• Mer. Dic 4th, 2024

Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Se c’è una cosa che unisce le persone, al di là di ogni tipo di differenza religiosa, linguistica e politica, questa è la musica. Nessun’altra forma artistica può eguagliarla nella sua primordiale capacità di creare fratellanza, condivisione, e partecipazione. Quando si balla, poi, la musica assume rilievi quasi terapeutici, consentendo un’estraneazione temporanea da pensieri e problemi quotidiani. Succede in tutto il mondo, in continuazione, ed è una cosa che accomuna tutti i tipi di balli: dal misticismo dei balli tribali, alla simbologia delle danze tradizionali; dall’intimità dei balli di coppia popolari, allo stordimento ipnotico delle moderne discoteche. E succede anche a Gaziantep, Turchia meridionale, al confine con la Siria. Solo che in questo remoto luogo di frontiera, la musica è andata oltre. Gaziantep è a due ore di macchina da Aleppo, la città simbolo e baluardo della resistenza siriana al regime di Bassar al-Asad, detto Assad. Vi hanno trovato rifugio più di cinquecentomila siriani in fuga dalla guerra civile iniziata nel 2011. Gli altri 3,2 milioni sono sparsi nel resto della Turchia meridionale, lungo il confine con la Siria, due zone culturalmente assai simili. Molti scorci e angoli di Gaziantep rimandano ad Aleppo, come architettura e sviluppo urbanistico, con strette strade acciottolate piene di botteghe artigiane, dove odori e voci si uniscono, creando la tipica atmosfera mediorientale, così cara al nostro immaginario. Ma questa familiarità di luoghi non ha aiutato granché i rifugiati siriani ad inserirsi. All’inizio, inevitabilmente, gli abitanti di Gaziantep hanno trattato gli esuli siriani come poveracci venuti a portare delinquenza, droga, e a rubare posti di lavoro ai turchi residenti. Poi qualcosa è cambiato: qualcuno ha avuto un’idea.

Nel 2013, dopo essere stato arrestato e picchiato per aver preso parte alle proteste contro la dittatura di Assad, uno studente di economia dell’università di Aleppo ha attraversato il confine turco per dirigersi verso Gaziantep, la città più vicina. Con lui il fratello, mentre il resto della famiglia è rimasto lì. In Siria, oltre a studiare, il ragazzo si dava da fare organizzando feste non autorizzate e raduni rave, sull’onda della rapida ascesa della “techno” sulla scena musicale siriana. Questa sua esperienza, e il desiderio di uscire dall’isolamento, hanno fatto nascere in lui l’idea di fondare Room41, un club itinerante di musica techno. Essendo chiaro che per la maggior parte dei rifugiati il ritorno a casa sarebbe stato impossibile, l’obiettivo era inventarsi un luogo dove i giovani siriani potessero riunirsi, ballare e ritrovare qualcosa che richiamasse la vivace vita notturna che avevano dovuto abbandonare improvvisamente, fuggendo da Aleppo in fiamme.

La prima versione di questa discoteca itinerante prevedeva che il club si spostasse di città in città, come un vero e proprio tour di concerti. Ma poi ha prevalso la decisione che gli spostamenti sarebbero avvenuti all’interno di Gaziantep, di quartiere in quartiere. Alla base di questa scelta, c’era la convinzione che ciò avrebbe capovolto la diffusa opinione secondo la quale i siriani erano un gruppo di stranieri installatosi in modo parassitario nel tessuto cittadino, senza alcun desiderio di integrarsi. Room41 doveva dimostrare l’esatto contrario, e diventare il luogo dell’incontro e dello scambio. C’è voluto quasi un anno per registrare ufficialmente l’attività, perché era una cosa nuova, e il fatto che la richiesta provenisse da un rifugiato siriano, non ha velocizzato di certo le procedure burocratiche, semmai il contrario. Ma alla fine i permessi sono arrivati, e l’esperimento di Room41 è partito. I luoghi prescelti erano sempre edifici o luoghi all’aperto che, in qualche modo, richiamavano quelli usati ad Aleppo. Questo per favorire un’associazione piacevole e rassicurante con i luoghi felicemente frequentati fino a pochi anni prima, ma anche per lenire la nostalgia di casa, dove molti avevano lasciato le loro famiglie, con scarsissime possibilità di rivederle. Insomma, un tentativo di ritrovare, attraverso la musica, una sorta parvenza di normalità e radicamento, nel dramma della loro condizione di rifugiati.

Oggi Room41 ha 19 dipendenti e una serie di dj che vengono chiamati ad animare le serate, suonando la loro musica. Una musica con sonorità molto particolari, legate alla fusione tra musica elettronica, loop di canzoni popolari, e campionamenti di strumenti tradizionali. Le serate si svolgevano di sabato, con cadenza bisettimanale. Questo fino ai terremoti di febbraio. A Gaziantep le due scosse hanno fatto tremila morti, e le persone che tutt’ora non hanno un tetto sulla testa che possa chiamarsi tale, sono ancora di più. Molti dei luoghi utilizzati come location delle serate di Room41 sono distrutti, inagibili o destinati a fini umanitari.

La portata del dolore che ha travolto la gente di Gaziantep, e di tutte le altre zone colpite, ha avvicinato, in un certo senso, la parte turca della città a quella siriana. È solo la natura del disastro ad essere differente, ma il senso di perdita è il medesimo. In segno di lutto le attività di Room41 sono state sospese, ma ad aprile il club ha riaperto i battenti, con una serata dalla buona affluenza, anche se in tono minore, com’era facile prevedere. Questo ritorno alla frivolezza, incarnata dalla musica e dal ballo, potrebbe sembrare quasi un affronto per chi ha perso casa, famigliari o amici. In realtà, il segnale che la comunità siriana vuole trasmettere è esattamente l’opposto: e cioè che è possibile tornare alla normalità, sia che si tratti di superare il trauma di una guerra, che quello di un terremoto catastrofico. La continuità di queste serate sarà importantissima a tale scopo. Attraverso Room41, il suo fondatore è fortemente determinato a dimostrare che i siriani sono in grado di portare “qualcosa di buono e concreto” alla gente del posto. E ci sta riuscendo. Perché da quando il club ha ricominciato l’attività, la presenza di persone turche – studenti universitari, collaboratori delle ong, imprenditori del settore – si fa sempre più massiccia. Davanti ad una cassa che pompa watt e bpm vertiginosi, non ci sono divisioni, non ci sono muri: si balla e ci si diverte, si fanno nuove conoscenze e nuove amicizie, che diversamente sarebbero molto difficili da costruire. 

Tra i vari dj che si alternano ogni due settimane, c’è anche una donna, ed è l’unica dj siriana in Turchia: un altro motivo di orgoglio per Room41, questa piccola idea nata al servizio di un ideale più grande, e diventata rapidamente un punto di riferimento per la cultura giovanile della città e delle zone circostanti. Proprio come teorizzato dal fondatore del club, il bisogno di evasione dei ragazzi e la loro passione per la musica hanno creato le condizioni affinché le serate si trasformassero in un luogo di incontro e di confronto tra le nuove generazioni di siriani e turchi a Gaziantep, mettendo a loro disposizione un modo per lasciarsi il peggio alle spalle e trovare la forza di andare avanti e guardare con fiducia al futuro, anche dopo che le luci si sono spente e che la musica è finita.