foto di Silvia Meacci
È stata inaugurata a Palazzo Medici Riccardi “L’incanto di Orfeo”, una mostra tematica di capolavori, idee e uomini, frutto di una bella intuizione, realizzata con enorme impegno e grande armonia. Dopo le esposizioni dedicate a Benozzo Gozzoli e Luca Giordano, questa, forgiata sul mito di Orfeo, è la terza che racconta la natura umana, la società, la storia del palazzo stesso e della nostra città.
Partendo da un’opera presente nel cortile del palazzo, “Orfeo incanta Euridice” che Leone X commissionò a Baccio Bandinelli nei primi del cinquecento, i curatori sono riusciti a declinare l’ampio concetto di arte e musica in una mostra che ci induce a rallentare i ritmi e a fermarci per cogliere l’incanto. “Quando Orfeo canta, accompagnato dalla cetra, ammalia uomini e donne, animali e fiere, alberi, rocce e fiumi. La sua poesia fa solcare di lacrime le guance delle furie e lascia Cerbero con le sue tre bocche spalancate”, ha detto Valentina Zucchi, responsabile scientifico di Palazzo Medici Riccardi e co-curatrice della mostra, insieme a Sergio Risaliti cui si deve il progetto dell’esposizione.
Le opere riunite in Palazzo Medici Riccardi, italiane e straniere, sono una sessantina. I visitatori potranno ammirare tra gli altri, Tiziano, Parmigianino, Bruegel il Vecchio, Rembrandt, Delacroix, Feuerbach, Cocteau, Savinio, Paladino. Sono ripercorse le fonti della classicità, con lavori anche precedenti al Rinascimento, fino ad arrivare all’astrattismo di Cy Twomby. L’arte incanta, ci porta oltre e il mito di Orfeo, travalicando le epoche e le stagioni, prende vita attraverso vari linguaggi. Lungo il percorso espositivo il visitatore troverà infatti anche filmati, installazioni sonore e dipinti contemporanei: di grande impatto il quadro di Francesca Banchelli che ci mostra con colori vividi un Orfeo smembrato. Ci sono prestiti da collezioni private e musei celebri. Dal Museo Archeologico di Napoli è arrivato il rilievo marmoreo raffigurante il secondo e definitivo distacco di Orfeo dalla sua amata.
Anche le biblioteche Riccardiana e Laurenziana hanno contribuito con documenti e testi scritti: il libretto di Euridice di Rinuccini, andato in scena a Palazzo Pitti per le nozze di Maria dei Medici nel 1600, la “Fabula di Orpheo”, scritta nei primi anni ottanta del quattrocento e la Metamorfosi di Ovidio, annotata da Poliziano e tutto questo rimanda agli studi che si facevano anticamente proprio nelle stanze di Palazzo Medici Riccardi dove vissero Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico e lavorarono artisti come Donatello, Michelangelo, Benozzo Gozzoli e Botticelli. Anche Ficino e Pico della Mirandola, entrambi di casa qui, parlarono di Orfeo. Un mito sempiterno che trasmette “suāvĭtas” e che tocca corde antiche, temi come il pericolo, la paura, il viaggio, l’oltre, la morte, il desiderio, la fragilità, sentimenti esperiti da tutti.
Orfeo e Euridice, con la loro storia pregna di simbologia, sono stati ispirazione per artisti, filosofi, compositori, danzatori, scrittori come Calvino, Pavese, Bufalino, che si sono confrontati con questo mito che altro non è che abbandono, lacerazione. Rainer Maria Rilke nei suoi “Sonetti a Orfeo” scrive: “Oltre il mutamento, oltre il cammino, più vasto e libero, persiste ancora il tuo preludio”.
Dal 20 marzo all’8 settembre 2024
L’incanto di Orfeo
nell’arte di ogni tempo, da Tiziano al contemporaneo
https://www.palazzomediciriccardi.it/mostra/lincanto-di-orfeo/l