“Erano d’ogni cor tormento allora/della vezzosa Malaspina i neri/occhi lucenti”:con questi versi venne immortalata per sempre, da Vincenzo Monti, Anna Maria Malaspina della Bastia di Mulazzo, figlia di Giovan Cristoforo Malaspina di Mulazzo e Dejanira Malaspina di Podenzana. Doveva essere stata una donna davvero bella ed ammaliatrice, se anche altri le dedicarono versi che ne esaltavano, non solo i fini tratti somatici, ma anche il carattere docile e l’indole generosa. Il Litta la descrive come: “donna di straordinaria avvenenza, di sommo talento, generosa di cuore, ma di smisurato orgoglio”, mentre Angelo Pezzana: “dama d’ingegno vivacissimo, di persona bellissima, di modi oltre ogni credere dignitosi, nobili, cortesi”, “l’idolo al quale tutti alzavansi gl’incensieri di que’ dì, anche per gli aulici favori non duraturi che la circondavano”.
Nata nel 1727, si unì in matrimonio con Giovanni Malaspina della Bastia nel 1751: suo marito era un gentiluomo di camera alla corte di Don Filippo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese e di Filippo V di Spagna. Grazie al suo status familiare, ebbe facile accesso alla corte del Duca di Parma, diventando dama d’onore di Luisa Elisabetta, partecipò ai numerosi eventi, sia culturali, che mondani, guadagnandosi stima e consenso, tanto da poter accompagnare personalmente la duchessa nei suoi viaggi a Parigi, per far visita al padre Luigi XV o a Genova da dove, poi, la duchessa sarebbe ripartita in direzione Spagna per sposare il principe delle Asturie. Non era solo un’ammaliatrice, ma era anche una donna di elette virtù culturali: Anna Maria si inserì perfettamente in quel crogiuolo culturale che era diventata Parma nel XVIII secolo. Traendo ispirazione da quanto, già da anni, avveniva nella Francia prerivoluzionaria, si svilupparono dei cosiddetti salottini letterari, creati solitamente presso le dimore di ricchi facoltosi o di nobili, dove era possibile discutere di argomenti di attualità, di letteratura o comunque di qualsiasi cosa potesse aggradare l’organizzatore di quegli incontri. Particolare rilievo ottennero le donne, chiamate per l’occasione “salonnièries o salottiere”, che ebbero così modo di uscire fuori da quel ruolo prettamente casalingo e oscuro tipico dell’Europa post controriformista, sfoggiando ognuna le proprie doti intellettuali e culturali, in linea con la concomitante riforma illuminista. Le donne potevano cominciare ad occupare quei ruoli nella società che prima erano prerogativa solo degli uomini, uscendo dai conventi o da quegli ambienti in cui prima venivano recluse tenendole fuori dalla vita pubblica. Questo significò dare accesso al gentil sesso alle arti letterarie, specie in quel particolare mondo definito dell’Arcadia, che già in Lunigiana aveva formato il famoso Giovanni Fantoni detto Labindo. Alle donne veniva riconosciuta la capacità di espressione artistica, che, in un mondo dove la cultura ruotava intorno alla produzione quasi esclusivamente maschile, era segno di grande trasformazione sociale. Parma, considerata all’epoca come la “piccola Parigi” o la “Atene italiana” divenne centro di spinte riformiste, grazie sia a Guillaume du Tillot, che si prodigò in riforme commerciali e sociali, e grazie anche ad Annetta stessa che si impegnò per sviluppare le industrie tessili, in special modo quelle per la produzione di tele indiane di cotone dette calancà. L’importanza di Anna Maria Malaspina, diventata una vera e propria influencer dell’epoca è quantificabile anche in ragione dei doni che le venivano spediti da ogni dove: scatole di merletti, di pizzi e sete, di passamanerie e addirittura un bastone da passeggio del famoso nobile antiquario parigino Caylus, anch’egli folgorato dalla bellezza e dall’avvenenza della dama di corte. Il barone e letterato scozzese James Mac Donald, dopo aver visitato nel suo viaggio europeo Voltaire e Beccaria, transita da Parma. In quell’occasione, Anna Maria chiede al Frugoni di scrivere dei versi ed egli non si fa pregare: “Grate son le vicende/ Dell’ozio e delle cure / Dove Fiorilla splende / Tutto è gioia e piacer”. Fiorilla Dajanea è il nome che le venne assegnato entrando fra il novero dei poeti dell’Arcadia, ed ecco che ancora il Frugoni, in uno dei numerosi poemi da lei ispirati, scrive: “Mille pregj sono in voi, / Siete, il so, sangue d’Eroi. / Siete bella, siete scaltra, / Quanto mai nol fu alcun’altra. / Il gran mondo, e la cultura / In voi tanti di natura / Doni egregj migliorò, / Parma, e Senna vi stimò”
Anna Maria era così bella ed avvenente che venne usata anche come arma di persuasione. Non sarà l’unica nella storia: fu inviata a convincere il re Luigi XV a compiere atti in favore dei Gesuiti ma non riuscì a soppiantare il potere di Madame de Pompadour che, invece, era manifestamente ostile a quell’ordine religioso. Il fallimento della sua missione segnò la l’inizio della caduta della sua stella: nel 1769 con l’entrata in scena di Maria Amalia, figlia dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, che divenne nuova duchessa di Parma. Maria Amali fu, quasi da subito, ostile alla presenza a corte di Anna Maria e cercò in ogni modo di opporsi alla sua presenza. Ci volle tutta l’arte di Maria Teresa a convincerla a permettere che Anna Maria, nella veste di governante di corte, portasse la neonata principessina al fonte battesimale. L’origine di tanto odio, sembra fosse l’avversione della duchessa nei confronti del ministro Du Tillot che ormai non riusciva più a nascondere la relazione con la Malaspina. Nel 1771, don Ferdinando, marito della duchessa, spinto dalle pressioni della moglie, costrinse lo stesso ministro a comunicare ad Anna Maria l’espulsione dalla corte. Anna Maria si ritirò nella sua villa del Pantaro oltre l’Enza, dove, ormai separata dal suo amante, che morì nel 1794, continuò a ricevere le visite dei suoi più fidati amici. Sette anni più tardi venne riammessa a Parma, ma le fu vietato di tornare a corte e di vedere il duca. Morì il 5 marzo del 1797.
Come tutte le stelle che brillano nella notte, anche la sua luce si spense, ma questo non le impedì di lasciare una traccia indelebile nella storia dell’emancipazione femminile in un mondo che stava cambiando e che di lì a poco avrebbe visto l’esplosione di tutto un sistema politico vecchio e caduco grazie alla rivoluzione francese.
Ombra diletta / Che sei sovente di mie notti il sogno… così mi piace ricordarla.