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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

“Vero amore” di Azzurra Serjebi (seconda e ultima parte)

DiDiari Toscani

Mag 8, 2022

Esce dal bagno con gli occhi rossi, gonfi e lacrimanti, le sanguina il naso. Prende un fazzoletto di carta e se lo tampona, inchinando la testa in avanti, poi comincia a spogliarsi. Cambia la biancheria scura. Lei adora i colori scuri, anzi, riflettendoci, non mi sembra di averle mai visto altri colori addosso. Stanotte però fa un’eccezione e si aggancia un buffo reggiseno rosso ciliegia con delle piccole piume bianche che mi ricordano l’uccellino che si adagia, non curante di me, sul davanzale, la mattina presto. Sono rossi anche gli slip ed è veramente appetibile: sembra una ciliegia. Apre l’armadio e scorre una marea di grucce piene di abiti tutti sovrapposti disordinatamente, poi, finalmente, ne sceglie uno, ovviamente nero. Figuriamoci se, almeno per oggi, cambiava! Dice sempre che i colori la allargano. Chissà cosa vorrà dire…

Lo indossa ed effettivamente le dona molto: sembra che si sia infilata in un piccolo tubo nero, ma si intravede un pizzico di rosso dalla profonda scollatura. Mi stiracchio un po’. È tutto il giorno che sono abbracciato a questo divano e comincio a sentirmi rattrappito, ma non mi lascio sfuggire niente dei preparativi: mi piace guardarla perché mi sembra serena in quei momenti. Mentre sbadiglio la sento imprecare “Fanculo…merda…che palle!”. Il naso non ha ancora smesso di sanguinare, per cui una piccola goccia le è caduta proprio all’altezza del petto. Tampona la macchia con del cotone e un liquido preso da una boccetta e poi sbotta: “Tanto è nero. Certamente non si noterà, vero tesoruccio?” dice rivolta a me. Adoro la sua capacità di sdrammatizzare: è così buffa, anche quando non sta bene. Entra ancora in bagno, ma stavolta lascia la porta aperta; apre il rubinetto e si bagna un po’ sotto gli occhi, picchiettando con le dita, proprio come faccio io quando devo riprendermi in fretta dal torpore. Prende una strana penna che scrive sugli occhi e davanti allo specchio prova a tracciarvi una linea, ma le tremano le mani. Si volta verso di me e mi domanda, tra i singhiozzi, perché non è normale come gli altri, perché non riesce a smettere di farsi così tanto male. Vorrei poterle risponderle che, per me, è perfetta così com’è, che vorrei portarla in campagna dove sono nato, farle conoscere mia madre e i miei fratelli e sorelle, che vorrei presentarle il fattore e sua moglie che mi scacciava sempre quando provavo a rubarle un pezzettino del suo buon arrosto e poi di nascosto me ne lasciava un piattino, dopo cena, anche se ero in castigo. Vorrei farle provare quanto sembri di volare quando ci si sdraia sul prato sotto il sole, con sopra quelle vaporose macchie bianche, e raccontarle che il Natale in campagna è tutta un’altra cosa. Il padrone riusciva a trasformare la mucca in renna allungandole le corna con della carta. Vorrei proporle tutto questo, ma non posso risponderle, non capirebbe. Squilla il cellulare e sento che dice: “Ciao auguri, buon Natale! Eh, sì, ci risiamo anche quest’anno….che palle! Io proprio non le sopporto le feste comandate, e poi fa un freddo cane, e neanche un fiocco di neve. Ok, ok, a tra poco: finisco di prepararmi e vado alla metro, ci vediamo direttamente là”.

Non mi sembra entusiasta all’idea di uscire. Lancia scocciata il telefono sul letto. Ma perché non resta qui con me a casa al calduccio? Si infila un paio di scarpe con dei tacchi altissimi tempestati di brillantini che staccherei volentieri con le unghie uno ad uno. Così, tanto per passare il tempo e scaricare la tensione. S’infila il cappotto si avvia alla porta poi si blocca e torna indietro verso il frigorifero che però è vuoto. Restano due bottiglie di vino e una di coca light. Afferra una bottiglia già aperta e beve un paio di sorsi, poi si dirige verso il mobiletto sopra il forno e sbatte i tacchi furiosa perché c’è solo una confezione di gallette di riso. Che le compra a fare se le fanno schifo? Poi spalanca gli occhi come se avesse scoperto chissà quale tesoro nascosto e velocemente infila le mani sotto il letto. Tasta qua e là e alla fine fa scivolare fuori una scatola da scarpe, che contiene ben altro. È piena di strani rettangolini marroni, cerchi rosa, palline simili a quelle per addobbare l’abete tutte luccicanti. Ma penso che siano tutti dolciumi. Si siede per terra e comincia a ingurgitare tutto, gettando le cartine luccicanti sul pavimento alla rinfusa, tanto che mi verrebbe voglia di giocarci, ma non ci riesco perché sono in ansia per il dopo. Beve di nuovo, stavolta cola, e va in bagno e non riesce ad impedirmi di entrare. Voglio vedere cosa succede, voglio vedere cosa le fa male. Apre il rubinetto e si bagna una mano poi chinandosi sul water se la infila quasi completamente in bocca, tossisce forte e getta tutto fuori. Sono atterrito, mi sembra così innaturale tutto questo. A me successe una volta quando ingoiai i pelucchi del tappeto per sbaglio, e ancora inorridisco per lo schifo. Si tira indietro i capelli e nello spostarsi verso il lavandino le cade dalla bocca un poco di vomito, ma non se ne accorge. Si pulisce la bocca, si lava i denti e ritocca il rossetto rosso come il fuoco. Dimentica di asciugare le lacrime causate dallo sforzo e, comunque, ha di nuovo gli occhi arrossati e gonfi. Mi dà un tenero bacio sull’orecchio ed una carezza di velluto, di quelle che solo lei sa darmi, e mi sussurra che stanotte babbo Natale passerà anche da me con un bel pacchetto. Io me ne resto lì, in quel bagnetto tutto rosa che sembra il bagno delle fate, ma che di fatato, per quello che ho visto, ha ben poco. Sento le campane e tante voci euforiche fuori. Annuso quella macchia sul pavimento che si è dimenticata di togliere per la fretta. Mi disgusta, ma l’odore m i attrae a tal punto che non riesco a reprimere il mio istinto. Sono pur sempre un felino e inizio a leccare ciò che per stanotte mi resta di lei.

Nessuno può amarla come me.

Salto sulla finestrella del bagno e ripulendomi le zampe guardo fuori curiosando nella vita di questi fragili umani. Sembrano tutti felici, oggi, tra luci, addobbi, baci, abbracci e pacchetti. Mi sembra di ricordare che sia la settima volta che accade tutto questo trambusto da quando sono venuto alla luce. Deve essere bello viverlo. Invece io lo osservo solo dalla finestra preoccupandomi per lei.

Buon Natale amore mio.

Prima parte

L’illustrazione è di Elisa Cecconi Menconi di 16 anni. In futuro vorrebbe intraprendere la carriera di fumettista e viaggiare. Nel tempo libero ama leggere.