di Zeno Ceccopieri, Classe IV E , Liceo scientifico Marconi, Carrara
La violenza sulle donne è un tema che va oltre le barriere geografiche e culturali, un’ombra oscura che persiste nel tessuto sociale di molte comunità in tutto il mondo. È un problema globale, che richiede un impegno universale per porre fine a una delle più gravi violazioni dei diritti umani. Sarebbe utile, ma impossibile, forse, coltivare una memoria di tutte le martiri della violenza. Tenere a mente e onorare le lotte di quelle donne che hanno aperto strade nuove di emancipazione, mi pare sia un dovere sociale e civile. Facendo questa ricerca mi sono imbattuto in una storia che si tende a dimenticare: quella di Mukthar Mai che, secondo me, rappresenta invece un esempio emblematico. La donna è una contadina pakistana che nel 2002 è stata vittima di uno stupro per vendetta. Tutti si aspettavano che la giovane si suicidasse, come accade spesso nel suo paese, ma invece di nascondersi e rifugiarsi nella vergogna, Mukhtar Mai ha sfidato il sistema giuridico e ha denunciato i suoi aggressori. La sua lotta per la giustizia ha attirato l’attenzione a livello internazionale, dimostrando che le donne sono fondamentali per provare a cambiare il mondo. Tutto ciò è inaccettabile ed è una forma di brutalità unica nel mondo animale, eppure noi ci riteniamo superiori. Dal punto di vista scientifico l’essere umano è considerato animale, anche se spesso tendiamo a dimenticarlo, poiché siamo convinti di essere superiori da un punto di vista sociale, etico e sulla sfera emotiva, ritenendoci addirittura capaci di provare empatia. Quando, però, tutto questo cade, non c’è più nulla che ci differenzi da animali come leoni o tigri. Quando un uomo abusa una donna, facendola soffrire, commettendo atti brutali e spietati contro di lei, cosa lo differenzia da un animale? Niente. O forse sì, una discrepanza c’è. I leoni o le tigri, quando si comportano in modo violento, aggressivo, usando la forza per uccidere un’ altra creatura, seguono un istinto naturale e lo fanno per un motivo preciso: quello di sopravvivere. L’uomo per quale motivo lo fa? Solo per desiderio? Per manifestare la sua forza? L’uomo, come racconta la storia, può essere spesso anche un animale superiore, ma nella maggior parte dei casi è, semplicemente, l’animale più cattivo, egoista e spietato che sia mai esistito. Ci terrei inoltre a dire che anche il genere maschile deve impegnarsi di più in questa lotta. Infatti, spesso, gli uomini non sembrano ancora del tutto convinti della parità di genere e della necessità di combattere contro queste violenze. È bello dunque a citare una frase della canzone “Se Rinasco” del cantante Bresh, che fa riflettere sulle situazioni spiacevoli che ancora oggi la donna vive. Il cantante, anche con parole forti esclama: “Ma se rinasco donna qualcosa non mi torna. Chi fa l’amore con me è un casanova, mentre io sono una poco di buono. E diventerò mamma per capirne l’importanza. Se ogni uomo che fa strada era un moccioso nella pancia”. Dunque, questa frase, anche se molto semplice, può essere considerata come un piccolo tentativo di far riflettere e combattere contro le inaccettabili ingiustizie che la donna subisce. Se tutti gli uomini iniziassero a dire o a fare anche semplicissimi e piccoli gesti in favore della figura femminile, secondo me, si arriverebbe prima ad una diminuzione importante di violenza contro queste ultime. Vorrei concludere con le parole della scrittrice e attivista Maya Angelou che, riflettendo sulla forza interiore delle donne, ha detto: “Ho imparato che la gente dimenticherà cosa hai detto, dimenticherà cosa hai fatto, ma non dimenticherà mai come li hai fatti sentire“. Questa citazione è particolarmente pertinente quando si considera il coraggio delle donne che affrontano la violenza, poiché spesso il loro impatto è più profondo di quanto si possa misurare con parole.