L’ha raggiunto anche stavolta, come aveva fatto spesso, nel 1944, quando lui era sulle montagne coi partigiani e lei sfidava i tedeschi per portargli cibo e armi per continuare la lotta. Aveva coraggio e determinazione, Cesarina Tosi: non avrebbe potuto essere diversa per poter stare al fianco di un uomo come Giorgio Mori, partigiano della Brigata Garibaldi “Gino Menconi”. Insieme hanno percorso un secolo di storia di quel paese che, anche loro, contribuirono a liberare dal nazifascismo. Non potevano stare lontani a lungo: lui, storico presidente dell’Anpi Carrara, se n’è andato, centenario, a maggio del 2023, lei se n’è andata oggi, a 98 anni, a poco più di sei mesi di distanza dal marito e a una decina di giorni dalla scomparsa dell’altro grande rappresentante dell’Anpi, Nando Sanguinetti, loro amico. Il coraggio, Cesarina, lo aveva mostrato anche il 7 luglio, quando, insieme ad altre donne di Carrara, si era ribellata all’ordine dei tedeschi di abbandonare la città e aveva danzato davanti alle loro mitragliatrici puntate. Cesarina se n’è andata nel giorno dell’anniversario del bombardamento di via Groppini del 1944, di cui lei era stata testimone diretta e, in seguito, memoria storica. Ecco il suo racconto di quel fatto in un’intervista di qualche anno fa: “Mi ero iscritta di nascosto ai gruppi di Difesa della Donna che svolgevano un’attività segreta in supporto ai partigiani che erano alla macchia sulle colline carraresi. Portavo loro cibo e armi nascosti, a volte, in ceste di fiori che fingevo di portare al cimitero di Marcognano. Quel giorno sentii le sirene che annunciavano i bombardamenti. Ero lontana dal centro di Carrara e cominciai a correre verso il rifugio, insieme a molte altre persone. Dal rumore degli aerei avevo capito che era stato colpito proprio il cuore della città e lì abitavano molti miei parenti. Presto si cominciò a parlare di un disastro in via Groppini e io corsi disperata mentre ancora le bombe cadevano per andare a soccorrere i feriti, sperando, tra questi, di trovare anche i miei familiari. Il fuoco verde del fosforo saliva da un lato della piazza D’Armi e diventava sempre più grande alla scuola Saffi, che era stata colpita. Via Groppini era il luogo più devastato e lì abitavano i miei zii, così non mi fermai e andai fino al centro del disastro in mezzo a macerie, urla, corpi mutilati, confusione e polvere e fumo dell’ esplosione. Il cielo era pieno di scintille luminose che lasciavano scie di fumo bianco. Ad un certo punto sono inciampata in un ammasso che sembrava marmellata. Quando guardai cosa era capii che si trattava di una signora anziana che abitava lì e che di solito filava la lana sul marciapiedi della via. Erano le bombe al fosforo che riducevano in poltiglia i corpi. Alla fine ritrovai alcuni miei parenti, ma dovetti scoprire che altri non ce l’avevano fatta”.
Molti sono stati i riconoscimenti che le autorità istituzionali le hanno, nel tempo, consegnato per il suo impegno come staffetta partigiana e per il valore del suo ruolo di memoria storica. Una memoria chiara, lucida e potente che Cesarina ha sempre messo a disposizione di tutte le nuove generazioni venute dopo la guerra per non dimenticare mai i sacrifici e le ragioni della lotta sua, di suo marito e di tutti i partigiani.