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Diari Toscani

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Il regista iraniano Asghar Farhadi premiato a Fiesole

DiSilvia Meacci

Lug 18, 2022

Sabato 16 luglio, nel Teatro Romano di Fiesole è stato consegnato il premio Fiesole maestri del cinema edizione 2022 a Asghar Farhadi. Il regista iraniano, vincitore di due premi Oscar, è stato accolto dal sindaco Anna Ravoni, dal direttore artistico del premio Massimo Tria e da Marco Luceri, presidente del Sncci gruppo toscano. Accanto al maestro anche il fratello sceneggiatore.
Diari Toscani era presente alla serata.

L’atmosfera era magica grazie al fascino antico del teatro romano e all’interessante conversare. Si è confrontato il cinema iraniano e italiano, Abbas Kiarostami e Federico Fellini.
Amo i film italiani. Il Neorealismo ha ispirato me e tanti miei colleghi iraniani. Ho apprezzato tanto un film meno conosciuto di Vittorio De Sica ‘Il tetto’. In autori come Rossellini e De Sica c’è la vita – ha affermato Asghar Farhadi -. Nel mio ultimo film ho voluto omaggiare l’Italia con una scena in cui passa una bicicletta. Nei miei lavori c’è molta attenzione alla famiglia, perché la trovo una risorsa per spiegare la società. Almeno nel mio paese le persone si comportano tanto differentemente quando sono in pubblico. In famiglia la gente non ha maschere, è più simile a ciò che è e non a ciò che vorrebbe sembrare. Questo mi ha aiutato a sfuggire la censura“.

Elisa Baldini e Caterina Liverani due critiche cinematografiche hanno posto domande interessanti al maestro che ha detto di apprezzare Sorrentino, Martone, Moretti, Garrone. “L’energia che animava il grande cinema del passato è ancora presente negli autori giovani. È anche vero che la lo splendore del cinema passato è irripetibile, viviamo in un mondo affollato di immagini, non è più come una volta, quando si andava al cinema per vederle“.

Massimo Tria ha sottolineato come Fahradi sia “un maestro dell’arte di quell’equilibrio tra ciò che è mostrato e ciò che è nascosto. Con il suo amore per l’enigma e il non detto, ci spinge a cercare la verità. Lui usa l’ellisse per aggirare il non dicibile“.
Fahradi ha spiegato al pubblico: “Anche il farsi stesso, la mia lingua, ha una natura misteriosa, non è diretta ed è piena di astrattismi. Come nella poesia iraniana ci si riferisce al vino, peraltro vietato, in mille espressioni diverse, così nel cinema si fanno veicolare cose che altrimenti non si possono dire“.

Fahradi si è detto onoratissimo di aver ricevuto un premio che in precedenti edizioni è stato vinto da registi che ama e stima. Oltre al premio gli è stato consegnato il libro a lui dedicato, curato da Simone Emiliani, Edizioni Ets. Si tratta della prima monografia italiana sul grande regista iraniano e la seconda in Europa, realizzata con i contributi dei soci del Gruppo toscano del sindacato nazionale critici cinematografici italiani e di altri esperti.

© Foto di Silvia Meacci