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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Girovagando sulle Apuane: il Monte Forato

DiGiovanni Viaggi

Ago 10, 2023

Arriviamo a Fornovolasco di prima mattina, in una luminosa giornata di sole. Il paese si trova incastonato sulle sponde del torrente  Turrite di Petrosciana , che, da questo punto, unendosi ad altri affluenti, diventa Turrite di Gallicano, e deve le sue origini al fatto che nella zona, in tempi medioevali, vi fossero numerose miniere di ferro che davano sostentamento alla popolazione.

“Di ruinose balze cinto intorno

E da ogni parte di cader minaccia

Il più stretto sentier, che guida al Forno

La dove il Garfagnin il ferro caccia”

(Ludovico Ariosto: I cinque canti)

Dopo la tremenda alluvione del 19 giugno del 1996, che ne distrusse gran parte, è stato interamente ricostruito e si presenta oltremodo grazioso, con la sua piazzetta e l’ardito ponticello, rifatto come in origine, che attraversa il torrente e ne unisce le sponde.

Alziamo gli occhi e sulla destra appare la severa sagoma della Pania della Croce mentre di fronte a noi, ma circa 700 metri più in alto, si staglia netto nel cielo, il poderoso arco del Monte Forato chiamato un tempo Pania Forata. Senza indugiare oltre ci incamminiamo sul sentiero CAI n°12 e cominciamo a salire attraverso un fitto bosco; dopo pochi minuti incontriamo sulla destra la Tana che Urla, una cavità carsica di circa 400 metri nella quale, una volta entrati, si possono sentire vari rumori e picchiettii dovuti alle acque che scorrono dentro un lungo sifone. La credenza popolare vuole invece che questi rumori siano dovuti ad un giovane minatore che in tempi remoti si innamorò perdutamente di una bellissima ninfa e che per seguirla restò prigioniero per sempre nella grotta.

La tana che urla

Proseguiamo il cammino che si fa sempre più arduo fino alla casa Felice a quota 844 metri: un alpeggio presso il quale facciamo una breve sosta. Da qui, continuando a salire, si arriva alla casa del Monte a quota 919 metri, dove incrociamo sulla sinistra il sentiero CAI 131 che porta alla Foce di Petrosciana. Si continua sul 12 e la vegetazione comincia a diventare più scarsa mentre la salita si fa ancora più dura, ma finalmente arriviamo in quota, a godere di uno spettacolo che non temo definire unico nel suo genere.

Sorgente del Turrite

Un enorme arco, generato nei millenni da fenomeni carsici, con una campata di 32 metri ed un’altezza di 25 spesso 8 metri e largo 12, unisce la cima e l’antecima del monte rispettivamente a quota 1230 la sud e 1204 la nord. La visione che si gode attraverso questo arco naturale lascia letteralmente senza fiato; attraverso di esso, come in una cartolina illustrata, si vedono chiaramente in basso ed immersi nel verde i paesi di Cardoso, Pruno e Volegno mentre più avanti si apre tutta la costa della Versilia con il suo mare. Sulla destra oltre la cima nord inizia la Costa Pulita fino alla Foce di Valli e da qui la parete sud est della regina delle Apuane: la Pania della Croce. Ad est la vista spazia su Fornovolasco e su tutta la Garfagnana fino all’alpe di San Pellegrino.

A questo proposito la leggenda narra che il santo Pellegrino fosse solito piantare delle croci sulle pendici dell’Appennino e che il diavolo sistematicamente le distruggesse. Ora, Pellegrino era, sì, un sant’uomo, ma  abbastanza fumino e trovato il diavolo intento a distruggere le croci, gli rifilò un sventola così forte, ma così forte, che lo fece volare oltre tutta la valle garfagnina fino a farlo sbattere sul monte dove provocò l’enorme foro che si vede tutt’oggi prima di finire nel mare sottostante.

Sostiamo per una breve pausa per ammirare alcuni ardimentosi che da una lunga altalena fissata alla parte superiore dell’arco volteggiano nel vuoto. Non è roba per noi, che saliamo fino alla croce della cima nord per poi discendere alla casa del Monte; da qui prendiamo il sentiero 131 che ci porta alla Foce di Petrosciana, un importante passo attraverso il quale transitava il commercio del ferro verso la Versilia. In questo percorso improvvisamente un capriolo ci sfila davanti e si allontana con eleganti balzi nel fitto bosco sottostante.

Dalla Foce scendiamo lungo il sentiero CAI n°6, incontrando sulla destra i ruderi del vecchio Hospitale Velaschio ulteriormente devastato dall’alluvione del 96 e più a valle la sorgente del Turrite di Petrosciana nelle cui acque freschissime troviamo ristoro. Ancora un po’ di cammino e ritroviamo il sentiero 12 che in breve ci riporta a Fornovolasco nella cui piazza, dopo una meritata birretta, chiudiamo anche questa bella esperienza.

L’arco dall’antecima