di Leandro Tosini classe IV E Liceo Scientifico Marconi Carrara
Vorrei tanto non parlare di questo argomento, perché non dovrebbe esistere e vorrei non dover più leggere un articolo sul femminicidio, ma purtroppo la realtà è ben diversa. Nonostante il trascorrere del tempo, l’evoluzione e il progresso della società, le donne continuano ad essere vittime, il più delle volte inconsapevoli, delle persone che stanno loro accanto. Il dato più inquietante, infatti, è che, nella maggior parte dei casi, i carnefici sono le persone che queste donne hanno amato e che, nonostante tutto, a volte, continueranno a difendere. La violenza è sempre sbagliata, ma ciò che condanniamo è la sua parte visibile. Esiste, però, una parte sconosciuta molto più estesa. Essa è difficile da capire e, per questo, facciamo fatica ad identificarla e quando iniziamo a vederla, spesso ,è già troppo tardi. Con il passare del tempo, i maltrattamenti tendono a diventare più frequenti e più gravi. Femminicidi e maltrattamenti sono sempre più diffusi: bisogna, quindi, interrogarsi su quali siano i motivi scatenanti e studiare le strategie per limitarli ed eliminarli. Si utilizza il termine femminicidio quando una donna viene uccisa, ad esempio, perché si è permessa di lasciare un uomo che non riesce ad elaborare la separazione, in quanto ritiene che ella sia di suo esclusivo possesso. Finalmente viviamo in un’epoca che considera questo argomento degno di nota, al punto da essersi meritato addirittura una giornata mondiale, che si svolge il 25 novembre con manifestazioni in tutto il mondo. Questo però, non è sufficiente, perché per cambiare la realtà dei fatti bisogna, prima di tutto, provocare un cambiamento radicale nella mentalità: gli uomini violenti hanno imparato a loro volta la violenza in famiglie violente e hanno sviluppato gravi disturbi di personalità che li portano ad agire con violenza. Purtroppo, poi, le donne che subiscono violenza non sempre trovano la forza per denunciare l’accaduto. Per prevenire bisogna insegnare alle nostre figlie a riconoscere quei segnali di rabbia ed impulsività, che sono alla base della violenza, come ad esempio umiliazioni e critiche continue, controllo costante anche di tipo economico, isolamento dal contesto sociale. Le donne devono rompere il segreto e parlarne con le amiche, con i colleghi di lavoro, con gli specialisti del pronto soccorso e dei centri antiviolenza per bloccare i fatti prima che precipitino.