Ai piedi di Castagnoli, un piccolo borgo poco distante da Gaiole in Chianti, lungo una strada che fu testimone del passaggio di greggi e pastori, nella transumanza che dal Casentino portava alla Maremma grossetana, svetta, nella luce vivida del cielo, un piccolo campanile a ventola che, seppure muto, annuncia a chi si trova a camminare in quel sentiero nel bosco la presenza di un luogo sacro: Il Romitorio di Santa Maria delle Grazie, fondato da due romiti nel 1400, e che solo successivamente prese il nome di Eremo della Nunziatina, quello con il quale viene chiamato tutt’oggi, anche se nel XVII° secolo cessò di essere un Eremo per trasformarsi in abitazione di contadini. Oggi i proprietari sono i signori Fentress che custodiscono questo luogo con amore e dedizione.

Nel 1467, in questo luogo sperduto, – probabilmente territorio abitato dai lupi, immerso nella pace e nel silenzio – vissero in contemplazione e nella preghiera, circondati dal mormorio della natura e dal brusio incessante del Borro, – il piccolo torrente che scorre ai piedi della costruzione – due eremiti: Antonio e Lazzaro, che conducevano una vita ritirata per esimersi da tutto ciò che poteva essere allettante e confortevole. Il loro sostentamento arrivava probabilmente da un piccolo orticello e fors’anche da qualche animale da cortile, oltre al ricavato della vendita di alcuni oggetti che fabbricavano con le loro mani: stuoie, sporte, piccoli oggetti per la cucina. Fra Lazzaro, caricati questi lavori sulle spalle se ne andava a piedi a Firenze per venderli, oltre a chiedere l’elemosina davanti alla Chiesa della S.S Annunziata, mentre fra Antonio restava in sua attesa all’Eremo. Il giorno in cui fra Lazzaro rese l’anima al Signore, fra Antonio, solo e vecchio, affidò l’Eremo ai Servi della Vergine, i frati della S.S Annunziata, ed ecco l’origine del nome Nunziatina, e verso la fine del 1471 alcuni padri si ritirarono in questo luogo sperduto avendo con sé alcuni oggetti di prima necessità: zoccoletti, un letto, arnesi per murare, un libro per cantare la messa, una lucerna per l’Altare e un tabernacolo; donati dal priore del convento della S.S Annunziata. La vita per i frati scorreva scandita dal ritmo delle stagioni, immersi nella preghiera e nella pace della natura, finché l’onda di un episodio cruento accaduto a Firenze il 26 aprile 1478, turbò la pace delle colline circostanti: la congiura dei Pazzi, giorno in cui Giuliano de’Medici fu assassinato e suo fratello Lorenzo, il futuro Magnifico, fu ferito. Le dolci colline del Chianti divennero teatro di battaglie e invasioni a seguito della guerra tra Firenze e le forze alleate del re di Napoli, del Papa e di Siena. L’esercito napoletano, senese e pontificio, invase il territorio chiantigiano attaccando e conquistando diverse località del territorio chiantigiano. Fra Antonio rimasto nell’Eremo come aggregato, in quanto non era dell’Ordine, fu costretto a lasciare quel luogo dove aveva vissuto per lungo tempo in quanto gli altri religiosi, con l’arrivo dei soldati, tornarono a Firenze per rifugiarsi. Andò a Barbischio, dove, il 13 novembre 1478 anch’egli rese l’anima al Signore, molto probabilmente a causa della peste. La Nunziatina rimase abbandonata fino al 1481 e solo quando finalmente tornò la pace fu nuovamente abitata da altri religiosi. È nel 1488 che all’Eremo arriva un religioso dell’Ordine dei Servi di Maria: Giovan Angelo Porro, di famiglia nobile, nato a Milano intorno al 1450, che aveva preso i voti in giovane età, probabilmente nel 1470. Giovan Angelo oltre a essere molto religioso e devoto alla Vergine, era anche molto rigoroso, caratteristica che incontrava i favori dell’Ordine, e a questo mise a diposizione il suo fervore: dal 24 settembre 1474 alternò la sua presenza al Convento di Firenze a quella di Montesenario, dove fu priore dell’Eremo. È il 22 dicembre quando, dopo essersi ripreso da una malattia, i suoi superiori lo assegnano alla Nunziatina con funzione di priore, ivi rafforzò ulteriormente il suo apostolato fatto di semplicità e mettendosi al servizio degli umili, dei poveri e, principalmente, dedicandosi ai fanciulli per indirizzarli nella via del bene mediante la predicazione spicciola, il catechismo, la carità verso i poveri e i sofferenti. Il Beato Giovan Angelo morì a Milano il 23 ottobre 1505, nel corso della sua vita di religioso fu coerente ai precetti insegnati, praticando ciò che domandava agli altri. Furono molti i miracoli ottenuti a sua intercessione e nel 1737 fu beatificato da papa Clemente XII.

Oggi, coloro che passeggiando per questi sentieri avranno occasione di alzare gli occhi al cielo e intravedere fra le verdi frasche boschive il campanile, e subito dopo ascoltare il brusio del Borro della Nunziatina, potranno respirare l’aria di questo luogo magico e carico di spiritualità dove visse il Beato Giovan Angelo Porro, protettore dei pargoli e salute degli infermi
Un doveroso grazie per le notizie va: allo studioso del territorio chiantigiano Alfonso Sderci per una sua ricerca sul monachesimo medievale, e alla famiglia che ha messo a mia disposizione i quaderni degli studi che ha fatto; a Padre Raffaele Taucci, dell’Ordine dei Serviti per aver lasciato testimonianza delle sue ricerche con un documento scritto nel 1933; a Enzo Centri, appassionato e studioso della storia del Chianti, per un preziosissimo piccolo volume del 1954 conservato nella sua libreria e che ho potuto consultare grazie al figlio Renzo.