“Caravaggio e il Novecento. Roberto Longhi, Anna Banti”, la nuova mostra a Villa Bardini, non è dedicata a Caravaggio, ma omaggia una coppia, unita nella vita e negli interessi, che diffondendo arte riuscì a illuminare un secolo negletto, il Seicento. Anna Banti, riportò in auge Artemisia ( Gentileschi), scrivendone, e Roberto Longhi puntò i riflettori su Michelangelo Merisi (il Caravaggio ), dapprima scegliendolo come tema della tesi e successivamente prodigandosi nella rivalutazione internazionale dell’artista che ai primi anni del ‘900 era ritenuto solo l’ultimo pittore del Rinascimento. Determinante la mostra milanese del 1951 che Longhi dedicò a Caravaggio a Palazzo Reale. Del Merisi i visitatori potranno ammirare “Ragazzo morso da un ramarro”, datato 1597, esposto insieme ad altri dipinti caravaggeschi, tra cui gli “Apostoli” di Jusepe de Ribera: San Bartolomeo, San Tommaso e San Giuda Taddeo, ritratti con decisi tagli di luce.

Lei allieva, lui professore, si sposarono nel 1924. Le personalità di entrambi i coniugi affascineranno il visitatore. Longhi, molto dandy, sempre curato nel vestire e nell’aspetto fiero, superbo, ci appare in tutte le sue poliedriche sfaccettature: collezionista, storico dell’arte, critico, pittore, docente. Geniale, produttivo e intraprendente, basta pensare che da bambino, a 8 anni, aveva già letto 180 libri e li aveva elencati in ordine in un quadernino. Anna Banti, anche storica dell’arte, prolifica scrittrice, traduttrice, critica letteraria, teatrale, cinematografica, amica di Maria Bellonci, Gianna Manzini, Alba De Céspedes, Sibilla Aleramo. Dolce nell’aspetto ma risoluta, tanto che nel 1928 decise di crearsi un’altra “identità”: optò per un taglio di capelli alla maschietto e adottò lo pseudonimo “Anna Banti”, abbandonando così il suo nome originario, Lucia Lopresti, per non dipendere né dalla famiglia d’origine, né dal marito.

Dodici le sezioni del percorso espositivo con opere d’arte, foto, cimeli e documenti attinti dai forzieri della Fondazione Longhi. Tutto concorre a suggerire l’immersione dei Longhi nel mondo artistico internazionale e la vastità delle relazioni tramite corrispondenze, collaborazioni, riviste, dediche, frequentazioni. Sono circa 2800 i nomi delle personalità dell’epoca impressi sul gigantesco “memoriale” a indicare le fervide relazioni culturali intrise di profondo sentire che la coppia riuscì a tessere da Villa Il Tasso a Firenze. Un vasto cenacolo di intellettuali e artisti che si incontrava anche al Caffè Roma di Forte dei Marmi, il quarto platano di Piazza Garibaldi, o in Versilia a giocare a bocce. Nel 1932 i Longhi acquistarono a Poveromo un villino in riva al mare ma dopo i danni causati dalla guerra, si costruirono una casa più appartata ai Ronchi, il Cancello Rosso. Bellissimi i dipinti di Carrà presenti nella collezione dedicati al mare o i ritratti di famiglia realizzati da Leonetta Cecchi Pieraccini.

Meravigliose le foto di Ghitta Carell. Molto suggestiva la sala dedicata ai dipinti del ‘900, Carrà, de Pisis, Guttuso, Sciltian, Socrate, e in particolare a quelli di Morandi, creazioni “intime” e deliziose che ritraggono mazzetti di fiori, donati alla fortunata famiglia Longhi. Morandi e Longhi, entrambi classe 1890, erano divenuti amici a Bologna, dove quest’ultimo insegnava come professore di Storia dell’Arte all’Università dal 1934. Per lui Morandi era “uno dei migliori pittori viventi d’Italia”.

A metà del percorso espositivo i visitatori troveranno anche una Silent Room dove riposare la mente titillata dalle molteplici emozioni e suggestioni. Commovente leggere il testamento di Longhi scritto nei giorni successivi all’armistizio: “(…) e qualora alla mia morte l’Italia si trovi ancora sotto il regime fascista dispongo che la mia collezione venga posta all’asta pubblica e il ricavato dovrà servire a creare borse di studio per giovani storici dell’arte perché studiare storia dell’arte vuol dire imparare la libertà”. Longhi morì nel 1970 e nel 1971, secondo le sue ultime volontà, fu costituita una fondazione allo scopo di favorire gli studi della storia dell’arte, promuovere pubblicazioni scientifiche, mostre, borse di studio e tutelare il patrimonio artistico. La mostra evoca e suggerisce rimandi, ma non può riuscire ad approfondire due vite così profondamente vissute e produttive, tanto che, a integrazione è consigliabile la lettura del “catalogo”, in verità un vero e proprio libro, con venti saggi che della coppia mettono in luce aspetti vari e inediti.
“Caravaggio e il Novecento. Roberto Longhi, Anna Banti”
A cura di Cristina Acidini e Claudio Paolini, promossa da Fondazione CR Firenze, in collaborazione con Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi.
Fino al 20 luglio 2025 a Villa Bardini Firenze.