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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

A Camaiore una grotta lunga… quarantamila anni

DiCristina Maioglio

Mar 31, 2021

Tre uomini stanno scheggiando delle pietre rosse colpendole con un sasso. Sono robusti, ma non molto alti. Hanno la testa tozza e la mascella sporgente. Lavorano vicino a un grosso fuoco racchiuso in un cerchio di pietre che illumina tutta la grotta. Poco distanti da loro ci sono le donne: alcune allattano i loro figli, altre passano con forza una pietra su delle pelli di animale. Lungo le pareti della grotta ci sono mucchi di paglia e uomini che dormono. I bambini più grandi scorrazzano dentro la grotta, in mezzo alle pelli già conciate, alle carcasse di animali e ai detriti delle pietre lavorate. La grotta risuona delle loro grida festose, dei colpi sulle pietre e del crepitare del fuoco.

Sarebbe questo lo spettacolo offerto dalla Grotta all’Onda, scavata alle pendici del monte Matanna a Camaiore, se si potesse, in un attimo, tornare indietro nel tempo a quarantamila anni fa. C’erano i Neanderthal, allora: ominidi, non ancora uomini, in verità, ma già abbastanza evoluti da lasciare chiare tracce della loro esistenza. Sono moltissimi, infatti, i reperti archeologici ritrovati all’interno della grotta dell’Onda e vanno dal Paleolitico dell’uomo di Neanderthal all’Homo Sapiens, al Neolitico fino alle Età del Bronzo e del Rame. Un uso lungo e costante per tutta la preistoria, quello di questo antro di circa quaranta metri per sessanta che si trova a 710 metri sul livello del mare della Versilia. Un luogo di interesse antropologico eccezionale che si trova lungo un percorso di trekking che include angoli suggestivi dell’entroterra versiliese.

Il percorso è semplice e adatto a tutti. Una volta arrivati al paese di  Casoli, il paese dei graffiti, dove si possono ammirare i 120 murales che adornano i muri esterni delle case, si raggiunge la frazione di Tre Scolli dove si può lasciare l’auto. Da lì le indicazioni portano a un piccolo tratto roccioso posto sulla destra  e poi a un bel sentiero che arriva alla grotta con un’ora circa di cammino. Lungo il percorso si costeggia un fiume e si incontrano due suggestive piccole cascate, i resti del polverificio Lari, costruito nel 1832, che produceva polvere pirica utilizzata per estrarre il marmo dalle cave di Carrara e un’antica fonte con un piccolo abbeveratoio. E poi si arriva alla grotta che oggi è vuota, buia e silenziosa, ma rimane un luogo di immensa suggestione che meriterebbe una migliore valorizzazione da parte degli enti storico- culturali. L’eco di quei primi uomini non smette di risuonare anche se tutte le loro tracce sono state portate nei vicini musei di archeologia: Firenze, Calci, Camaiore e fa viaggiare nel tempo, per oltre quarantamila anni.