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Diari Toscani

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Rosy Bindi: la professoressa della politica

DiPierluigi Califano

Apr 29, 2023

Rosaria Bindi, detta Rosy, forse neppure pensava ad un impegno politico in prima persona, prima del febbraio del 1980. Rosy Bindi è nata a Sinalunga, in provincia di Siena, il 12 febbraio del 1951. Dopo essersi laureata in scienze politiche alla LUISS ed aver frequentato la facoltà di sociologia a Trento, divenne ricercatrice alla Sapienza di Roma. Vittorio Bachelet la volle come assistente e il 12 febbraio del 1980, nel giorno del compleanno della Bindi, le Brigate Rosse uccisero il professor Bachelet. L’accadimento segnò profondamente Rosy Bindi, che decise di impegnarsi attivamente nell’Azione Cattolica, della quale fu vicepresidente dal 1984 al 1989. L’occasione per entrare nei meccanismi della politica attiva, arrivò nel 1989. Rosy Bindi si candidò nelle file della Democrazia Cristiana alle elezioni europee. Venne eletta e ricoprì il ruolo di presidente della commissione Petizioni e Diritti dei cittadini. Si dimostrò valida nel suo ruolo, la sua laurea e gli insegnamenti di Vittorio Bachelet le furono utili per affrontare tematiche importanti per quell’Europa, che era, e rimane, un’entità ancora abbastanza astratta. Lo tsunami che travolse la politica e la prima Repubblica, cancellò la Democrazia Cristiana e Rosy Bindi cercò casa nel Partito Popolare Italiano, che, in linea teorica, avrebbe dovuto sintetizzare il compromesso storico tentato da Enrico Berlinguer e Aldo Moro fino alla tragica scomparsa di quest’ ultimo. Il leader della coalizione denominata Ulivo era Romano Prodi. Nel 1996 ci furono nuove elezioni politiche. Dopo il primo governo guidato da Silvio Berlusconi, caduto nel 1995 e quello transitorio di Lamberto Dini, il paese necessitava di un nuovo esecutivo per rispondere alle esigenze della comunità europea, che divenivano sempre più pressanti. Romano Prodi alla guida dell’Ulivo vinse le elezioni. Rosy Bindi venne eletta e fu nominata ministro della sanità. La sua esperienza per la collettività si espresse nella riforma che diede ai territori più autonomia sanitaria con la creazione dei Distretti. Durante il suo mandato vennero chiusi in modo definitivo gli ospedali psichiatrici. Rimase in carica con l’avvicendamento dei governi guidati da Massimo D’Alema e Giuliano Amato, fino al 2001, quando le nuove elezioni  furono vinte dalla coalizione guidata da Silvio Berlusconi. Rosy Bindi venne eletta nelle fila della Margherita, il nuovo partito nato dalla scissione dell’Ulivo con i Democratici di sinistra, che rappresentavano l’anima del Partito comunista evaporato dopo la caduta del muro di Berlino. Nel 2006 venne nuovamente eletta e fu nominata ministro per le politiche della famiglia. Come cattolica promosse i DICO, i diritti e doveri delle convenienze, ricevendo critiche dal mondo ecclesiale. La nascita del Partito Democratico la vide protagonista. Con quel nuovo soggetto politico, che avrebbe raccolto le varie anime riformiste provenienti dalla sinistra e dal centro politico, viene eletta alle elezioni del 2008 e ottiene la carica di vicepresidente della Camera dei Deputati. Rosy Bindi sostenne nel 2009 Pier Luigi Bersani alle primarie del Partito Democratico, nelle quali lui  divenne segretario e lei venne eletta presidente. I veleni della politica coinvolsero Rosy Bindi nel 2012. Luigi Lusi, all’epoca tesoriere della Margherita, il partito del quale faceva parte la Bindi, venne accusato di aver sottratto fondi in modo illegale e Lusi tirò in ballo la stessa Bindi, Enrico Letta e Giuseppe Fioroni, dirigenti della Margherita. Rosy Bindi venne scagionata dalle accuse e dopo aver vinto le primarie del Partito Democratico, venne eletta alle politiche del 2013. Dopo la bocciatura di Prodi al Quirinale, Rosy Bindi fu eletta alla Commissione parlamentare antimafia. Durante quel periodo denunciò più volte le collusioni tra le mafie e gli enti locali, bacino di voti per i vari partiti politici. Fece anche avviare delle inchieste di Mafia capitale con il commissariamento di vari consigli comunali. Il carattere della Bindi e il desiderio di andare in fondo alle questioni, ebbero conseguenze di specie legale. I politici, che videro bussare alle porte dei comuni la guardia di Finanza, non la presero bene e, in qualche modo, vollero vendicarsi, gettando fango su Rosy Bindi, che in ogni caso ne uscì indenne. Amareggiata dalla situazione politica e dalla classe dirigente scadente, decise di non ricandidarsi alle elezioni politiche del 2018, quelle della grande affermazione del Movimento cinque stelle, che ha cantato una sola estate. Oggi è docente alla Pontificia Università Antonianum. È tornata al punto di partenza, quando era un’assistente e dovette assistere alla morte di Vittorio Bachelet per mano di quel terrorismo, di cui ancora oggi se ne studia la matrice. Continua a collaborare come eminenza grigia con i dirigenti del Partito Democratico, perché dalla malattia della politica non si guarisce mai.