Esistono persone che cercano per tutta la vita di entrare nel mondo dello spettacolo, di recitare e così di vivere le mille vite che ognuno di noi vorrebbe vivere. Poi ci sono quelle che, per talento e per caso, diventano veri e propri personaggi che incarnano il popolo e rimangono per sempre nell’immaginario collettivo. È il caso di Elena Fabrizi, sorella minore del più noto Aldo, che nacque a Roma il 17 giugno 1915. Elena aprì un ristorante nel cuore della romanità, in Campo de Fiori che il cinema ha narrato con pellicole indimenticabili, interpretate anche dal fratello. Il ristorante di Campo de Fiori era gestito da Elena Fabrizi insieme a suo marito Renato Trabalza, un macellaio di Testaccio, altro quartiere storico romano. Dopo aver aperto un nuovo locale sull’Isola Tiberina, un piccolo isolotto che divide il Tevere nei pressi di Trastevere, Elena Fabrizi divenne Sora Lella, come recitava il nome del nuovo ristorante. Appassionata di teatro, senza avere l’appoggio di suo fratello Aldo, che non la reputava all’altezza di poter recitare, Sora Lella esordì nel cinema. Il film era il capolavoro della commedia, diretto da Mario Monicelli: I Soliti ignoti. Da quel momento la sua mole, quella voce unica, unita alla cadenza molto romanesca, le aprirono le porte del mondo dello spettacolo. Elena Fabrizi, la Sora Lella, recitò accanto ai mostri sacri dele cinema italiano. Totò, Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Vittorio Gassman. Pellicole come: I tartassati, accanto a Totò e suo fratello Aldo, C’eravamo tanto amati, un film che dovrebbe essere visto nelle scuole e potrebbe insegnare anche più di qualche libro. Il successo ottenuto al cinema, aprirono a Sora Lella le porte della televisione. Interpretò se stessa in uno dei primi programmi che parlava di cucina, ricette da svelare agli italiani, con quei trucchi che oggi hanno fatto dei nuovi chef delle star internazionali, perdendo quella parte romantica e genuina della Roma che non c’è più. Arrivarono gli anni Ottanta e si innamorò di Sora Lella, un giovane attore e regista romano, Carlo Verdone. Aveva sentito Sora Lella che parlava dai microfoni di Radio Lazio, mentre dava consigli agli ascoltatori che le esponevano i loro problemi. La nonna in Bianco Rosso e Verdone, resta un’interpretazione fatta con la naturalità di una vera nonna portata sul grande schermo, era il 1981. Per Bianco Rosso e Verdone, Elena Fabrizi, la Sora Lella, vinse il Nastro d’Argento come migliore attrice esordiente. Due anni dopo Sora Lella fu protagonista di Acqua e Sapone, un altro film nella storia della commedia italiana e per il quale vinse il David di Donatello come migliore attrice protagonista. Tra le due pellicole Sora Lella recitò nello sceneggiato televisivo, Storia d’amore e d’amicizia, accanto a Ferruccio Amendola, Claudio Amendola, Barbara de Rossi e Massimo Bonetti. Lo sceneggiato fu seguito da oltre 14 milioni di italiani, riscuotendo un buon successo di critica. Negli anni Ottanta e Novanta, Sora Lella fu protagonista di varie pellicole appartenenti al filone commedia sexy all’italiana, interpretate più che altro da Alvaro Vitali nei panni di Pierino, che ancora oggi mi provocano notevoli fastidi gastrointestinali, ma questa è un’altra storia. Tornando alla nostra Sora Lella, fu ospite quasi fissa del Maurizio Costanzo Show, raccontando aneddoti su quella Roma sparita che affascinava e affascina per la sua unicità. Sora Lella tornò al cinema insieme a Carlo Verdone, nella commedia: Sette chili in sette giorni, nel quale interpretò il ruolo di una donna che non riusciva a dimagrire e di certo neppure lo desiderava. Sora Lella era una grande tifosa della Lazio e quando le chiedevano per quale motivo lo fosse, rispondeva seraficamente e romanescamente: Perché quanno so nata c’era solo la Lazio, la Roma ancora nun esisteva. Elena Fabrizi, la Sora Lella morì il 9 agosto del 1993, all’età di 78 anni. Era malata da tempo di diabete che le portò una fatale ischemia celebrale. Al suo funerale, nella sua amata Isola Tiberina, era presente quasi tutto il cinema italiano e oggi riposa nel Cimitero Flaminio a Prima Porta. Oggi il suo nome esiste ancora sull’insegna del ristorante sull’Isola Tiberina, gestito dai nipoti, figli di suo figlio Aldo e per chi ama la cucina romana è una tappa irrinunciabile.
