sue bellezze e le sue brutture. Era come se registrasse in una pellicola immaginaria il suo vissuto, focalizzasse la sua attenzione su ciò che lo circondava e poi lo condivideva con gli altri. Negli anni che seguirono continuò a scrivere prose, come la raccolta “Ieri, oggi e… non domani”. Pubblicò il romanzo “Il Doge”: la storia di una profonda amicizia.

Nel 1972 la Rai decise di produrre e mettere in onda “Le sorelle Materassi”. Aldo Palazzeschi supervisionò la produzione, come un padre affettuoso che accompagna sua figlia all’altare. Grazie allo sceneggiato televisivo milioni di italiani conobbero le sue opere: il potere della televisione.

Continuò a collaborare con varie testate fino alla sua morte che avvenne in un giorno caldo di agosto del 1974, a causa di un ascesso dentario trascurato.

Aldo Palazzeschi non si sposò, non ebbe nessuna compagna se non la sua amata poesia.
Ha conosciuto e frequentato i più grandi artisti del ‘900.
Ha raccontato un secolo di ideali traditi, di passioni condivise.

Palazzeschi riposa a Firenze, nella sua Toscana, che ha atteso il suo ritorno per renderlo immortale.