• Gio. Apr 18th, 2024

Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Il gennaio più freddo della storia di Carrara: la nevicata del 1985

DiVinicia Tesconi

Gen 12, 2022

Le avvisaglie erano cominciate già a Natale: un freddo inconsueto per la costa apuana, di norma sempre mitigata dalla presenza del mare e protetta dalla corona di montagne dell’Appennino e delle Apuane. Ma in inverno, il freddo ci stava e nessuno a Carrara avrebbe anche solo ipotizzato la presenza di qualche fiocco di neve. La neve al mare? Non era possibile, anche se in passato era capitato, in due o tre episodi ormai lontani nel tempo e comunque di entità relativamente limitata. Il caso, fino ad allora, più famoso era stata la nevicata del febbraio 1956, che aveva imbiancato la città e anche la spiaggia, oltre, ovviamente, gran parte dell’Italia. A Carrara la neve era durata alcuni giorni: il tempo di scattare le immagini straordinarie per gli archivi fotografici fino ad allora esistenti. Nel resto d’Italia neve e temperature sotto lo zero si registrarono in tutto il nord con qualche punta eccezionale che giunse fino a Roma, ma tutto si risolse nell’arco di una ventina di giorni creando più stupore e divertimento che disagi. Ma il ’56 era passato da 20 anni e sembrava destinato a restare un incredibile caso isolato nella storia metereologica di Carrara.

Il freddo intenso del Natale 1984 non accennava a diminuire. Il capodanno fu gelido e i primi giorni del 1985, se pur baciati da un cielo terso e un sole splendido, videro il termometro scendere inesorabilmente sotto lo zero. Ma la neve era ancora un’idea impensabile per la maggioranza delle persone. Solo i meteorologi cominciavano a intravedere l’esito di una combinazione climatica rarissima. L’anticiclone delle Azzorre stava puntando direttamente verso nord, toccando la penisola scandinava e lambendo il circolo polare artico, mentre l’anticiclone proveniente dalla Russia – dalla Siberia, per la precisione, cioè dal luogo, in assoluto, più freddo dell’emisfero boreale – spingeva il gelo sull’Europa centrale fino al nord d’Italia. Le correnti più temperate rimasero bloccate sull’Atlantico, mentre una depressione si combinò con l’anticiclone russo portando la prima neve in quota e qualche fiocco sulla Lunigiana, che, a differenza della costa, era più abituata a vedere paesaggi imbiancati.

Poi, una zona di alta pressione si formò sopra il polo nord, riscaldando, in modo inconsueto, l’atmosfera in quota, con la conseguenza di liberare, negli strati più bassi, vortici di correnti gelide che investirono l’Europa: il fenomeno, chiamato stratwarming, dal 1900 ad oggi si è verificato solo cinque volte. Non accadde nel 1956 e nel 1985 raggiunse la sua maggiore entità.

Il 4 gennaio 1985 la temperatura sulle Alpi era già scesa a – 10 gradi centigradi. Su Carrara splendeva il sole ma la colonnina del termometro, a mezzogiorno, era un grado sotto lo zero. Nel pomeriggio verso le 17, si addensarono improvvisamente delle nubi e cominciarono a cadere fiocchi di neve. Grossi, corposi, intensi: in pochi minuti crearono un paesaggio incantato, favorito anche dalla presenza degli alberi di Natale. Piazza Farini aveva il classico grande abete natalizio al centro, allestito ogni anno dal comune e illuminato da fili di luci colorate: per la prima volta fu completamente imbiancato dalla neve, mentre la gente, restava attonita di fronte a uno spettacolo praticamente mai visto. In serata, tuttavia, la nevicata sembrava finita senza aver “attaccato” se non a sprazzi. Il freddo polare non mollava la presa, ma tutti i carraresi erano convinti di aver già avuto la loro parte di “bianco Natale” e ne erano contenti. I telegiornali rimandavano le immagini di Roma che, con quella stessa nevicata, era finita sotto dieci centimetri di neve e di molte parti nel resto d’Italia ricoperte dal manto nevoso. Ma una nuova corrente gelata era pronta a scendere da nord: nella discesa si scontrò con un fronte caldo che risaliva dal nord Africa. Di nuovo si creò un vortice che investì l’Europa e saltò ancora la grande muraglia delle Alpi, per scendere sull’Italia tutta. La mattina del 7 gennaio, Carrara si svegliò sotto 30 centimetri di neve: così tanta, in città e sul mare, non l’aveva mai vista nessuno. In Toscana le temperature andarono a -25°. Le scuole vennero chiuse, i mezzi di trasporto restarono bloccati perché non esistevano mezzi per liberare le strade dalla neve. Quasi tutte le auto erano ferme perché le catene, in una cittadina di mare, non ce le aveva nessuno. Tutto era immobile, sospeso in quell’aria cristallina di gelo che sembrava aver congelato il tempo. E allora scoppiò la gioia, di tutti: quelli che la neve non l’avevano mai vista, quelli che, invece, andavano a sciare ed erano attrezzati per affrontarla. Tutti uscirono nelle strade bianche e deserte di traffico. Lungo il viale XX Settembre e nelle vie del centro c’erano persone con gli slittini, alcuni con gli sci, altri con semplici sacchetti di nylon usati come scivoli sulla neve. Tutti imbaccuccati con sciarpe, guanti, cappelli, vari strati di maglioni e cappotti, anche fuori moda, ripescati per fronteggiare il freddo, per uscire fuori e godersi quell’evento incredibile che, in tanti, sospettavano anche irripetibile. Guance rosse, occhi imperlati di lacrime da gelo e sorrisi infiniti.

La neve durò oltre un mese. Nevicò ancora il 13 gennaio quando su Milano e tutto il nord vennero letteralmente travolti dalla neve, pur essendo loro, invece, zone abituate e attrezzate per affrontare anche quel tipo di perturbazione atmosferica. Le temperature arrivarono a -30, in tanti luoghi cadde più di un metro di neve che fece anche danni: il tetto del Vigorelli, palasport di Milano crollò sotto il peso della neve, le difficoltà di spostamento anche nei centri cittadini bloccarono attività e uffici con danni economici rilevanti, ma a tutti quelli che vissero il gelido gennaio dell’85 restò la sensazione di aver assistito a un prodigio: il mondo che si inchinava alla bellezza e alla prepotenza della natura, il tempo urlato e rincorso che sprofondava nella lentezza di movimento che impone la neve e la facilità con cui tutti si riscoprirono bambini.

© Foto Archivio Michelino