Charles Dickens e Zio Paperone, che relazione esiste tra i due? È partito principalmente da questa domanda l’interessante convegno tenutosi sabato 14 dicembre a Carrara, presso il circolo letterario Dickens Fellowship, di piazza Alberica. Introdotto dalla professoressa Marzia Dati, dottore di ricerca con lode in letteratura nordamericana e presidentessa del circolo, ha guidato questo viaggio il professor Roberto Scala, insegnante di inglese presso i Licei della Lunigiana con un dottorato in ricerca in letteratura inglese nonché presidente della Sezione ANILS di Massa-Carrara. Zio Paperone, Uncle Scrooge in inglese, come ci ha raccontato lui stesso, prende il nome proprio dal protagonista del Canto di Natale, opera che ha contribuito a rendere ancora più famoso il nome di Dickens nella letteratura mondiale. Carl Barks, l’inventore dei paperi, aveva bisogno di trovare un nome per un personaggio che, inizialmente, avrebbe dovuto solo fare da comparsa nell’ universo disneyano e che doveva incarnare le qualità di un pennuto vecchio, arcigno e decisamente taccagno. Scrooge, che è entrato in poco tempo nel vocabolario inglese per definire un avaro, era quello giusto. E così partendo dalla sua prima apparizione del 1947, nella storia “Donald Duck in Christmas on Mountain bear”, tradotta in italiano con Natale a Monte Orso, ha raccontato l’evoluzione di un personaggio che, piano piano, ha conquistato spazio negli albi a fumetti e nell’immaginario collettivo, non solo di bambini e ragazzi, ma anche di tanti adulti. Il Paperone ricco e avaro, dapprima, comparve solo nelle strisce americane, poi, dal 1968, grazie all’albo “Vita e dollari di Paperon de Paperoni”, introdotto niente meno che da Dino Buzzati, ottenne l’ufficiale consacrazione, sebbene visse principalmente due vite parallele: l’Uncle Scrooge americano ottenne una caratterizzazione diversa rispetto a quella del Paperone italiano, disegnato e sceneggiato da grandi artisti come Romano Scarpa, Giorgio Cavazzano e Guido Martina tra i tanti.




Il folto pubblico è rimasto letteralmente affascinato per la quantità di sfumature umane e psicologiche che il professor Di Scala è riuscito, con maestria e molta simpatia, a descrivere, leggendo con spiccate doti interpretative, alcune tavole che venivano proiettate. E’ stato anche molto interessante apprendere come, sia Zio Paperone che tutti gli altri personaggi del panorama Disney, si siano adattati alle esigenze del periodo storico in cui sono stati pubblicati, fino ad arrivare ad alcune forzature moderne dovute al “politically correct”. Un’ora circa di presentazione alla fine della quale, tra molti sorrisi e domande degli ascoltatori, è stato possibile vedere, come già dal titolo si era potuto capire, come Dickens abbia potuto “mettere le piume”. Insomma una felice intuizione del circolo che non si conclude qui: la professoressa Dati ha rinnovato a tutti a gennaio l’invito per una giornata esclusiva sul soggiorno di Dickens a Carrara e per tante altre iniziative tutte da scoprire.