di Viola Gualtieri classe IV E Liceo Scientifico Marconi Carrara
“Se domani tocca a me voglio essere l’ultima“, questa è la frase che ho letto più spesso negli ultimi giorni sui social. Ciò mi fa molto riflettere, in quanto, dichiarando ciò, stiamo dando per scontato che ci sarà un domani che vedrà vittima un’altra donna. Con la morte di Giulia Cecchettin il numero di morti per femminicidio ammonta a 105 donne, da inizio anno, in tutta Italia. Partendo da questo dato vorrei ragionare sul perché, ad oggi, sentiamo così tanto parlare di casi di violenza, maltrattamenti e addirittura omicidi di innumerevoli donne. Come si può definire “amore” quello che ti prende a schiaffi per una gonna troppo corta, quello che invece di donarti dei fiori ti riempie di calci? La violenza è spesso stata il metodo di chi si sente inferiore, di coloro che hanno paura, o non si sentono abbastanza: uomini che riversano la loro rabbia sulla donna che sta al loro fianco, che li ama, e che troppo spesso li perdona. Esatto, questi uomini vengono anche perdonati, una volta, due volte, finché poi non leggiamo sulle testate dei giornali: “Un’altra donna è stata uccisa”. La paura è il sentimento che più mi pervade in questo momento: paura di uscire da sola, paura a fidarmi di chi mi circonda, paura di innamorami della persona sbagliata, paura di un domani, in cui dovrò crescere una bambina in un ambiente come questo. Nel profondo spero che presto il mondo cambierà, e che arriverà un giorno in cui ogni donna possa camminare libera, senza paura, in un abbraccio collettivo di rispetto e dignità.