seconda e ultima parte
Torniamo a lei: c’è un collegamento tra lei e la Lunigiana? Come l’ha scoperta?
Nel 1995 sono stato a Lerici e Fiascherino e ricordo di essermi addentrato nell’entroterra, dove ho visto la Apuane, con il Pisanino, il Pizzo d’Uccello. Ma è stato nel 1999 che, ospite di Lindy Hemming, una costumista che vive a Fertigliana, una frazione di Fivizzano, (più volte premiata per i suoi lavori, n.d.r.) per scrivere qualcosa insieme ad Adrian Dunbar, mi sono innamorato del posto ed ho deciso di comprare una casa. Mi piace qui perché non è come nel resto della Toscana, è più selvaggia e incontaminata. Mi dà l’idea di un’isola non affollata da turisti, un posto che conserva la sua autenticità.
Los Angeles, Hollywood, Lunigiana. Come riesce a trovare un equilibrio tra due posti, due mondi completamente diversi?
Questo è un buon punto: le persone a Los Angeles mi chiedono come sia la mia vita in Lunigiana ed io gli rispondo che è assolutamente l’opposto di lì, ecco perché mi piace. Quando mi sono trasferito a Los Angeles nel 1996, avevo un sacco di lavoro, volevo fare solo film e l’Inghilterra non era molto attrattiva in quel periodo. Gli Stati Uniti in quei tempi erano più in linea con le mie sensibilità, mentre oggi sono molto più vicino al modo europeo di fare film. Ne ho fatti alcuni strani, ma in America c’è la cultura dell’intrattenimento. Mi piacciono i film speciali, non quelli d’élite.
Cosa intende per film speciali e film d’élite? Spesso molte persone pensano che siano la stessa cosa
No, non lo sono affatto. Se prendi un film come “La prima bella cosa” di Virzì, per me è speciale e non d’élite, perché non hai bisogno di una laurea per capirlo, così come non hai bisogno di appartenere ad una certa classe sociale per apprezzarlo. “La vita è bella” è un film speciale e non d’élite. Prendi un altro film come “L’albero degli zoccoli”, che a me piace tanto, non è proprio un film d’élite, non è arrogante è accessibile. Ho fatto un film intitolato “Hector e la ricerca della felicità”, mi piace molto e ne sono molto orgoglioso, ha una trama fortemente intellettuale. È come se la mia intenzione fosse stata inizialmente di suscitare emozioni e di seguito una riflessione, seguendo questo ordine. Se fai un film cerebrale deve esserlo a seguito della storia altrimenti è come una lezione universitaria.
Accessibile perchè i film dovrebbero essere per tutti quanti?
Io credo che un regista debba conoscere il proprio pubblico. Se faccio un film di Natale con Danny De Vito, so che il mio pubblico è per la maggior parte formato da famiglie americane e deve essere universale. So di dover spingere alcuni bottoni ed evitare di spingerne altri. Nel film che voglio fare ora, “The beauty of sharks”, voglio spingere tutti i bottoni che ho a disposizione: è dark, è leggero, è romantico, glorioso, triste. È un film oscuro perché è in quello spazio che posso essere completamente me stesso.”
Si può dire che la Lunigiana influenzi la sua creatività e se sì, come?
Direi… più che la Lunigiana, l’Italia, che include comunque la Lunigiana. Lascia che ti dica questo, ‘Funny bones’, che è stato il mio secondo grande film per il cinema, è stato accolto bene dal Guardian, un giornale che si occupa di cinema. La recensione si apriva con questa frase: ‘Peter Chelsom è un regista molto più europeo degli inglesi’ e questo è un complimento. Tutto ciò è accaduto perchè non sono mai stato parte di un gruppo, una scuola di registi. Non ho frequentato l’università di Oxford o Cambridge, non ho mai fatto regia in teatro, non ho mai fatto parte di un particolare gruppo o tipo di registi. Ridley Scott e Alan Parker sono stati molto gentili con me riconoscendomi il fatto che non ero tipicamente inglese, visto che all’epoca venivano fatti film con quello stile, ma non era il mio”.
Qual è il suo approccio con la critica?
Mi fa davvero arrabbiare
Se un giornalista scrive che uno dei suoi film è un disastro come la prende?
È orribile perché il mio lavoro è personale. In molti dei miei lavori io mi espongo e fa male. In questo momento se c’è una buona recensione, è ciò di cui ho bisogno. Ne ho appena ricevuto una fantastica a Roma, riguardo il film di Natale e… sono molto felice.
Quando uscirà?
La première è già stata fatta a Roma, il film uscirà il 5 dicembre in tutte le sale e spero di riuscire ad organizzarne anche una a Fivizzano per lo stesso giorno.
Hanna Montana, Security ed ora il film di Natale…
Hanna Montana è stato un film strano, la Disney mi ha chiamò dicendomi che amava il mio lavoro e mi offrì questa possibilità. È stato molto divertente oltreché un gran successo. Sono molto contento di quel film.”
Quali sono i suoi progetti futuri?
‘The beauty of sharks’, la bellezza degli squali. Squali nel senso figurativo, metaforico. Parla di una truffa, è una storia drammatica, ma anche dark di vendetta ambientata ad Amalfi nel 1958.
Lei lavora da solo o si avvale di un gruppo di sceneggiatori?
La maggior parte del mio lavoro lo svolgo con la mia collaboratrice, Tinker Lindsay. La sceneggiatura è tutto, mi sento molto fortunato ad avere lei come coautrice. Nel mio primo film intitolato “Hear my song”(Il mistero di Jo Locke, il sosia e Miss Britannia ’58, n.d.r.), un film alla cui première ha assistito la principessa Diana, ha recitato Ned Beatty che, per la sua interpretazione, ha ricevuto anche una nomination ai BAFTA. Lindsay era sua moglie all’epoca per cui la conosco da almeno 34 anni, le chiesi di scrivere per me e siamo davvero in ottima sintonia. È una persona fantastica, abbiamo un metodo molto efficace. Abbiamo delle regole, la struttura è molto importante, bisogna capirla subito”
Qual è il suo processo creativo?
È interessante. Alcune persone mi dicono, a volte, che hanno un’idea per un film ed io gli suggerisco sempre di scriverla, mezza paginetta. Sapessi com’è difficile esporre un’idea in mezza pagina. Il metodo con cui io lavoro è che se ho un’idea, devo buttarla giù il più veloce possibile, ma in poche parole devo riuscire a descrivere la trama di un film che la gente vorrà a andare a vedere. Questo film di Natale ha delle premesse molto semplici: una ragazzina ogni anno a natale va nelle Dolomiti dove il nonno gestisce un hotel. Questa volta ci va ad agosto perché i suoi genitori si stanno separando e vogliono che a dirglielo sia il nonno; lei apprende questa notizia ed insiste per festeggiare il Natale ad agosto perché sarà l’ultima volta in cui lo faranno tutti insieme. Ecco la premessa da cui partire, poi la affini pagina dopo pagina, ma l’inizio deve essere superbo. A volte fai dieci pagine, a volte venti a volte quaranta, ma non per forza nello stile di una sceneggiatura, magari in quello di un racconto. Dopo ti fai uno schema di ogni singola scena, ma la struttura è la cosa più importante. C’è questa teoria dei tre atti nelle sceneggiature, per esempio nel film “The beauty of Sharks” il punto della trama che ti porta dal primo atto al secondo cade a pagina 18, che va benissimo. In molti film, nella fase di montaggio, si cerca di avere un primo atto corto perché si vuole entrare subito nel mezzo del racconto. La struttura è una cosa molto semplice, ma difficile da mettere in pratica, la formula che di solito si usa è 20 pagine il primo, 60 il secondo e 20 il terzo. Io e Lindsay siamo molto disciplinati, per scrivere la sceneggiatura del film di Natale, che abbiamo scritto a Fivizzano, ogni mattina io facevo il mio Tal Chi, lei le sue camminate in montagna e alle 10 in punto ci vedevamo per cominciare a lavorare, seguendo sempre la stessa tabella oraria. Il bello di avere una coautrice è quello di avere degli obblighi: non puoi procrastinare o dire no, oggi non mi va. Hai degli obblighi, devi cominciare alle 10, lei si deve preparare, tu pure ed entro quegli orari devi rimanere. Direi che non è la Lunigiana che influisce sul modo con cui vedo le cose, ma è il posto magnifico che ho per scrivere, crea l’atmosfera giusta, la prospettiva di isolamento perché come artista o sei immerso oppure sei a parte. La Lunigiana è un posto bellissimo per scrivere, ispira molto”
Com’è il suo rapporto con Tinker?
Con Tinker non sono competitivo, l’ego è a parte e non c’è mai nessuna idea sbagliata. Non diciamo mai questa idea è sbagliata o non funziona. Cerchiamo di capire per quale motivo è venuta in mente, qual era l’obiettivo che si voleva raggiungere, che cosa aveva solleticato. Facciamo una specie di brain-storming dove alla fine scegliamo cosa sviluppare e cosa cancellare, è davvero un buon modo di lavorare perchè siamo contenti quando l’altra persona ha avuto una buona idea, siamo molto generosi tra di noi.
Security è il film ambientato in Versilia…
Gli attori sono stati davvero superbi. Marco D’Amore è stato un vero gentiluomo e lui stesso è un regista il che è stato un vantaggio. Danny De Vito è un regista ed è stato vantaggioso, per ben tre volte mi ha chiesto se poteva darmi un’idea ed io gli ho riposto che ero ben felice di ascoltarla ed ogni volta è stata una buona idea perché la mia testa era così intasata. A volte fare un film può diventare un incubo
Possiamo dire che è professionalmente aperto alle idee altrui?
Quando qualcuno mi suggerisce qualcosa, questo va oltre il mio pensiero ed io cerco di individuare subito il motivo per cui ha avuto la necessità di farlo. Io ringrazio ed accetto il fatto che qualcuno possa fare una critica costruttiva. Penso di essere una persona molto esigente, ho degli standard molto alti, ho davvero mota energia, specie sul set. Una volta mio figlio mi ha fatto da assistente durante le riprese di Security alla fine della giornata mi ha detto che era stanchissimo. Io gli ho risposto ‘Quando mai hai visto tuo padre stanco?’ e lui ‘Mai. Ma come fai?’ La risposta è stata di una parola sola: ossessione. L’energia proviene dall’ossessione.
Diceva un cantante in una sua canzone “Trova ciò che ami e lascia che ti uccida”. Credo che questo verso, unito alla frase con cui Peter Chelsom conclude questa mia breve intervista, descriva al meglio la qualità necessaria per raggiungere un obiettivo nella vita. Ossessione, vista come amore infinito per ciò che si vuole fare, ciò che si vuole essere e diventare nella propria esistenza. Intervistando Peter, che con la sua umiltà, mi ha descritto un mondo che spesso vediamo lontano ed irraggiungibile, ho avuto modo di intravedere nei suoi occhi quell’energia instancabile che proviene da una passione senza limiti per il proprio lavoro. Sapere che il nostro territorio, la Lunigiana, ha contribuito a permettergli di creare film per farci sognare ed emozionare mi inorgoglisce e mi fa pensare che forse un giorno, quei giovani di cui ho parlato all’inizio, potranno trovare la forza ed il coraggio di tornare e rendere onore alle proprie radici.