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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

La mia Befana: i castagnacci, la torta e le canzoni dell’Epifania

DiTonina Tessa

Gen 8, 2022

La mé p’fana
A d’ér una v’céta ch’al v’niv zù dai monti,
‘n gropa a ‘na granata al pasàv ‘l fium e i ponti,
‘l nas a pissa ‘n boca e ‘l mént a baz’lòn,
i capedi ‘ngavujati e ‘n pé do zavatòn,
col gonèd slinbanat e ‘l fazolét ‘n testa
e ‘l sé d z’nar a d’èr la so festa.

La sera d’la v’zilia tuti i m’nìn
i m’tév’n ‘l calzét atacat al camìn.
La matina a bonòra a m l’vav con la sp’ranza
d trovar un bel banbòz da t’nir ‘n t la mé stanza
da portar ‘n t’l mé lèt a farm cumpagnia
e farl v’dér a tut le fante ch’a d’érn p’r la via.
Ma la mia a d’ér ‘na p’fana p’r i fanti puv’rìn
‘n t’la calza è m’tév soltant tre noza e un mandarìn.

(era una vecchietta che veniva giù dai monti, sopra a una scopa passava fiumi e ponti, il naso a piscia in bocca e il mento a balzelloni, i capelli scarmigliati e in piedi due ciabattoni. Con il vestito sgualcito e il fazzoletto in testa, il 6 di gennaio era la sua festa. La sera della vigilia tutti i bambini mettevano la calza attaccata al camino. La mattina presto mi alzavo con la speranza di trovare un bel bamboccio da tenere nella mia stanza, da portare nel mio letto a farmi compagnia, e farlo vedere a tutte le bambine che erano per la via. Ma la mia era una befana per bimbi poverini, dentro alla calza ci metteva solo tre noci e un mandarino)

Ricordi

Fin dove arriva la mia memoria c’è il ricordo della sera della Befana. Quando ero molto piccola, andavamo tutti a casa della nonna, che accendeva il camino e faceva i castagnacci per tutti e, prima di andare a dormire, noi bambini, appendevamo la calza – ognuno la sua ché eravamo in tanti. Non erano le calze colorate che si usano adesso, ma calzettoni di lana lavorati con i ferri da calza, appunto. La sera della vigilia, nella mia famiglia, c’è stata sempre una tradizione speciale: cantavamo la Befana. Mio babbo, mia mamma, mia sorella ed io facevamo ogni anno un bel coro al quale si sono poi aggiunte le voci dei nostri fidanzati, poi mariti, che man mano hanno allargato la famiglia. La Befana gragnanina – così la chiamava mio babbo che l’aveva imparata da un amico di Gragnana – non aveva un testo scritto, noi la conoscevamo a memoria e nessuno ha mai sbagliato una strofa. Per decenni l’abbiamo cantata, dopo aver mangiato i castagnacci, finché non sono mancati i miei genitori ed il coro si è spento. Io continuo a cantarla anche da sola ed ho scritto il testo, perché non vada perduto questo patrimonio di memorie antiche e poi, non si può mai sapere… potrebbe sempre formarsi un altro coro!

Ricetta del castagnaccio

Mettere in una larga ciotola 500 grammi di farina di castane, aggiungere un pizzichino di sale e, man mano sempre mescolando, tanta acqua fino a raggiungere la densità di una crema piuttosto liquida. Preparare una decina di gherigli di noce spezzettati, una bella manciata di pinoli e una di uvetta precedentemente ammollata e strizzata e la buccia di una mezza arancia (non trattata) tagliata a quadretti. Rotolare la frutta secca in una manciata di farina tenuta da parte in un tovagliolo di carta e, quando è ben infarinata, aggiungerla all’impasto. Mettere in una teglia di circa 30 centimetri di diametro, 2 cucchiai di olio di oliva e versarvi il contenuto della ciotola, aggiungere un altro cucchiaio di olio e qualche rametto di rosmarino fresco, più un altro poco di pinoli e infornare a 180°.

Dopo 40 minuti (se si preferisce una torta morbida) sfornarla oppure lasciarla in forno per un’ ora per averla bella croccante. Siccome cuocendo tende ad attaccarsi un po’ sul fondo si può usare la carta da forno. E’ ottima calda, accompagnata da ricotta fresca.

Ricetta dei castagnacci

Per questa ricetta occorrono i testi di ferro. Fare un impasto con farina di castagne, pochissimo sale e acqua, che deve risultare piuttosto liquido. Mettere su due fuochi entrambi i testi e, quando sono ben caldi, ungerli con olio di oliva usando una mezza patata, infilzata con una forchetta per attingere l’olio da un piattino. Porre con un mestolo un poco di impasto su uno dei testi e coprirlo con l’altro e a questo punto si procede usando solo un fuoco. Dopo 3 o 4 minuti, capovolgere i testi e, passati altrettanti minuti, togliere il castagnaccio e porlo sopra un canovaccio, ungere ancora i testi e via … sotto con il prossimo. Si servono caldi farciti con ricotta o stracchino ma, volendo, anche conditi con olio e parmigiano.

© Foto di Vinicia Tesconi