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Diari Toscani

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Carlo Sforza: la diplomazia al servizio della politica

DiPierluigi Califano

Giu 10, 2023

Discendente della famiglia dei duchi di Milano, Carlo Sforza nacque a Montignoso,  in provincia di Massa,  il 23 settembre del 1872. Crebbe e studiò nel luogo natìo per laurearsi in giurisprudenza all’Università di Pisa. Sforza intraprese la carriera diplomatica e fu inviato al Cairo come applicato consolare, poi a Parigi dove rimase fino al 1901 nelle vesti di addetto di legazione. Nel 1901, venne nominato segretario consolare a Costantinopoli. Nel 1904, si trasferì a Pechino con lo stesso incarico. L’esperienza più formativa fu quella ad Algeciras in Spagna, nella quale comprese le contraddizioni della politica austro-tedesca nei confronti dell’Italia. Carlo Sforza divenne primo segretario di legazione a Madrid e poi nel 1908 a Costantinopoli. Nella capitale ottomana assistette alla sollevazione degli ufficiali nazionalisti, i Giovani Turchi. Dopo una breve esperienza a Londra, Carlo Sforza arrivò a Roma e divenne Capo di Gabinetto dei ministri Guicciardini e San Giuliano.  Nel 1910 venne inviato a Budapest e l’anno successivo a Vienna dove sposò la contessa Valentina Errembault de Dudzeele. Tra il 1911 e 1915 Carlo Sforza si trovava in Cina dove nacque Fiammetta la sua prima figlia. In quel periodo assistette alla fine dell’impero cinese e la nascita della Repubblica di Cina guidata da Sun Yat-sen. Lo scoppio della prima guerra mondiale rivoluzionò i già precari equilibri geopolitici. Carlo Sforza fu interventista per il motivo che riteneva ineluttabile la dissoluzione dell’Impero austro-ungarico. Nel 1916 Carlo Sforza fu designato Ministro plenipotenziario presso il governo serbo. A causa dell’invasione austriaca si rifugiò a Corfù dove nacque suo figlio Galeazzo. Dopo la guerra tornò a Costantinopoli e ivi prese contatti con Mustafà Kemal che sarebbe divenuto Presidente della repubblica turca. Si trovò a fronteggiare l’occupazione di Smirne da parte della Grecia, come aveva sancito la Conferenza di Parigi. Tentò una mediazione che fallì e ne seguì un conflitto vinto dalla Turchia con migliaia di morti. Nel 1919 l’esperienza di Carlo Sforza fu messa al servizio della politica. Fu nominato dal primo ministro Francesco Saverio Nitti, sottosegretario agli Affari Esteri. Era il periodo delicato della spartizione dei confini italo-austriaci e Sforza si dimostrò abile e capace. Lo fu a tal punto che Giovanni Giolitti che era succeduto a Nitti, lo nominò Ministro degli esteri, Carlo Sforza era ormai in pianta stabile a Roma. Ebbe modo di partecipare al trattato di Rapallo del 1920, nel quale l’Italia e il Regno dei Serbi stabilirono i confini dei rispettivi Stati e la relativa sovranità. L’avvento del fascismo vide Carlo Sforza nelle vesti di fiero oppositore. Si dimise dal suo incarico di Ministro e il 3 gennaio del 1925 fu uno dei tre senatori che denunciarono le responsabilità di Mussolini nell’omicidio di Giacomo Matteotti. Nel 1927 fu costretto all’esilio in Cina a causa della repressione del regime fascista. Carlo Sforza tentò di convincere Vittorio Emanuele III ad evitare l’ingresso nel conflitto bellico che avrebbe condotto il paese alla devastazione, l’arte della diplomazia non ebbe effetto sul Re e le conseguenze furono drammatiche. Il Conte Carlo Sforza emigrò negli Stati Uniti e in quel periodo elaborò una linea politica atta a candidarsi a capo di un movimento antifascista. Durante la conferenza di Montevideo che si tenne nel mese di agosto del 1942, Carlo Sforza dettò le linee del movimento, una collocazione laica e non marxista. Rientrò in Italia e divenne Ministro degli Esteri sotto il Governo Badoglio nel 1943. Gestì la transizione tra la monarchia e la repubblica usando le sue doti diplomatiche e per tale motivo venne eletto presidente della Consulta Nazionale nel 1945 e partecipò all’ Assemblea Costituente nel 1946. Propose che la provincia di Massa Carrara facesse parte di una nuova regione definita: Emilia Lunense e che comprendesse anche Modena, Reggio Emilia, Parma e La Spezia. Nel 1947, dopo il rientro del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi dal viaggio negli Stati Uniti, dove era andato  per richiedere il prestito atto alla ricostruzione, Carlo Sforza venne nominato Ministro degli affari esteri. Partecipò al Trattato di Parigi, in cui si stabilirono le condizioni della pace e le relative spartizioni di territori. Nel maggio del 1947 Carlo Sforza fu confermato Ministro degli affari esteri e fu protagonista di un momento storico, l’attuazione del Piano Marshall. Si trattava di un piano di aiuti economici per l’Europa, si potrebbe anche leggere un investimento per avere i posti in prima fila da parte degli americani. Nel 1948 ci furono le elezioni e le dimissioni del Presidente della Repubblica Enrico De Nicola. Carlo Sforza fu proposto come Presidente ma non ebbe l’appoggio del Partito comunista a causa delle sue idee laiche ma non marxiste. Togliatti lo considerava un servile marine americano e Carlo Sforza tornò nel suo ruolo di Ministro degli Affari Esteri. Erano gli anni di decidere da quale parte stare e Carlo Sforza partecipò al Trattato di Bruxelles e quello della NATO nel quale si decise sul riarmo della Germania trovando l’ostilità della Francia e della Gran Bretagna. Nel 1950 venne nuovamente confermato nel suo ruolo e fu l’artefice del Trattato CECA, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio. In quel periodo iniziò ad avvertire i sintomi della malattia che spense la sua vita il 4 settembre del 1952 a Roma, nel ruolo di Ministro degli Esteri. il Conte Carlo Sforza è stato un diplomatico prestato alla politica ed ha svolto il suo ruolo di mediatore brillantemente. Mai come oggi servirebbero diplomatici per frenare guerre idiote nelle quali ci si affanna a fornire armi invece di mediare e far smettere l’orrore di un conflitto.