“Gli esemplari, gli oggetti o le opere più interessanti saranno senza targhetta.”
(Arthur Bloch, Legge di Jones sugli zoo e i musei, La legge di Murphy).
Se non ci siete mai andati, sperimentate di persona questa ironica legge presso il “Museo a cielo aperto” di Via San Piero a Carrara, sul retro della neonominata Piazza De Andrè. Perchè la gente non frequenta i musei? Forse perchè bisogna pagare? Forse perchè al giorno d’oggi è più ganzo fare la fila per comprare il nuovo Iphone, piuttosto che per qualcosa di istruttivo? Al di là delle battute, in questo particolare museo non dovrete fare il biglietto e non dovrete sorbirvi sfiancanti attese. E di sicuro, come dicevamo in apertura, non troverete targhette ad identificare le varie opere. Questo perchè, oltre che per la mirabile iniziativa “Adotta un Vicolo”, che ha favorito diversi interventi volti a migliorare l’estetica del luogo in oggetto, è grazie alla reiterata iniziativa spontanea dei frequentatori, che i muri si sono man mano riempiti di centinaia di disegni, murales, graffiti, scritte e simbologie varie.
Il writer Banksy, nel suo ostinato anonimato, paradossalmente è diventato uno degli artisti più famosi del mondo, celebrato con mostre ed aste che vendono le sue creazioni per milioni di milioni. Qui, invece, (con l’eccezione di pittrici e pittori locali, convocati appositamente allo scopo) troverete davvero artisti senza nome. In generale, proverete sulla vostra pelle l’autentico fluire della libera espressione. E nessuna di queste opere estemporanee finirà mai in un museo vero e proprio, o ad abbellire il lussuosissimo salotto di qualche multimiliardario. In esse c’è la bellezza e la forza che c’è nella vita stessa…quella bellezza e quella forza conferitegli dalla sua caducità e brevità. Si susseguiranno infatti venti, piogge, caldi, freddi ed intemperie e quelle opere pian piano sbiadiranno, appassiranno e, prima o poi, scompariranno per sempre, senza lasciare traccia.
Due stipiti posti in fila uno all’altro, nella stessa Via San Piero, parlano chiaro: “UT MISERICORDIĀ CONSEQUAMUR” (affinchè riceviamo per misericordia) e, a seguire, “CUM TIMORE ET TREMORE” (Con timore e tremore). Quindi, come se foste in un museo cosiddetto serio, dove -lo avrete notato- la gente parla piano, quasi bisbiglia, come inesplicabilmente sopraffatta da una misteriosa paura e soggezione, recatevi in questa particolarissima collezione d’arte e, installato il relativo silenziatore da uomo di cultura col monocolo, prendetevi tutto il tempo necessario e contemplate tutte le opere che ne punteggiano le pareti.
E, credete a me, uscirete da quel vicolo letteralmente illuminati. Poi, oh, se vi piace anche meglio, eh😄
“Le opere stanno oziose nei musei, mentre dovrebbero esser sparse nelle città e nei villaggi, a suscitare o a mantenere il sentimento dell’arte”.
foto di Marco Germelli
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