decima puntata
Joo non era riuscita ad infondere in Hyeok l’entusiasmo necessario per superare di slancio dubbi e preoccupazioni. Forse perché lei era in Corea del Sud ormai da tre anni, al sicuro, come se non fosse mai stata altrove, come se non fosse arrivata da nessun altro posto. Ma il fatto che lei avesse avuto successo non significava necessariamente che Hyeok vedesse la fuga come una scelta da fare a cuor leggero, dal risultato certo, e neanche che la vedesse come una cosa desiderabile solo perché fattibile.Dal canto suo, Hyeok sentiva di aver avuto ragione nel sostenere l’irresponsabilità e la superficialità della sua richiesta. Faceva un lavoro che gli piaceva molto e che gli stava dando grandi soddisfazioni. Il paese, con lui, aveva mantenuto le sue promesse. Aveva lavorato duro ed era stato ricompensato. Joo gli aveva parlato di cose mirabolanti: luoghi, prodotti, strumenti di lavoro e di divertimento del tutto sconosciuti. Sosteneva addirittura che dal computer e dal telefono ci si potesse connettere con tutto il mondo, attraverso una cosa chiamata internet. Gli aveva messo in testa una gran confusione, ma dalla voce sembrava felice, a tratti addirittura euforica. Tanto che lui, ad un certo punto, le aveva fatto una domanda.
< Ma sei hai tutte queste cose che ti rendono felice, perché mi stai cercando?>
C’era stato un attimo di silenzio. Poi Joo aveva risposto.
<Perché adesso so che non è abbastanza…>.
Quella stessa notte Hyeok fece un sogno in cui, proprio come un film, vide spezzoni della sua vita con Joo in una città piena di luci e di gente per la strada. Camminavano mano nella mano ed erano felici. Tutti sembravano felici. Il senso di euforia era talmente intenso che si svegliò in un bagno di sudore, come se avesse corso una maratona. Si alzò e si affacciò alla finestra dell’hotel. Hyesan, come tutta la Corea del Nord, era immersa nel buio. Nessuna luce animava la città. Non era tardi, ma le insegne erano spente. I lampioni delle strade erano accesi, ma solo ogni cinquecento metri. Era l’effetto delle sanzioni occidentali. L’energia elettrica veniva centellinata. Molti nordcoreani non sapevano esattamente perché il loro paese era sottoposto a rigidissime sanzioni. Alcuni non saprvano neanche dell’esistenza di queste sanzioni. Ma Hyeok aveva studiato ed era stato all’estero, anche se solo in Cina, e conosceva una parte di verità. A Pechino aveva visto ampi scorci di modernità, persino di lusso. Quel sogno e quella visione di desolazione fecero cadere le ultime barriere. Hyeok capì che la sua reticenza a seguire Joo era dettata semplicemente dalla paura. Una paura talmente radicata da sembrare insuperabile. Da quando aveva parlato con la nonna di Joo, Hyeok si era girato dall’altra parte e aveva chiuso gli occhi, facendo finta di tenerli ancora aperti. Molto probabilmente, se non fosse stato per lei, avrebbe vissuto così fino alla fine.
Alla fine del 2019, Hyeok era pronto per partire. La rete di intermediari che lo avrebbe condotto fino in Thailandia era pagata da Joo. La madre e la sorella minore, però, avevano deciso di non andare. Dire loro la verità, era stata di gran lunga la cosa più straziante. Tutte le difficoltà del viaggio, a cui Joo lo aveva preparato puntigliosamente, si sarebbero rivelate poco più che trascurabili, se paragonate a quel momento, a quei volti, a quelle lacrime, a quegli abbracci. Ma la decisione era ormai presa, tutto era organizzato. Sapeva che sarebbe stato difficile, si era preparato anche a questo. Ma si è mai pronti davvero a dire addio per sempre ad una persona che ami? La fuga non subì ritardi, né imprevisti. Hyeok, a gennaio del 2020, arrivò al centro di Hanawon, a un centinaio di chilometri da Seoul. Nemmeno i tassisti sanno dov’è. Arrivati ad un certo punto, bisogna chiamare un numero per avere le indicazioni su come raggiungere la destinazione. La struttura ospita, per sei mesi, i rifugiati nordcoreani che hanno richiesto alle autorità tailandesi di essere consegnati a quelle sudcoreane, non è un luogo segreto, ma adotta lo stesso livello di sicurezza usato per il Palazzo Blu, la residenza presidenziale. Il soggiorno ad Hanawon è diviso in due parti. Nei primi tre mesi, gli esuli sono sottoposti a continui interrogatori da parte dei servizi segreti statunitensi e sudcoreani, il cui è scopo è accertarsi che non siano spie del nord e, una volta appurato questo, ottenere più informazioni possibili sul regime di Kim Jung-un.
Quando Hyeok arrivò ad Hanawon sembrava un fuggitivo come tutti gli altri: smarrito, stanco, diffidente. Ma quando l’impiegato lesse il modulo in cui aveva scritto cosa faceva per vivere al nord e per chi aveva lavorato a Pyongyang, il suo anonimato finì in fretta. Da quel momento in poi, entrò ed uscì dalla stanza degli interrogatori continuamente, certe volte anche di notte. Una vera e propria processione di funzionari di ogni livello si alternarono sulla sedia in acciaio di fronte alla sua. Quello che sapeva era molto prezioso, e Hyeok si concesse alle loro domande senza riserve. Non lo fece per motivi politici o ideologici. Volrva solo tornare da Joo. Non c’era nessun altro motivo che spiegasse la sua presenza in quel posto. Aveva preso atto di questa semplice verità durante il viaggio, e vi si era arreso incondizionatamente. Non aveva lasciato la madre e la sorella in lacrime per inseguire vaghi ideali; non aveva attraversato la Cina e rischiato la vita alla ricerca di un teorico livello di felicità superiore. No. Lo aveva fatto solo per lei. Per quanto banale, retorica e sdolcinata, la verità era che l’aveva fatto per amore. E questo era tutto.
Il periodo in cui i fuggitivi sono a disposizione delle autorità varia da persona a persona. Mediamente sono tre mesi. Poi si passa alla fase finale della permanenza a Hanawon, quella in cui gli esuli frequentano dei corsi per integrarsi in una società con usi, costumi e strumenti che non conoscono. Anche questa dura mediamente tre mesi, al termine dei quali ad ogni nuovo arrivato viene assegnato un lavoro e un alloggio, preferibilmente in coabitazione con altri fuggitivi arrivati prima, in modo da completare “sul campo” il processo di integrazione nel nuovo mondo.
continua…