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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

L’arte di Rachel Feinstein a Firenze

DiSilvia Meacci

Ago 21, 2023

Fino al 13 settembre, in tre luoghi iconici di Firenze,  Museo Stefano Bardini, Palazzo Medici Riccardi e Museo Marino Marini, è possibile ammirare le opere d’arte contemporanea di Rachel Feinstein che traggono ispirazione dalle tradizioni classica, gotica e rinascimentale. È un’artista statunitense che si esprime attraverso la pittura e la scultura e che abilmente fa dialogare il passato e il presente in un’ottica di futuro. “Rapportandosi con il Rinascimento, riesce a trovare delle suggestioni nuove, inedite, senza timore reverenziale”, ha affermato Sergio Risaliti, direttore del Museo del Novecento e curatore della mostra, “con amore, comprensione e lettura delle opere del passato”.

Alcune creazioni della Feinstein rimandano anche ai cartoon, alle favole e duettano delicatamente con secoli di storia. Al Museo Bardini, la collezione “Angels”, sculture policrome che l’artista ha creato raffigurando donne moderne, bambole sexy, quasi figurine grottesche sgradevoli, ispirate alla casa di lingerie Victoria’s Secret, sono posizionate su due tavoli lignei. Con i loro colori sgargianti sfidano gli sguardi severi e pensosi di una serie di ritratti antichi posti sulla parete opposta. L’effetto è stridente e deflagrante: kitsch versus sacro. Eros versus devozione.

In altre sale le opere dell’artista americana hanno piuttosto un carattere religioso, Madonne, immagini di Cristo, tormentati, con occhi cavi su superfici specchiate. Appaiono come bassorilievi che si accostano alle Madonne fiamminghe o donatelliane della collezione Bardini che Rachel Feinstein aveva ammirato di persona nel 2016. Affascinata dalla varietà di stili e epoche dei pezzi esposti, lascito testamentario dell’antiquario Stefano Bardini, era stata soprattutto colpita dalla  “Madonna dei cordai”. Questa opera, attribuita a Donatello, il migliore scultore al mondo secondo la Feinstein, rappresenta la Madonna dell’Umiltà, inginocchiata a terra e circondata da cinque putti ( alcuni non più visibili ) che giocano con le corde. Un’opera polimaterica in legno, cocciopesto, stucco e sfondo a mosaico con tessere di cuoio, ricoperte di vetro e con applicazioni di funi. È l’usura stessa del bassorilievo, di cui diverse parti sono andate perdute, ad aver intrigato l’artista: “The cool thing about Madonna of the Rope Makes is that it’s decayed and it’s disintegrated and so you see the way he made it. That’s its beautiful aspect. I love that there are those little tiles behind it; then you see leather, wood. You have to see this work in person, because it’s very hard to photograph: you can’t really photograph sculpture well. Sculpture is about feeling it in your body” 

(“La cosa bella della “Madonna dei cordai”Makes è che è in cattive condizioni e si è quasi disintegrato e quindi vedi il modo in cui l’ha fatto. Questo è il suo bell’aspetto. Mi piace che ci siano quelle piccole “tessere” dietro; così vedi la pelle, il legno. Devi vedere questo lavoro di persona, perché è molto difficile da fotografare: non puoi davvero fotografare bene la scultura. La scultura la si deve sentire nel corpo”).

Nelle sale di Palazzo Medici Riccardi, prima dimora dei Medici, si potranno ammirare una serie di dipinti, in continuo dialogo con gli ambienti rinascimentali, mentre nel giardino sono state poste alcune sculture in maiolica che suggeriscono ambientazioni rococò come per alludere ai fasti, al bel conversare, ai balli nella antica dimora.

Nella cripta del Museo Marino Marini, invece, vengono presentate delle sculture che mostrano l’abilità dell’artista americana a sperimentare con la materia e a interloquire con le opere del maestro toscano.

Di Silvia Meacci

Foto di Silvia Meacci