Una scuola popolare di scrittura l’aveva promessa quando è stato nominato direttore artistico del Teatro della Pergola agli inizi di gennaio scorso ed ecco che con l’arrivo di marzo, Stefano Massini ha avviato il ciclo di 4 incontri a ingresso libero cui i fiorentini hanno risposto con grande interesse e curiosità. Seicentoventiquattro persone dai dodici ai novantadue anni sono accorse alla Pergola per imparare, divertirsi, essere protagoniste, mettersi in gioco. Massini, scrittore, drammaturgo, personaggio televisivo, è stato più di due ore sul palco e con bravura ha incantato il pubblico affabulando, argomentando. Anche la sindaca Sara Funaro si è complimentata con lui per aver reso il teatro luogo di cultura condiviso e aperto a tutti. “Oggi proveremo a smuovere una forma di dialogo interiore attraverso la scrittura, useremo le parole per descrivere la paura” ha detto, “una delle sei emozioni universali, oltre alla rabbia, la gioia, il dolore, la sorpresa e il disgusto”.

Lo scrittore ha raccontato il potere della parola sottolineando come le vocali suonino melodiose e come invece i gruppi consonantici stridano, creino un groviglio e ben si adattino, per esempio, alle nostre parolacce. Ha mostrato come ogni parola possa essere un’immagine. “La paura sussulta, strattona?” Ispirandosi all’idea di Fosco Maraini che nel libro “Gnosi delle fànfole” inventò parole inesistenti ma certamente evocanti per descrivere le sue emozioni forti, Massini ha domandato a tutti gli intervenuti di trasformare le paure in suoni e variare il celebre verso “Ci son dei giorni smègi e lombidiosi”. Alcune creazioni, “Ci sono dei cagli indeleti, dei cagli”, “…fruttofretta, sgombotto rotto”, “ci son dei giorni scomposi”, sono state lette dal pubblico in sala. Secondo Massini è anche importante che ognuno di noi, pur di riuscire ad esprimere cosa ha dentro, inventi e adotti parole che non esistono. Anche Dante creò per la Divina Commedia dei vocaboli che non erano nei dizionari. L’idioletto, lingua individuale, propria, che si distingue dal sistema linguistico della comunità, giunge in aiuto per non usare parole approssimative o etichette generaliste.

“I sostantivi contengono la sostanza, appena lo dico, tu ne hai di fronte l’immagine. Il “non” viene dopo e se ti ordino di non vedere un ippopotamo con il tutù, tu lo hai già visto. Ogni sostantivo sprigiona un’immagine e una determinata energia. Le parole sono molto di più di ciò che pensiamo. Non appena diamo un nome alle cose, le evochiamo, esistono”. Naturalmente di fronte a una parola si può avere una reazione generalizzata e stereotipata, ( prevedibilità della parola) oppure scegliere di nutrire un rapporto individuale e costruttivo. Massini ha invitato tutti ad abbinare dei sostantivi con degli aggettivi e poi con dei verbi, seguendo l’istinto ma non fermandosi ai luoghi comuni, facendo accostamenti che evocassero paura senza cadere nell’insidia dell’ovvio. Perché “Il vetro che striscia” può fare paura? “La paglia impoversa”, “Il vetro scolorifera”, “La paglia asfossica” sono stati alcuni dei risultati ascoltati in sala.Combinare insieme nome verbo e aggettivo porta già a un’immagine e a una storia e sono sufficienti tre parole per evocare in altre persone esperienze passate perché le paure sono legate al vissuto negativo di ognuno di noi e perché la paura si nasconde in ciò che non è manifesto.
LIBERAMENTE – una Scuola Popolare di Scrittura è stato un relazionarsi osmotico e costruttivo, utile a riflettere e a pensare oltre le convenzioni, un’occasione culturale, un sentirsi parte di un gruppo. Al termine dell’incontro Stefano Massini ha lasciato anche i compiti da fare a casa, invitando i partecipanti a lavorare su una frase composta da parole estratte a sorte, lì sul palco: “Smontatela e rimontatela creativamente e seguite “la stella polare che vi inquieta!”
LIBERAMENTE – una Scuola Popolare di Scrittura
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