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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Filippino Lippi: il primo impressionista

DiPierluigi Califano

Mag 26, 2023

C’era una volta il figlio di un frate e di una suora. Sembra una frase tratta dal Decameron di Boccaccio. Eppure Filippino Lippi nacque a Prato nel 1457 da Filippo Lippi un frate carmelitano, anche lui pittore, che mentre stava affrescando il Duomo conobbe la monaca Lucrezia Buti. Filippino vide la luce da un’unione fuori dal matrimonio e da due ecclesiastici, più rock di così non si potrebbe. Su intercessione di Cosimo de’Medici presso il papa Pio II, lo scandalo fu circoscritto, Filippo e Lucrezia andarono a convivere in piazza del Duomo a Prato. Filippino ebbe modo di frequentare da subito gli artisti che lavoravano con suo padre, come Sandro Botticelli che era più grande di dodici anni. Nel 1467, Filippo Lippi fu chiamato a lavorare a Spoleto dove morì nel 1469, lasciando Filippino appena dodicenne nelle mani e la bottega di Fra’ Diamante. Sandro Botticelli accolse nella sua bottega Filippino Lippi nel 1472 e lo iscrisse alla Compagnia di San Luca e il giovane artista dipinse l’Annunciazione. L’influenza botticelliana fu evidente nelle prime opere di Filippino. Lo furono al punto tale, che qualcuno le attribuì allo stesso Botticelli o ad un fantomatico, amico di Sandro. Vasari nella sua opera Vite, attribuì a Filippino l’idea di abbellire le figure femminili con abiti in seta colorati e morbidi. Nel 1481 Filippino Lippi seguì Botticelli a Roma dove l’artista era impegnato con gli affreschi della cappella Sistina. Tutto il lavoro di Botticelli fu coadiuvato da Filippino Lippi che affinò la sua arte già molto sopraffina. Sono del 1482 le opere: l’Annunciazione per San Gimignano e la Pala Magrini per San Ponziano a Lucca. Alla fine di quell’anno Filippino Lippi venne nominato nella commissione per affrescare una parete a Palazzo Vecchio, l’opera non fu eseguita ma testimoniò che Filippino Lippi era ormai nel gotha della pittura. Nel 1483 Filippino Lippi partecipò ad una commissione di Lorenzo il Magnifico. Per decorare la villa di Spedaletto, presso Volterra, furono chiamati: Pietro Perugino, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio e appunto Filippino. Nel 1485 Filippino completò le Storie di San Pietro di Masaccio e divenne il suo erede spirituale. Leonardo da Vinci influenzò Filippino Lippi per la Pala degli Otto di Palazzo Vecchio a Firenze. Nel 1486 l’artista portò a termine l’Apparizione della Vergine a San Bernardo per il convento delle Campora a Porta Romana. Nel 1487 gli venne commissionata una decorazione per la cappella di famiglia da Filippo Strozzi. Tuttavia Filippino Lippi partì per Roma, era stato incaricato dal cardinale Oliviero Carafa, su intercessione di Lorenzo de’ Medici, di affrescare la cappella di famiglia in Santa Maria sopra Minerva. Durante il viaggio si fermò a Spoleto per richiedere le spoglie di suo padre e dargli sepoltura nel Duomo di Firenze. L’opera si caratterizza con un ritorno all’antico, al classico, il periodo aureo delle scoperte archeologiche. Tuttavia Filippino Lippi interpretò a suo modo il classicismo ed inserì elementi distonici che lasciarono e lasciano stupito che ammira il capolavoro di Lippi. Nel 1491 tornò a Firenze e riprese il lavoro per Filippo Strozzi, in quel periodo si occupò dei lavori per la facciata del Duomo di Firenze, dove aveva trovato riposo suo padre. Le opere di quel periodo tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500, risentirono della Firenze dominata da Gerolamo Savonarola. L’Apparizione di Cristo alla Madonna definì lo scontro feroce tra Cristianesimo e paganesimo, la guerra che Savonarola fece contro chi non seguiva i dettami del cristianesimo. Filippino Lippi delineò nell’opera San Filippo scaccia il mostro dal tempio, quel periodo oscurantista della Firenze rinascimentale. Nel 1496 Filippino Lippi dipinse l’Adorazione dei Magi per la chiesa di San Donato a Scopeto. Era un’opera lasciata incompiuta da Leonardo da Vinci e conteneva il ritratto di Lorenzo di Pier Francesco de’ Medici. Oggi l’Adorazione dei Magi si trova agli Uffizi. Filippino Lippi subì, come tutti i fiorentini, l’ascesa e la caduta di Gerolamo Savonarola e gli scontri tra concittadini schierati da una e dall’altra parte. Lui rimase sempre neutrale lavorando per le due sponde opposte senza prendere una posizione definita. Nel 1498 Filippino Lippi dipinse il Tabernacolo del Canto del Mercatale per la famiglia dei Tieri di Prato. L’opera fu gravemente danneggiata da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale e fortunatamente è stato recuperato e oggi si può ammirare nel Museo Civico di Prato. La città di Bologna gli commissionò nel 1501, il Matrimonio mistico di Santa Caterina di Alessandria. Mentre il comune di Prato nel 1503 chiese a Filippino Lippi una Madonna col Bambino e santi per il la sala dell’Udienza dei Priori. Nello stesso anno dipinse una pala per san Teodoro a Genova. Poco prima di morire consigliò alla commissione riunita per la collocazione del David di Michelangelo di porla davanti a Palazzo Vecchio in piazza della Signoria. Filippino Lippi morì nell’aprile del 1504 e oggi riposa nella chiesa di San Michele Visdomini. Suo figlio Giovanfrancesco, che nacque nel 1501, fu uno stimato orafo e i suoi allievi lasciarono un segno nell’arte orafa fiorentina. Filippino Lippi, il figlio di un frate e una suora, ha lasciato un segno indelebile nell’arte rinascimentale e confermato che la genetica ha sempre ragione.