![Trittico Il giardino delle delizie di Hieronymus Bosch - Museo Nacional del Prado Madrid](https://www.diaritoscani.it/wp-content/uploads/2023/08/El_jardin_de_las_Delicias_de_El_Bosco-1024x546.jpg)
Settimana di vacanza in Spagna, visitiamo la capitale Madrid. Dopo aver digerito la paella della prima sera ed essersi ripresi da una sangria fatta con i lamponi e i mirtilli – meno sperimentazione amico spagnolo – iniziamo a visitare questa città meravigliosa. Usciamo presto al mattino, perché nelle ore centrali la temperatura è quella della fusione nucleare. Visitiamo il Prado con i suoi magnifici capolavori: Velasquez, Goya, Rubens, Tintoretto e il mio preferito, Hieronymus Bosch che qui chiamano El Bosco.
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Forse in spagnolo il termine Bosh è un insulto. Credo che dire a uno spagnolo: Sei una testa di Bosch, equivalga a dichiarargli guerra. Visitiamo il Palazzo Reale: le stanze sono leggermente opulente, ricordano la camera da letto di Cristiano Malgioglio. Attigua al Palazzo Reale, c’è la Cattedrale e una mostra dedicata a Joaquin Sorolla. È un’esperienza magnifica. Si parte dalle sue opere riprodotte su grandi schermi in animazione 3D, poi ci sono i suoi quadri con quella luce unica che hanno le sue opere. Infine una ragazza ci calca sulla testa il casco della realtà virtuale e inizia un viaggio nei capolavori di Sorolla, anche se talvolta ci crea dei piccoli scompensi cardiaci.
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Il museo Reyna Sofia ci offre il piacere di ammirare La Guernica di Picasso e i suoi demoni. Poi c’è la Ragazza alla finestra di Salvador Dalì. Ci sono opere contemporanee e devo ammettere che di qualcuno avrei anche fatto a meno, come di un concerto di Pupo. Il museo è un percorso nel periodo franchista, con giornali e manifesti d’epoca che evidenziano una ferita ancora aperta nel cuore degli spagnoli. Visitiamo Toledo e la sua Alcazar: fa caldo e la nostra guida sembra sotto effetto di allucinogeni. Camminiamo molto, ci godiamo Madrid a piedi per conoscerla meglio, in ogni suo piccolo particolare. Dopo aver visitato tanti musei, arriva quello che non ti aspetti: il Museo de Jamon, in pratica il prosciutto in tutte le sue declinazioni. Ora pretendo che si dedichi una retrospettiva alla carbonara, mi sembra il minimo.
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Troviamo un locale in cui la sangria è una religione e viene fatta in modo tradizionale. Ne approfittiamo, tanto ci siamo portati il Gaviscon. I giorni passano veloci e arriva quello del ritorno. Arriviamo in aeroporto alle 18, abbiamo il volo alle 21,30. Quando non viene indicato il gate, veniamo colti da un leggerissimo sospetto, infatti partiamo che è quasi mezzanotte. Per farsi perdonare, ci regalano la boiserie del settecento che volevano venderci all’andata. Il tempo di scaricare l’ingombrante mobile e la navetta ci riporta alla nostra auto, è ormai l’alba di un nuovo giorno.
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