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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Firenze: il mimetismo urbano di Liu Bolin

DiSilvia Meacci

Set 1, 2023

È stata presentata a Firenze la mostra personale dell’artista cinese Liu Bolin (Shandong, 1973), celebre in tutto il mondo per i peculiari scatti che lo vedono magistralmente mimetizzato con l’ambiente. L’artista si dipinge il corpo riproducendo colori e forme dello sfondo scelto e poi si fa fotografare, riuscendo perfettamente a nascondersi e a fondersi con il contesto. Grazie al body painting, il corpo dell’artista camaleonte scompare quasi. È metafora dell’uomo moderno, fagocitato dai ritmi incalzanti di questa era post-industriale e tecnologica? Liu Bolin vuole sottolineare il progressivo “svanire”, della presenza umana nel tessuto urbano. Fino al 18 Settembre 2023 i visitatori  potranno ammirare i suoi lavori esposti nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio. L’ingresso è gratuito e alla magnifica sala si accede dalla cosiddetta porta di Tramontana, sul prospetto nord del palazzo.

La mostra, promossa dalla Galleria Gaburro, in collaborazione con il comune di Firenze, è stata curata da Marco Bazzini e si intitola “Hiding in Florence”.  Fa parte di un progetto più complesso, “Hiding in Italy”, che ha visto coinvolte altre città italiane: Roma, Milano, Venezia, Verona, Pompei, Caserta. A Firenze le foto dell’artista cinese sono state scattate in luoghi simbolo della città: Piazza della Signoria, gli Uffizi, la Biblioteca Marucelliana e Palazzo Vecchio. In mostra anche i retroscena degli scatti, con video girati durante la realizzazione delle opere.

Nel presentare la personale dell’artista cinese, la vicesindaca e assessora alla cultura Alessia Bettini, ha tenuto a sottolineare come anche questa occasione espositiva rientri in una generale politica culturale del comune di Firenze atta a valorizzare il dialogo tra le opere del passato e i lavori di artisti contemporanei. “La poetica di Liu Bolin – ha detto Alessia Bettini – ci porta, attraverso le sue opere, a percorrere il tema dell’assenza e dell’anonimato dell’uomo contemporaneo e in questa chiave, si innesta perfettamente nell’anima di Firenze anche grazie allo sguardo dell’artista sul patrimonio culturale materiale e immateriale della città”.

Liu Bolin ha esordito con la serie di foto mimetiche a Pechino, nel 2005 in una sorta di protesta silenziosa contro la demolizione del Suojia Village da parte del governo cinese: una volta camuffatosi, si è fatto fotografare, fermo immobile, davanti a quello che rimaneva del suo studio distrutto. Un’arte spettacolare che incanta, ma che vuole essere denuncia della politica, delle scelte consumistiche e predatorie dell’uomo moderno. Nel 2005 Liu si è reso conto di poter diventare il portavoce di un dissenso e di un’insoddisfazione comuni, di fare dunque arte che possa esprimere le sensazioni di molte persone. L’artista cinese ha girato il mondo e si è camuffato a Londra, ad Arles, a New York, a Nuova Delhi, a Parigi. Di ogni paese o città con cui decide di far fondere visivamente la sua immagine, studia le criticità ed ogni volta ne evidenzia un problema per spingere i fruitori della sua arte alla riflessione. Si è confrontato con le bandiere, scomparendo nelle tinte nazionali, si è camuffato davanti ai beni di consumo, nei supermercati, ha dedicato una collezione di opere, “Cancer Villages”, alla aumentata mortalità da cancro nei paesi rurali cinesi, sempre più popolati da industrie chimiche. In passato ha anche dedicato dei lavori ai migranti, mimetizzando tanti corpi umani fino a farli sembrare sabbia oppure colorandoli come barconi tra barconi e quindi rendendoli oggetti essi stessi. Le opere di Liu Bolin sono esteticamente molto riuscite, sorprendenti, evocanti, ma soprattutto dovrebbero far riflettere sulla natura dell’esistenza umana che è inevitabilmente imparentata con gli oggetti che produce, siano beni usa e getta che opere d’arte sublimi e immortali. Il loro destino è intrecciato e indissolubilmente connesso come insegna il buddismo. Tendiamo sempre più spesso a dimenticare che siamo anche ciò che produciamo e, non portando rispetto per le nostre creazioni, né per l’ambiente circostante, arrechiamo del male a noi stessi.

Sala d’Arme di Palazzo Vecchio

Dal 30 agosto fino al 18 settembre

Tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00

INGRESSO GRATUITO