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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Viale Da Verrazzano: vi racconto la mia storia

DiPietro Marchini

Giu 1, 2023

Salve a tutti, sono la protesi del viale Giovanni da Verrazzano, quella che passa a Marina di Carrara. Pensate soltanto al nome illustre che mi è stato dato: un grande navigatore che nel corso del XVI secolo ha solcato l’Atlantico, dalla costa degli Stati Uniti fino al Canada. Quanti orizzonti avrà superato durante le sue avventure? Però anch’io, nel mio piccolo, scruto sempre l’orizzonte, e con un po’ di fantasia, nelle giornate limpide, posso solcare i mari di tutto il globo.  Il mio viale correva ininterrottamente fino in Versilia, mettendo in risalto la sfolgorante bellezza del litorale con i colori dell’alba e del tramonto. Poi, alla fine degli anni trenta, iniziò il calvario: violente mareggiate interruppero il mio cammino, e nessuna amministrazione di Massa e Carrara ebbe il coraggio e la lungimiranza di ricostruire. Si preferì sfoltire la Macchia del Re per tracciare Via Delle Pinete, la strada che ancora oggi unisce le due città sul litorale.

Nonostante la mia veste piuttosto rustica, mi sento importante, perché offro agli amanti della natura passeggiate fra gli spuzzi del mare e l’aria salmastra, lontano dalle cementificazioni e dal sempre più invadente e inquinante traffico dei veicoli a motore, a cui preferisco le deiezioni canine.  Fui molto felice quando nel 1997, nei mesi di luglio e agosto, si svolse fra le mie pietre, la scogliera e la vegetazione spontanea, il XII Simposio “Scolpire all’Aperto” a cui parteciparono 10 famosi scultori. Furono giorni indimenticabili per il rumore degli scalpelli e dei flessibili che superava quello delle onde, quando le scaglie di marmo mi ricoprivano confondendosi con il mio naturale pietrisco.

Ma fui anche molto triste, e corsi un pericolo mortale, quando si cominciò a minacciare la costa e il mio habitat con il progetto della costruzione di un parcheggio per barche, meglio definito “Porticciolo Turistico”, con quel modo mieloso di definire le cose quando si tratta con chi ha notevoli conti in banca. Già vedevo l’ennesima cementificazione per la costruzione di hangar, officine di riparazione, punti di ristoro e relax. Addio nicchia ecologica, incontri all’aperto, respiro a pieni polmoni, chiacchierate serene con lo sguardo alla marina; ma possibile che l’uomo non possa liberarsi della sua frenesia e abbandonare la furia distruttiva in cui si è sempre impegnato?

Debbo dire, con mia grande meraviglia, che qualche volta il sogno si avvera: è da un po’ di tempo che non sento più parlare di un simile scempio, anzi, credo che il funesto progetto sia stato abbandonato. Se potessi mi scolerei un’intera bottiglia del nostro saporoso vino bianco di Candia, a suggello di questa meravigliosa conclusione. Di chi sia stato il merito non lo so, presumo però che tanti amanti della natura abbiano espresso con molta forza il loro pensiero e siano riusciti a penetrare in orecchie intasate da troppo tempo. Certo qualcuno mi ricorda il passaggio, per fortuna molto sporadico, dei treni verso il porto per rifornire di materiali le navi mercantili. Che volete? Io appartengo ad un territorio in cui convivono due sinergie, una turistica e una commerciale, qualche piccolo compromesso non può certo guastare la festa.

Beh! Già che ci siamo e per concludere, omaggiando qualche volta anche l’ottimismo, suggerisco di migliorare il mio aspetto, togliendo il pietrisco superfluo, attrezzando i circa 500 metri di passeggiata con panchine e lampioni per rischiarare il buio nelle notti estive, quando la calura dei centri abitati mi consente di dare sollievo alle persone. A questo punto si potrebbe anche consentire la presenza di un garbato chiosco per dissetarsi con fresche bibite e anche allietare la gola con il vino sopra citato. Un’ultima raccomandazione: nemmeno una cazzuola di cemento deve essere posata sulla mia caratteristica e purtroppo rara superficie.