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Diari Toscani

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77 anni fa l’eccidio della Certosa di Farneta

DiDiari Toscani

Set 8, 2021

Sono passati 77 anni da quelle terribili giornate di guerra, ma la memoria, in coloro che hanno visto, è ferma, chiara, come fosse ieri. Bruna Balloni (in foto) aveva 16 anni e quel 10 settembre 1944, con la cugina Flora, da Forno frazione del comune di Massa erano dirette a Castagnola.

Portavo qualcosa da mangiare a mio padre – racconta l’ultima testimone di quella strage –. Giunte poco sotto la piana dove pochi mesi prima, il 13 giugno, era stata consumata la strage di 58 giovani, notammo tre corpi adagiati sul ciglio della strada. Due indossavano un saio, con un cordone legato in vita. Avevamo visto la morte in diverse occasioni, in quella terribile strage, e quei corpi esanimi ci rinnovarono la paura. Proseguimmo per la nostra strada, con tanti interrogativi su quei poveri frati. Giunte alle Capannelle, dove oggi c’è la pesa, notammo una jeep verde. Dietro, sul cassone aperto, c’era una ragazza affiancata da due tedeschi. Era bionda, i capelli sulle spalle. Indossava una camicia colorata, a fiori. Non farà una bella fine, dicemmo io e mia cugina, ancor più terrorizzate”. E non fece una bella fine: “A sera, al ritorno, qualcuno ci disse che era stata seviziata e uccisa nel baraccone all’inizio della strada per Guadine”.

Le memorie orali sono la voce della grande storia. E vediamo i fatti: i nazisti irruppero nei locali della Certosa di Farneta di Lucca nella notte tra il primo e il 2 settembre del 1944, sorprendendo i padri certosini mentre si recavano in chiesa. Il rastrellamento di tutti i locali della Certosa risultò problematico e di lunga durata: i monaci vennero così rinchiusi nel parlatorio, stretti come sardine e minacciati di morte. Verso le otto del mattino alcuni padri riuscirono a celebrare la messa. La violenza nazista non si fermò. 35 persone furono uccise il 4 settembre, di cui una ventina provenienti dalla Certosa. I monaci vennero trasferiti a Nocchi di Camaiore insieme ad altre persone: i primi due frati furono fucilati il 7 settembre. Alcuni furono trasferiti e imprigionati nel castello Malaspina di Massa, all’epoca carcere mandamentale.

Quel 10 settembre 1944, gruppi di detenuti, tra cui 15 certosini di Farneta, furono da lì prelevati: 36 saranno i prigionieri uccisi sul territorio massese. Queste le località: Foce, Ponte di Forno, Ponte Lazzeri, Ponte di Mignan, Capannelle, Rinchiostra, Quercioli, via Palestro e Turano.
Lungo la strada per Forno furono uccisi padre Maria Gabriele Costa, decorato di medaglia d’oro al valor militare, il professor Guglielmo Lippi Francesconi, allora direttore dell’ospedale psichiatrico Maggiano di Lucca e Pio-Maria Egger, un giovane religioso.
La ragazza si chiamava Liliana Lupetti Rasi, 24 anni, della quale non sono mai state trovate tracce della famiglia d’origine.

Nel documentario Itinerari della Resistenza Italiana – L’eccidio dei monaci della Certosa di Farneta – Massa 10 settembre 1944, lo storico Giancarlo Bertuccelli ricostruisce quell’avvenimento attraverso alcune testimonianze. L’Anpi sezione Linea Gotica e l’associazione Eventi sul Frigido tornano a chiedere al comune di Massa una strada o una piazza intitolata alle vittime della strage della Certosa di Farneta. Considerato che il territorio della provincia di Massa Carrara, decorata di “Medaglia d’oro al valor militare”, ha subito stragi atroci a opera delle truppe di occupazione nazifascista, tra le vittime della follia nazista vennero uccisi diversi sacerdoti nell’adempimento del proprio dovere, “rei” di avere dato ospitalità a perseguitati politici e partigiani. I corpi dei certosini fucilati il 10 settembre in un primo momento furono tumulati nei cimiteri di Mirteto e Turano per poi essere trasferiti il 22 e 23 maggio 1945 nella Certosa di Farneta.

Motivazione della medaglia d’oro al valor militare conferita a Padre Maria Gabriele Costa, nato Antonio Alberto Luigi Costa: «Dopo aver reso alla lotta di liberazione servizi veramente eminenti costituendo, ed in se stesso impersonando, un importante centro di raccolta, vaglio e trasmissione informazioni e dando, con cristiana pietà, asilo nel Monastero di Farneta a molti perseguitati dalla furia tedesca, cadeva, per delazione, nelle mani delle SS. germaniche. Duramente interrogato e sottoposto a tortura manteneva nobile ed esemplare contegno, molti salvando col silenzio e dando, con la sua eroica morte, nobile esempio di fedeltà alla Religione ed alla Patria.
Certosa di Lucca, settembre 1943 – settembre 1944».

Padre Antonio Luigi Costa