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Diari Toscani

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XX settembre: l’onomastico del viale di Carrara e non solo

DiVinicia Tesconi

Set 21, 2021

L’intitolazione di una via o di una piazza alla data del 20 settembre ricorre, nell’odonomastica italiana, quasi con la stessa frequenza di quelle dedicate a Garibaldi, Mazzini, Cavour e al toponimo della capitale, presente praticamente in ogni città d’Italia. Se i tre padri fondatori dello stato italiano, al netto del depauperamento dell’insegnamento scolastico della storia, sono comunque conosciuti – magari solo di nome – da tutti, il 20 settembre, specialmente scritto in numeri romani, come compare nelle targhe che indicano i nomi delle strade, ha finito col rimanere oscuro ai più.

Le date, si sa, sono la parte più ostica dello studio della storia e l’eco degli eventi, anche se di portata immensa, si dilegua nella fin troppo labile memoria civile. Per questo, infatti, vi si intitolano le strade. Il 20 settembre, che fa da indirizzo civico a migliaia di persone, era quello della Breccia di Porta Pia – che forse, per sentito dire, è sicuramente più nota della data in cui avvenne – e si colloca nel 1870, quando Garibaldi e Mazzini erano ancora in vita, se pur alla fine della loro parabola politica, mentre Cavour era scomparso da soli nove anni, esattamente quelli dell’Italia finalmente unificata, in cui, tuttavia, c’era “da fare gli italiani” e c’erano ancora delle parti dello stivale da annettere al regno dei Savoia. Una, di non poco conto, era, appunto, Roma, già indicata dal geniale visionario Cavour come futura capitale d’Italia, ma Roma era del papa, all’epoca Pio IX, così come lo stato pontificio, per quanto ridotto ormai a una piccola parte del Lazio, e il papa non voleva riconoscere lo stato italiano, né sottomettersi a esso. Per prendere Roma ci vollero quattro ore di cannonate sparate dall’esercito italiano guidato dal generale Raffaele Cadorna, omonimo, in quanto nonno, del più tristemente famoso generale che guidò le truppe nella prima guerra mondiale fino alla disfatta di Caporetto. Era il 20 settembre del 1870 quando, alle 9 del mattino, un battaglione di bersaglieri e uno di fanteria entrarono a Roma attraverso la breccia provocata dalle palle di cannone. Un’ora e mezzo dopo, sulla cupola di San Pietro e sulle mura di Castel Sant’Angelo sventolarono le bandiere bianche della resa. Roma era italiana, il papa no: Pio IX si proclamò prigioniero dello stato italiano dentro al Vaticano e provò a incitare i cattolici al rifiuto della partecipazione attiva alla politica del regno, senza successo. Cinque mesi dopo, il 3 febbraio 1871, Roma divenne capitale d’Italia, il 20 settembre venne indicato come festa nazionale e cominciò a comparire negli indirizzi civici del regno. Pio IX e i suoi successori rifiutarono lo stato italiano fino al 1929, quando Mussolini firmò con papa Pio XI i Patti Lateranensi, comprando a peso d’oro – quasi 2 miliardi di lire di risarcimento e concessioni ideologiche e politiche vincolanti – il riconoscimento della chiesa. Negli obblighi accettati da Mussolini ci fu anche la soppressione della festività del 20 settembre, che, di fatto, rappresentava la fine del dominio della chiesa sui territori italiani. Le infinite vie e piazze XX settembre, tuttavia rimasero, forse perché troppe per poter essere rinominate.

Il viale XX settembre di Carrara venne inaugurato nel 1915, a pochi giorni dall’entrata in guerra dell’Italia, e, quindi, quando ancora la Breccia di Porta Pia era un’impresa epica della giovane storia italiana. L’idea della costruzione di un grande e imponente viale che collegasse il centro di Carrara ai piedi delle Apuane, al mare, comunque, era addirittura precedente al 20 settembre 1870 stesso.
Il primo progetto risaliva, infatti al 1864 ed era finalizzato alla necessità di dotare la città di una tramvia che arrivasse fino ai pontili in legno del rudimentale porto di Carrara. La burocrazia dell’epoca non era certo da meno di quella odierna e il problema dei moltissimi espropri che bisognava fare per disegnare la grande direttrice mare-monti, allungò i tempi di approvazione del progetto fino al 1904. Fu il sindaco Carlo Alberto Sarteschi che riuscì a convincere i consiglieri e i cittadini dei grandissimi vantaggi che la nuova strada avrebbe portato alla città lanciando la campagna del “Risorgimento edilizio di Carrara”.
L’impresa era faraonica e richiese 11 anni per essere completata: sette chilometri di lunghezza, oltre 30 metri totali di larghezza – al tempo una delle strade più grandi di tutta Italia – suddivisi in due marciapiedi da sette metri ciascuno, due corsie laterali da cinque metri e una corsia centrale per il tram larga quanto le altre due. Un canale diretto che dai monti puntava al mare e che dal mare teneva fermo a dritta il panorama incredibile delle montagne di marmo. Il viale nacque per ragioni di praticità e di sviluppo commerciale, ma con un occhio prioritario per il decoro urbano. Doveva avere piante maestose, i platani, e gli edifici che vi sarebbero sorti a fianco dovevano rispettare canoni di prestigio architettonico.
Il viale XX settembre, dedicato alla Breccia di Porta Pia avvenuta 40 anni prima, era il nuovo simbolo di una città in vertiginosa crescita economica e, per questo, doveva essere soprattutto bello. E così fu. La sua creazione rivoluzionò gli equilibri della città, non senza polemiche. L’antichissimo e strategico borgo di Avenza, ad esempio, venne tagliato fuori dal nuovo viale che diede, invece, una forte spinta propulsiva al piccolo agglomerato di case di pescatori di fronte al mare, che in pochi decenni divenne la frazione più grande di Carrara. Non tutti gli edifici che sorsero, negli anni, lungo il nuovo viale furono all’altezza dei primi: le bellissime ville di Ortomurano, villa Olga, villa Casa Mia allo stadio, che all’epoca era la sede di un regale parco pubblico chiamato “Della Rimembranza”, villa Giampaoli a Marina, ma il concetto di impatto estetico da offrire a un visitatore nell’accesso alla città venne sempre sostanzialmente rispettato, creando una sorta di allungato quartiere residenziale a se stante che lo rende, ancora oggi, particolarmente apprezzabile. Spina dorsale della città, riferimento geografico per ogni frazione, da subito è entrato nel cuore ruvido della gente del luogo tanto da diventare per tutti solo “il viale”, senza più bisogno di aggiungere l’intitolazione della via, oppure da far credere che quel XX settembre che ha come nome, sia una ricorrenza locale e non una pagina di storia nazionale.

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