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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

La Toscana e il dialetto apuano (seconda parte)

DiGian Luigi Telara

Giu 6, 2022

L’arrivo dei romani

Fra il 181 e il 180 a.C., i romani operarono, in due mandate, una deportazione di massa di circa 47 mila persone nell’area sannita, della quale ancora oggi si può trovare traccia in alcuni studi demografici su cognomi e dna, portati avanti dall’università di Pisa e dall’università degli studi del Sannio.

Non si sa se la deportazione avvenne per mare o per terra, ma sembra che fu pacifica. Ai ligures, tra i quali c’erano circa 12 mila guerrieri e le loro famiglie, vennero loro garantiti diritti civili, terra da coltivare e denaro per affrontare un’eventuale carestia. In seguito alla deportazione, l’intero territorio compreso tra le colonie di Luni e Lucca, da cui deriva la modifica linguistica dei Ligures rimasti, fu gradualmente ripopolato da coloni romani o romanizzati, probabilmente mediante lo strumento delle assegnazioni terriere ai veterani dell’esercito di Roma. Tracce evidenti di tali assegnazioni si ritrovano nei toponimi locali lucchesi, ma il fenomeno fu presente anche nel territorio lunense.

Quando Luni divenne la città più importante della regione apuana, i romani riconobbero una certa difficoltà nel dominio di queste aree, soprattutto le più arroccate. Gli apuano-liguri vennero meglio integrati con l’ausilio di coloni romanizzati, ma anch’essi dello stesso ceppo linguistico, cioè popolazioni celto-liguri. Questi coloni già mescolati alle popolazioni celtiche stanziali nella regione ligure ed emiliana e già assoggettati al dominio romano, portarono decise modifiche linguistiche, ormai da loro consolidate, nel senso del latino. L’integrazione, pur se lenta e graduale, ebbe successo. Tuttavia questi coloni, appartenenti al gruppo etnico ligure, apportarono sicuramente anche un, altrettanto importante, rafforzamento fonetico di tipo celtico, con residui linguistici di tipo pre-indoeuropeo e celtico.

Le popolazioni galliche coinvolte furono quelle dei Galli Boi, antica popolazione celtica transalpina provenzale, poi stanziatasi nella regione di Bononia, attuale Bologna, probabile toponimo legato a questa popolazione; quelle dei coloni provenienti dal Frignano, i Galli Friniati, e quelle dei Galli Ingauni, termine con cui si intendeva indicare quei ligures stanziali nella sede principale del loro territorio, ovvero ad “Albium Ingaunum”, nome della prima roccaforte romana e testa di ponte per le spedizioni di Giulio Cesare in Gallia e, in seguito, “Albingaunum”, termine derivato dalla crasi, cioè dalla fusione, delle due parole del nome originale, che corrisponde all’attuale Albenga.

L’estensione territoriale dell’area apuana, l’antica Apua, oggi lunense, andava dalla parte finale dell’attuale Appennino ligure – zona delle Cinque Terre e di tutta la riviera del Levante,e poi, tramite la valle del Vara e lungo la fascia costiera, fino alle “Fosse Papiriane”, argine naturale palustre che all’epoca dominava il territorio dell’attuale piana da Massa a Pietrasanta.

L’area apuano-lunense si estendeva anche nell’entroterra, in tutta la Lunigiana e in quella che oggi è la Garfagnana, tramite il passo dei Carpinelli e tramite la viabilità antica che congiungeva l’alta Garfagnana a “Vezzala”. Tuttavia, una traccia linguistica è percorribile anche oltre l’alta Garfagnana, che, tramite il passo delle Radici, ci porta nella parte contigua dell’ Emilia con un percorso che passava, inizialmente, per la zona di Castiglione di Garfagnana, per estendersi oltre il passo delle Radici, che, all’epoca era chiamato passo di San Pellegrino in Alpe e, quindi, risalire alla parte contigua dell’Emilia, la zona del Frignano che si trova in provincia di Modena, e che proprio recentemente ha riconfigurato una unione territoriale che unisce dieci comuni limitrofi (*). Vi erano, inoltre, espansioni anche nell’alta valle del Vara, zona anch’essa linguisticamente collegata alla Lunigiana.

(*) “Frignano”, in provincia di Modena: Pavullo nel Frignano (sede amministrativa), Fanano, Fiumalbo, Lama Mocogno, Montecreto, Pievepelago, Polinago, Riolunato, Serramazzoni e Sestola. L’unione è subentrata dal 1º gennaio 2014 alla precedente comunità montana istituita con Decreto del Presidente della Giunta della Regione Emilia Romagna n. 49 del 237 febbraio 2009.

Prima parte

Nella figura le popolazioni celto-liguri.